

“Quello che sta a cuore al mio Marco Polo è scoprire le ragioni segrete che hanno portato gli uomini a vivere nelle città, ragioni che potranno valere al di là di tutte le crisi. Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d’un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, come spiegano tutti i libri di storia dell’economia, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi”.
Il 2023 segna il centenario della nascita di Italo Calvino, uno dei narratori italiani più importanti del secondo Novecento.
Pubblicato nel 1972, “Le città invisibili” è tra i suoi romanzi più celebri. La narrazione si basa sul dialogo fra Marco Polo e l’imperatore Kublai Khan che domanda all’esploratore di descrivergli le città del suo immenso impero.
L’immaginario letterario di Calvino è il punto di partenza di questa reinterpretazione artistica, un viaggio a ritroso nella memoria che si muove in uno spazio geografico mentale fatto di ricordi, dejà-vu, impressioni e immagini istantanee che appaiono e scompaiono come frammenti invisibili ma non per questo meno reali.
I fotomontaggi e le parole sono cartoline spedite dal futuro dove il dialogo visionario tra due viaggiatori, il fotografo e la giornalista, si trasforma in una meditazione distopica sulle città, il passato che ritorna presente, la globalizzazione delle diversità e le altre contraddizioni di una società contemporanea in cui oltre la metà della popolazione mondiale di otto miliardi di abitanti vive in ambienti urbani, megalopoli sempre più gigantesche dove (come già profetizzato da Calvino) è l’essenza dell’essere umano a diventare sempre più invisibile.
“Anche le città credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.”.
“Alle volte mi pare che la tua voce mi giunga da lontano, mentre sono prigioniero d’un presente vistoso e invivibile, in cui tutte le forme di convivenza umana sono giunte a un estremo del loro ciclo e non si può immaginare quali nuove forme prenderanno. E ascolto dalla tua voce le ragioni invisibili di cui le città vivevano, e per cui forse, dopo morte, rivivranno”.
C’è un momento in cui realizzi lo sfacelo dell’impero, il nostro pianeta ricoperto da città che pesano sulla Terra e sugli uomini,
e così inizi a sognare città-aquiloni come Lalage, alla quale la luna ha dato il più raro privilegio, quello di crescere in leggerezza. Ciò che fin qui abbiamo voluto mostrare, in un dialogo (im)possibile tra le immagini e le parole, ha il potere degli emblemi che, per citare Italo Calvino, “una volta visti, non si possono dimenticare né confondere”. Le nostre domande, attualizzate e (liberamente) ispirate al romanzo Le città invisibili, sono lasciate in sospeso per rivolgersi direttamente al pubblico e stimolare una riflessione, individuale e collettiva, sul futuro delle città contemporanee. Il risultato finale è un tappeto in cui, come nella calviniana Eudossia, si può finalmente contemplare la vera forma della città e ognuno può trovare, nascosta tra gli arabeschi, una risposta, il racconto della sua vita, le svolte del destino.
Marta Ghelma
«Mi chiamo Italo Calvino. Sono nato a Sanremo. Sono tanto nato a Sanremo che sono nato in America» si legge nella pubblicazione del 2012 “Sono nato in America…Interviste 1951-1985”. E in effetti, per un curioso dato anagrafico, Italo Calvino nacque il 15 ottobre del 1923 a Santiago de las Vegas, sull’isola di Cuba, dove il padre Mario insieme alla moglie Eva Mameli dirigeva la Stazione Agronomica Sperimentale. Al ritorno della famiglia in Italia lo scrittore visse a Sanremo dai due fino ai ventidue anni lasciando traccia della sua vita nella città ligure nella biografia ma ancora di più nei suoi tanti scritti, racconti e romanzi dove per sua stessa ammissione in un’intervista alla critica letteraria Maria Corti: «San Remo continua a saltar fuori nei miei libri, nei più vari scorci e prospettive, soprattutto vista dall’alto».
