LO STRANO CASO DI RERIATE
Foto e testo di Cristiano Zingale
Di sicuro in pochi hanno sentito o conoscono la storia di Reriate.
Reriate è una piccolissima frazione di un paese dell’hinterland milanese, sgomberato completamente in seguito al proclama di armistizio di Badoglio dell’8 Settembre 1943.
Solo dopo qualche anno, le persone cominciarono a tornarvi nuovamente dando vita a uno dei più brillanti esempi, senza eguali, di accoglienza e conservazione del passato, di tutto ciò che era scampato ai bombardamenti.
A Reriate il tempo sembra essersi fermato a decenni fa, non esiste nessun pub, ma solo dei bar conservati accuratamente, non esiste nessun multisala, ma tante sale cinematografiche, dove la gente va ancora come una volta.
Non esistono macchine moderne sfrecciare, ma autovetture ormai d’epoca. E poi il vecchio ufficio postale, il vecchio cimitero e le vecchie architetture del dopoguerra.
Ma tutto questo non è vero! Reriate non esiste! Reriate è un semplice anagramma.
L’anagramma di una nazione che sale alla ribalta ogni qualvolta bisogna identificare la nazionalità di poveri clandestini che sbarcano sulle coste italiane o ultimamente nel confllitto etiope del Tigray.
Ma l’Eritrea non è solo questo e per coloro che non lo hanno dimenticato, ha con l’Italia un legame molto profondo.
Dal 1890 l’Eritrea è stata una delle poche colonie italiane, la capitale Asmara, soprannominata la piccola Roma d’Africa, è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Unesco nel 2017 e ogni luogo e ogni angolo sono un richiamo continuo agli anni d’oro del periodo coloniale.
Queste immagini sono di un’Africa che non ti aspetti e che sembrano stridere con quelle dei profughi che stanno abbandonando la nazione.
Sono immagini che potrebbero portare un lettore a domandarsi il perché di questa fuga di massa, non sapendo in verità che l’Eritrea è uno fra i paesi più militarizzati d’Africa, sotto sorveglianza speciale da parte dell’ONU, in cui la libertà di stampa è stata abolita e di fatto esiste per i cittadini un servizio di leva obbligatorio perenne.
Tutto questo esiste in Eritrea al giorno d’oggi, ma Reriate purtroppo no. Non esiste!
Bio
Nasce a Troina, un piccolo paese di montagna siciliano, perché, come tiene a specificare, “in Sicilia non c’è solo il mare”.
Dopo aver lavorato in Congo e in Nigeria si trasferisce a Milano dove vive tuttora.
Sebbene suo padre avesse una camera oscura, si avvicina alla fotografia solo dopo aver visto una sua foto di una cavalletta malgascia fatta con una compatta sul sito del National Geographic.
Fotografo poliedrico ha al suo attivo due calendari benefici, partecipazioni a diverse mostre collettive e una personale “Like an ant in Jerusalem” sugli scontri di Gerusalemme del 2017.
Vincitore di diversi concorsi fotografici con presidenti di giuria di spicco come Gianni Berengo Gardin (2016), Letizia Battaglia (2020), Shobha Battaglia (2022).
Ultimo fra i suoi progetti fotografici creativi del 2022 è la fanzine ʺMmmlanoʺ, un abbcedario milanese fotografando e reinterpretando le parole classiche del dialetto milanese.
Appassionato di viaggi ama ripetere “Il turista cerca quello che non trova, il viaggiatore trova quello che non cerca”.
Dal suo primo viaggio in Costa d’Avorio, fatto da ventenne lo accompagna un nome di battesimo datogli dalla
tribù dei Baulé: Kouam, con il quale è possibile trovarlo in rete.
Questa storia è una delle 50 storie finaliste del Travel Tales Award 2023.
Il TTA è un premio internazionale dedicato alla fotografia autoriale di viaggio, che ogni anno seleziona 50 storie tra cui vengono poi assegnati numerosi premi, pubblicazioni e mostre.
Trovi tutte le informazioni relative sul sito
TRAVELGLOBE Riproduzione riservata.