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Escher, a Roma la mostra dell’artista olandese che amava l’Italia

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Escher, a Roma la mostra dell’artista olandese che amava l’Italia

di Francesca Spanò |@francynefertiti

Una mostra, la più grande mai realizzata sulla vita e le opere, per raccontare il mondo di Escher e la sua capacità di trasformare i sogni visionari in arte e bellezza. Non a caso, l’artista olandese è tra i più amati in tutto il mondo e l’esposizione temporanea, ospitata a Roma a Palazzo Bonaparte dallo scorso 31 ottobre e fino al prossimo 1° aprile, è già un successo di pubblico. Tra le xilografie, xilografie di testa, litografie, linoleografie e mezzetinte, non c’è solo il suo genio ma un’immensa passione per l’armonia e un entusiasmo per la vita, raccontate attraverso le (sue) immagini. Il suo amore per l’Italia ne è un esempio perfetto e in città vengono esposti i suoi capolavori dedicati alla Città Eterna (ma anche alla Sicilia) a cento anni esatti dalla sua prima visita. Nel 1923 si trasferì proprio da queste parti e oggi è tempo di rendergli omaggio rendendo fruibile tutto il meglio della sua produzione.

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Novità e curiosità

Nato in un’epoca in cui i computer non esistevano e neppure i social, Maurits Cornelis Escher ha dedicato la sua esistenza a regalare meraviglia agli occhi di chi nei secoli ne ha osservato il genio. Oggi sono in esposizione oltre 300 opere, tra nuove scoperte e progetti noti. Il suo più grande talento era ed è quello di trasportare la mente di chi lo scopre in un universo impossibile quanto affascinante dove vengono sfidate le leggi della fisica, della matematica e anche del design. Non stupisce, infatti, che persino il brand di Ikea, abbia tratto da lui ispirazione per alcuni dei suoi iconici progetti. La varietà di temi che Escher ha affrontato, lo hanno reso popolare (anche se in tempi relativamente recenti) anche a chi pur non essendo esperto di arte, resta incuriosito dalla sua visione delle cose. Nato in un’epoca in cui i computer non esistevano e neppure i social, Maurits Cornelis Escher ha dedicato la sua esistenza a regalare meraviglia agli occhi di chi nei secoli ne ha osservato il genio. Oggi sono in esposizione oltre 300 opere, tra nuove scoperte e progetti noti. Il suo più grande talento era ed è quello di trasportare la mente di chi lo scopre in un universo impossibile quanto affascinante dove vengono sfidate le leggi della fisica, della matematica e anche del design. Non stupisce, infatti, che persino il brand di Ikea, abbia tratto da lui ispirazione per alcuni dei suoi iconici progetti. La varietà di temi che Escher ha affrontato, lo hanno reso popolare (anche se in tempi relativamente recenti) anche a chi pur non essendo esperto di arte, resta incuriosito dalla sua visione delle cose. Nato in un’epoca in cui i computer non esistevano e neppure i social, Maurits Cornelis Escher ha dedicato la sua esistenza a regalare meraviglia agli occhi di chi nei secoli ne ha osservato il genio. Oggi sono in esposizione oltre 300 opere, tra nuove scoperte e progetti noti. Il suo più grande talento era ed è quello di trasportare la mente di chi lo scopre in un universo impossibile quanto affascinante dove vengono sfidate le leggi della fisica, della matematica e anche del design. Non stupisce, infatti, che persino il brand di Ikea, abbia tratto da lui ispirazione per alcuni dei suoi iconici progetti. La varietà di temi che Escher ha affrontato, lo hanno reso popolare (anche se in tempi relativamente recenti) anche a chi pur non essendo esperto di arte, resta incuriosito dalla sua visione delle cose.

Escher a Palazzo Bonaparte

La mostra a Roma propone anche diverse opere inedite mai viste prima, ma non mancano la famosissima Sfera Riflettente, Metamorfosi II e tante altre opere, senza dimenticare la parte immersiva dell’evento. Diverse sono le sezioni, infatti, dove ci si può divertire tra illusioni ottiche ed effetti che stimolano la mente e permettono di entrare nel suo mondo, staccando la spina dal mondo esterno. Di Escher c’è poi una ricostruzione dello studio che aveva a Baarn in Olanda con diversi strumenti originali, a cominciare dall’inseparabile cavalletto portatile che non lasciava mai nemmeno in Italia. Nel nostro Paese giunse nel 1921 e visitò la Toscana, l’Umbria e la Liguria prima di scegliere di vivere 12 anni a Roma in via Poerio 122, a Monteverde vecchio. In questo periodo si dedicò alla riproduzione di paesaggi e architetture, prediligendo la luce notturna e una visione più intima degli oggetti. A Palazzo Bonaparte è presente la serie completa dei 12 “notturni romani” del 1934 tra cui: “Colonnato di San Pietro”, “San Nicola in Carcere”, “Piccole chiese, Piazza Venezia”, “Santa Francesca Romana”, “Il dioscuro Polluce” – insieme ad altre opere che rappresentano i fasti dell’antica Urbe come Roma (e il Grifone dei Borghese) del 1927, San Michele dei Frisoni, Roma (1932) e Tra San Pietro e la Cappella Sistina (1936). L’esposizione vanta il patrocinio della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi, è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la M. C. Escher Foundation e Maurits ed è curata da Federico Giudiceandrea – uno dei più importanti esperti di Escher al mondo – e Mark Veldhuysen, CEO della M.C. Escher Company.

Dagli inizi alla maturità

Nella prima sezione si nota un artista che studia per diventare un grafico e i suoi lavori hanno una forte influenza legata all’Art Nouveau, corrente caratterizzata da forme sinuose ed eleganti ed ornamenti decorativi ispirati a soggetti naturali. Molte sono le rappresentazioni di fiori e insetti ma, durante il viaggio in Italia, anche di monumenti e paesaggi con prospettive insolite. I paradossi prospettici sono accennati, ma ancora non nella loro massima espressione. Nella seconda sezione, dopo essere stato introdotto nell’ambiente romano lavora nelle ore serali con la luce fioca della lanterna, ma produce opere come la Mano con sfera riflettente dove riprende il suo studio italiano. Nella terza sezione, soggiorna a Granada in Spagna e questa visita è un punto di svolta per la sua carriera. Le decorazioni geometriche in stile moresco lo conquistano e inizia a creare figure geometriche, dette tasselli, ripetute all’infinito a ricreare spesso poligoni o lati curvilinei. Nella quarta sezione riprende un mondo in cui le figure danno vita a vortici di trasformazioni di forme astratte in forme animate e viceversa, mentre nella quinta punta allo spazio compositivo producendo su sfere, superfici riflettenti e solidi geometrici. Nella sesta passa alle distorsioni prospettiche e il suo lavoro comincia ad essere apprezzato e conosciuto. Nella settima, dunque, in qualità di grafico, riceve commissioni di vario genere, fino ad arrivare all’ottava sezione, dagli anni Cinquanta in poi in cui la sua popolarità andrà crescendo progressivamente. Il suo lavoro è arrivato fino ad oggi influenzando il linguaggio attuale, il processo creativo di molti artisti, pubblicitari e fumettisti e conquistando chiunque ne osservi il percorso.

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