In occasione del centenario di Calvino, il comune di Sanremo ha installato 38 pannelli tematici che compongono un itinerario sulle orme dello scrittore. Tra le tappe delle geografie calviniane da non perdere, in città ci sono Villa Meridiana, la casa di famiglia dal 1925 e fino al 1978, quando i fratelli Italo e Floriano alla morte della madre decisero di venderla (oggi è una residenza privata), la storica pasticceria Baudino che ispirò il divertente racconto “Furto in pasticceria”, la Pigna ovvero la vecchia Sanremo protagonista del celebre romanzo “Il sentiero dei nidi di ragno” e dove, presso i giardini Regina Elena, si trova anche l’enorme ficus che ricorda da vicino le avventure di Cosimo Piovasco di Rondò a Ombrosa, il protagonista del libro cult “Il barone rampante”. E poi l’ex Liceo classico G.D. Cassini, con la targa commemorativa a lui dedicata, il Cinema Centrale da lui amato e citato nel saggio autobiografico “Autobiografia di uno spettatore”, il Lungomare Italo Calvino con la fortezza di Santa Tecla e il molo fonti d’ispirazione per pagine e pagine e la celebre panchina, sulla passeggiata Imperatrice, frequentata dal giovane scrittore e dai suoi compagni di liceo, tra i quali il futuro fondatore del quotidiano “La Repubblica” e “L’Espresso” Eugenio Scalfari.
Se la Biblioteca civica custodisce l’opera omnia di Italo, comprese alcune importanti prime edizioni, la mostra per immagini “Calvino e le sue radici” e il Fondo Mario Calvino ed Eva Mameli Calvino donato nel 1979 da Italo e Floriano, con oltre 12.000 pubblicazioni tra libri, opuscoli, riviste, foto d’epoca e documenti sull’attività scientifica collezionata dai due coniugi nei campi dell’agronomia e della botanica, appena fuori dal centro cittadino, “La strada di San Giovanni” (dall’omonimo racconto) è un percorso a piedi che sale sulle colline di Sanremo attraverso le mulattiere seguendo il tragitto del beudo (il tradizionale canale di irrigazione degli orti) fino al podere di San Giovanni, dove Mario Calvino coltivava i suoi orti.
Oggi, in questi e altri luoghi della rinomata località della Riviera dei Fiori, a cent’anni di distanza si può ancora percepire l’anima di uno degli scrittori più influenti della letteratura italiana del ‘900, una “voce” sempre attuale che resiste al tempo.
Marta Ghelma
• Una mostra fotografica di 40 immagini. Ogni immagine rappresenta una città abbinata a uno stralcio del racconto di Calvino.
• Un testo che dialogherà con le immagini sulle varie problematiche del futuro delle metropoli in contrapposizione alle vaste aree del pianeta sempre più inospitali e complicate per la vita umana, e che darà spazio alle interpretazioni del pubblico con domande lasciate volutamente senza risposta.
• Un libro catalogo di formato 20×30 cm e un cofanetto con le cartoline delle città che avranno sul retro gli stralci dei racconti di Calvino.
• Il formato delle immagini, il progetto espositivo e la realizzazione del libro catalogo saranno studiati in base agli spazi da utilizzare per la mostra, al numero di copie da stampare e al budget a disposizione per l’allestimento.
Il progetto ‘Le città invisibili, postcards from the future’ sarà inoltre in mostra a Castiglione della Pescaia, dove lo scrittore fu una presenza per diversi anni e dove è sepolto, nei mesi di giugno e luglio. Al forte di Santa Tecla a Sanremo, dove lo scrittore visse gli anni della sua giovinezza. Nei mesi di agosto e settembre nel borgo di Osnago, dove lo scrittore e drammaturgo Gian Luca Favetto porterà un progetto di teatro di comunità ispirato al testo di Calvino, nella seconda metà di maggio.
