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Cuba insolita: tutti i segreti dell’oro locale, il sigaro, e dell’architettura postrivoluzionaria

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Cuba insolita: tutti i segreti dell’oro locale, il sigaro, e dell’architettura postrivoluzionaria

di Francesca Spanò | @francynefertiti

Il simbolo di Cuba sono solo le spiagge, le auto colorate, l’eredità coloniale? Non solo. In questo Paese di musica e cuore, di paesaggi e storia, è il sigaro a farla da padrone e ad aver varcato, in quanto a fama, i confini nazionali. A fargli compagnia ci sono il rhum e la salsa, ma dove viene lavorato l'”oro” locale che tanta fortuna ha regalato in ogni dove? Le marche più note sono Cohiba, Montecristo e Romeo y Jiulieta e la produzione avviene nelle otto manifatture de L’Avana.

Come nasce il sigaro perfetto

Non tutti sanno che per ottenere un perfetto sigaro, bisogna studiarne la “personalità”. Innanzitutto la prima accortezza deve essere rivolta alla liga, cioè il riempimento delle foglie. Quando queste ultime arrivano in fabbrica vengono inumidite per renderle più elastiche, private della nervatura e classificate per dimensioni, colore, struttura e qualità. Al laboratorio, dunque, vengono attorcigliate, avvolte in foglie ligero per l’aroma e volado per fare in modo che si bruci in modo uniforme. Avendo creato il “nucleo” si procede e si pressa il prodotto ottenuto in uno stampo tubolare. Alla fine si inserisce una foglia esterna e si sigilla all’estremità. Quello del “torcedor” è un mestiere che si tramanda da generazioni e si possono confezionare fino a cento sigari al giorno. Su ognuna viene apposta una fascetta con la marca e i migliori vengono sistemati per l’esportazione.

L’architettura postrivoluzionaria

Se le tradizioni e l’artigianato restano gli stessi, dopo il 1959, invece, molto è cambiato nell’architettura locale e non certo in meglio. Diversi architetti, infatti, avevano lasciato il Paese e nei decenni successivi la concezione di design iniziò a mutare. I dettami post modernisti di influenza sovietica erano molto rigidi e non lasciavano troppo spazio all’improvvisazione e, all’eredità del passato, si accostarono piano piano costruzioni piuttosto diverse e dissonanti. I prefabbricati di cemento la facevano da padrone e apparivano particolarmente brutti a livello estetico, rappresentavano però una soluzione veloce e a basso budget contro la crisi degli alloggi. Non restava che produrne in quantità. Se ne occuparono, principalmente squadre di volontari che in poco tempo sfigurarono letteralmente la città. Nello stesso tempo ci fu molto interesse per nuove forme di espressione artistica che diede vita al Complesso della Scuole d’Arte Nazionali che avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello dell’architettura rivoluzionaria. Tuttavia, le idee degli architetti erano troppo ardite per i gusti comunisti e il progetto fallì miseramente. Di quel periodo restano la gelateria Coppelia e il ristorante Las Ruinas, mentre a Santiago De Cuba, l’Hotel Santiago ha inaugurato una nuova ondata di edifici contemporanei ma decisamente molto di classe.

© TravelGlobe RIPRODUZIONE RISERVATA

(Immagine di apertura ©Cigar Emperor Ltd)

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