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Marisa Merz a Lugano: geometrie sconnesse palpiti geometrici

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Marisa Merz a Lugano: geometrie sconnesse palpiti geometrici

di Daniela Bozzani

A Marisa Merz, una tra le più significative protagoniste della scena artistica italiana dagli anni Sessanta e recentemente scomparsa, è dedicata una mostra importante nello spazio espositivo de la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati di Lugano. Lo spazio freddo e industriale incornicia perfettamente le opere più iconiche dell’unica esponente femminile del gruppo dell’Arte Povera. 45 lavori che ripercorrono l’intero orizzonte creativo di Marisa Merz: dal disegno su diversi supporti alla scultura in argilla cruda, dalle tessiture di filo di rame e di nylon agli oggetti trasformati in cera.

Cinquant’anni di ricerca in mostra

L’esposizione di Marisa Merz a Lugano si apre con alcuni capisaldi della produzione di Marisa Merz. Opere come le Scarpette documentano gli esiti più alti dell’indagine sul filo di rame, mezzo espressivo che le permette di esplorare i confini tra disegno e scultura. La grande installazione in fili di rame lavorati a maglia, realizzata nel 1979 e mai più esposta, introduce nel linguaggio della scultura, tecniche e manufatti artigianali tradizionali o appannaggio del lavoro femminile. Attribuire piena dignità artistica a procedure e materiali del quotidiano, la allontana dalla poetica delle strutture razionali e autoreferenziali del minimalismo e dal gruppo dell’Arte Povera, rispetto al quale mostra una sensibilità eccentrica.

La ricerca sul volto e la figura

Negli anni Ottanta, le diverse voci in cui da sempre si traduce la sua creatività troveranno nelle raffinatissime carte, nelle testine grevi e impalpabili e nelle pale d’altare polimateriche, la sintesi perfetta in una compiuta maturità. La mostra di Marisa Merz a Lugano prosegue quindi, con un’ampia selezione di lavori, alcuni inediti, che comprendono disegni e tecniche miste su differenti supporti, unitamente ad un raffinato gruppo delle sue celebri testine in creta. Tutte opere che dagli anni Ottanta tracciano il percorso più recente di Marisa Merz, mettendo in luce una tematica ricorrente nella sua produzione, l’indagine sul volto o sulla figura, individuata come punto di riferimento nel percorso espositivo.

Il progetto espositivo curato da Beatrice Merz

La figlia Beatrice Merz, nell’introduzione in catalogo, afferma: “Il percorso della mostra è disegnato per permettere alle singole opere di intrattenere un dialogo serrato tra loro creando, così, un campo di forza scandito da una successione di volti sconosciuti e trasfigurati, ma profondamente reali”; volti o figure che “sono eseguiti attraverso la sovrapposizione di segni e materie, in un ritmo quasi ossessivo”. Il titolo sibillino della mostra Geometrie sconnesse palpiti geometrici, frase autografa dell’artista, appuntata su una parete della sua casa-studio, accompagna nell’universo segreto di Marisa Merz per restituirne la complessità lirica e rigorosa al tempo stesso.

La Collezione Giancarlo e Danna Olgiati

Il progetto espositivo si colloca nell’ambito di una serie di iniziative dedicate ad artisti presenti nella Collezione e si avvale di prestiti provenienti da importanti collezioni pubbliche e private – in gran parte svizzere – oltre che dalla collezione personale dell’artista. Contestualmente all’esposizione temporanea, la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, che fa parte del MASI, propone una selezione inedita di opere provenienti dalla raccolta e che comprende artisti internazionali fra i più rilevanti delle avanguardie del XX e XXI secolo. Fulcro dell’allestimento è un’intera sala dedicata ai principali esponenti dell’Arte Povera, nell’intento di sottolineare l’importanza del contesto culturale in cui Marisa Merz si trovò ad operare agli esordi della sua carriera artistica.

Opere e artisti importanti tra Arte Povera e Futurismo

Di recente acquisizione, Suicidio (1964) di Mario Schifano è affiancato a lavori di Tano Festa e Franco Angeli con cui aveva dato vita alla Scuola di Piazza del Popolo, esperienza che li porterà a diventare gli esponenti di maggiore spicco della pop art italiana. La grande tela di Emilio Vedova, situata tra le più recenti opere di Günther Förg e Harold Ancart, mette in relazione fra loro le avanguardie italiane e le ricerche internazionali contemporanee. Nella stessa sezione due coloratissime sculture dello svizzero Ugo Rondinone sono poste a confronto con una grande fotografia astratta di Wolfgang Tillmans, unitamente ad opere di R.H. Quaytman, Piero Dorazio e Roberto Cuoghi. Le indagini sul monocromo e i pigmenti di Yves Klein e Anish Kapoor sono messe in relazione con le ricerche pittoriche dell’americano Christopher Wool. L’ultima sezione si concentra sul dialogo tra due figure cardine del Novecento italiano: Jannis Kounellis, con due opere fortemente legate alle avanguardie storiche, e Alberto Burri, del quale viene presentato per la prima volta un Cretto del 1972. Completa l’allestimento una sala dedicata al Futurismo, dove accanto ai dipinti dei maestri Balla, Depero, Prampolini e Magnelli, è collocata una tra le più ricche collezioni di libri e documenti legati a questo movimento.

Info

Titolo: Geometrie sconnesse palpiti geometrici. Marisa Merz.

Dove: Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, Lungolago Riva Caccia 1, Lugano.

Quando: dal 22 settembre al 12 gennaio 2020.

Orari: dal venerdì alla domenica dalle 11 alle 18.

Biglietti: ingresso gratuito.

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