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L’anno di Dante: nel santuario dove San Francesco ricevette le stigmate

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L’anno di Dante: nel santuario dove San Francesco ricevette le stigmate

La sesta pillola dedicata a Dante Alighieri ci porta in provincia di Arezzo, sull’Appenino toscano, nel santuario di La Verna.

Testo e foto di Bruno Zanzottera

Nel crudo sasso intra Tevero e Arno da Cristo prese l’ultimo sigillo, che le sue membra due anni portarono. (Paradiso – Canto XI).

Questo canto del Paradiso della Divina Commedia si riferisce a San Francesco e al luogo dove il santo ricevette le stigmate. Situato a 1.128 m sul monte Penna nell’Appennino Toscano, il santuario di La Verna si trova in provincia di Arezzo, alla sommità di un’imponente falesia, circondato sugli altri lati da una foresta di faggi e abeti che ricopre l’intera montagna.

Nella primavera del 1213 Francesco d’Assisi incontrò il conte Orlando Cattani. Colpito dalla figura ascetica e dalle parole del futuro santo, il nobile gli fece dono del monte della Verna, che divenne il suo luogo prediletto di ritiro. Durante uno di questi periodi di meditazione, il 17 Settembre 1224, nel corso di un digiuno di 40 giorni, Francesco chiese al signore di partecipare materialmente alla Passione di Cristo. Questi gli apparve sotto forma di serafino crocifisso e gli lasciò in dono i sigilli della sua passione, trasformandolo anche esteriormente a immagine di Cristo.

Da quel momento il luogo acquistò crescente importanza per tutta la cristianità e l’episodio divenne l’impulso alla costruzione di una chiesa avvenuta nel 1260 a cui seguì la realizzazione della Cappella delle Stimmate e di altri edifici sacri. Oggi il santuario è costituito da un’insieme di chiese, cappelle e altri luoghi di preghiera, tutti frequentati da un gran numero di pellegrini, devoti e visitatori provenienti da tutto il mondo. Il monastero, oltre ad essere un luogo di pellegrinaggio, custodisce numerosi tesori di spiritualità, arte, cultura e storia.

Durante la mia visita sulle orme di Dante, padre Francesco Brasa, il padre guardiano del monastero, mi mostrò alcune di queste meraviglie legate alla figura del sommo poeta, tra cui spiccavano una Divina Commedia del 1540 con magnifiche illustrazioni ed una bolla papale datata 21 gennaio 1297 con il sigillo in ceralacca di Papa Bonifacio VIII ed un cordoncino rosso di seta che stava ad indicare si trattasse di una lettera di grazia.

La bolla elargiva un’indulgenza di 100 giorni a chi si recasse in visita alla chiesa del monastero, che in quell’epoca era la chiesa di Santa Maria degli Angeli, poiché la chiesa maggiore non era ancora stata edificata. La Santa Sede in questo modo sponsorizzava la costruzione del santuario e come conclude il padre guardiano Bonifacio VIII, che Dante pose all’Inferno tra i simoniaci, “Coloro che fanno turpe mercato delle cose sacre, io vidi per le coste e per lo fondo piena la pietra livida di fóri, d’un largo tutti e ciascuno era tondo… Ed el gridò:

Se’ tu già costì ritto, se’ tu già costì ritto, Bonifazio? Di parecchi anni mi mentì lo scritto”. Fatto v’avete dio d’oro e d’argento; e che altro è da voi a l’idolatre, se non ch’elli uno e voi ne orate cento? (Inferno – Canto XIX)

Il 15 Maggio il monastero ha riaperto le sue porte al pubblico con il ristorante e la foresteria per accogliere i visitatori.

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