Marta Ghelma
Nata a Borgosesia il 19/08/1978. Residente a Borgosesia (VC). Giornalista e scrittrice da oltre 20 anni. È specializzata in reportage di viaggio, culturali e sociali. La laurea in Filosofia e un interesse particolare per l’esplorazione dei mondi interiori l’hanno portata spesso a viaggiare “fuori” per scoprire che cosa si nasconde “dentro” ai luoghi e alle persone. Nel corso della sua carriera ha pubblicato innumerevoli reportage giornalistici sulle principali riviste italiane ed estere. Tra le sue collaborazioni: Africa, Alpha Magazine, Bell’Europa, Bell’Italia, Brigitte, Credere, Donna Moderna, Elle, Famiglia Cristiana, Focus, Geo, Gioia, Il Messaggero, In Viaggio, Io Donna, Itinerari e Luoghi, La Repubblica, La Stampa, Marcopolo, Meridiani, Neos, Oggi, Panorama, Playboy, Radiotelevisione svizzera, Stern, The Travel News, Touring Club Italiano, Traveller, Vanity Fair, Vogue e la Scuola Holden di Torino, dove ha tenuto dei corsi di travel writing.
Bruno Zanzottera
Nato a Monza l’11/12/1957. Residente a Osnago (LC). Fotoreporter, videoreporter, giornalista. Fotografo professionista da oltre 30 anni. È specializzato in reportage sociali, culturali, etnografici e geografici. L’Africa è il suo più importante luogo d’azione, dove ha realizzato molti dei suoi lavori. Nel corso della carriera ha pubblicato innumerevoli reportage fotogiornalistici sulle principali riviste di tutto il mondo. Tra queste: National Geographic Magazine, GEO France, GEO International, GEO Italia, Airone, Itinerari e Luoghi, Le Figaro Magazine, VSD, Internazionale, D-La Repubblica, Sette, Corriere della Sera, La Stampa, Meridiani, Panorama, Panorama Travel, Focus, Focus Storia, OGGI, Rolling Stone, ELLE, Spiegel, Brigitte, Days Japan, La Vie, Pèlerin, Sunday Times. Nel 2007 ha creato l’agenzia fotografica Parallelozero con i colleghi Alessandro Gandolfi, Sergio Ramazzotti e Davide Scagliola. Principali progetti editoriali: 2011: Genti di Terre Estreme, dieci anni di viaggi per incontrare e fotografare popoli che vivono in condizioni geograficamente difficili. 2012: con il foto-giornalista Davide Scagliola, Il Muro della Vergogna e 35 anni di solitudine tra i Saharawi del Sahara Occidentale. Progetto multimediale con documentario, mostra e libro fotografico. 2014/2015: il viaggio delle perle di vetro da Venezia all’Africa. Reportage fotografico, documentario e mostra multimediale (documentario, fotografie, testi e antiche collane veneziane). 2015: Abandonation: un anno di viaggi alla ricerca dei villaggi abbandonati in Italia. 2016/2017: Mothers, con la giornalista Marta Ghelma, sulle problematiche della maternità nel mondo. 2016/2017: progetto fotografico sulle condizioni degli insegnanti delle scuole nella valle Himalayana dello Zanskar, in India. Tra il 2015 e il 2021: progetto fotografico su Hasankeyf luogo-simbolo della politica di Erdogan che calpesta una volta di più il popolo curdo. 2020: reportage su vari aspetti del COVID all’interno del progetto Covidiaries dell’agenzia Parallelozero. 2021: progetto su Dante per i 700 anni dalla sua morte. 2021/2022: ha lavorato sulla figura di Pier Paolo Pasolini per il centenario della sua nascita. Dal 2017 lavora al progetto sulla vita degli ultimi nomadi del pianeta con l’antropologa Elena Dak. Il primo lavoro è stato realizzato in India tra l’etnia Rabari; il secondo in Italia, al seguito di una famiglia di giovani pastori veneti. Nel 2022 ha iniziato il lavoro sui nomadi Kuchi in Afghanistan.
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