Cerca
Close this search box.
San Galgano: l’eremo, la spada nella roccia, il fascino perduto

DatA

San Galgano: l’eremo, la spada nella roccia, il fascino perduto

la-spada-nella-roccia

di Francesca Spanò | @francynefertiti

A volte la differenza tra leggende a tema religioso e storia che si perde nel mito, è quasi impalpabile. Ma ha comunque una immensa rilevanza. Fascino e mistero circondano location come San Galgano, legato in qualche modo al mito bretone e a storie di valorosi re e guerrieri, a cominciare da Re Artù. La verità che si racconta indicherebbe altro, però quell’arma conficcata nella roccia richiama proprio alla sua vicenda ben nota a tutti. Ma procediamo con ordine, in un tour virtuale che piace molto pure ai bambini e, soprattutto, in territorio italiano, così da non dover spendere denaro e tempo in partenze verso luoghi lontani.

Il tratto di Stivale di cui parliamo, si trova a circa 40 km da Siena, isolato tra le colline, dalle quali spicca una splendida Abbazia cistercense, seppure oggi in rovina. In primavera lo spettacolo tra fiori di campo colorati di giallo, è ancora più suggestivo. Oggi è sconsacrata  ma fa parte di un complesso completato da una piccola cappella di forma circolare che si trova 50 metri più in alto. Sulla collina di Montesiepi, si scorge poi una piccola cappella di forma circolare che all’interno custodisce una reliquia assolutamente diversa dal solito. Sì perché conficcata in una roccia, c’è la famosa spada di San Galgano. Si trova al centro ed oggi è visibile da una speciale copertura trasparente, visto che in passato è stata rotta a seguito di un atto vandalistico.

Le analisi effettuate hanno rilevato che è stata forgiata nel 1170 ma nonostante sia il più immediato, non è l’unico tesoro che vi si trova. Interessanti sono gli affreschi del Trecento che tra l’altro riprendono pure l’arma.

La vera storia la lega a Galgano, cavaliere nato nel 1147, ma poi la leggenda fa il resto. Si dice che di notte l’Arcangelo Michele lo raggiunse tramite una visione e lo portò proprio da queste parti,  dove fu infine accolto dai dodici Apostoli di fronte ad un tempio di forma rotonda. Gli fu, dunque, chiaro che era giunto in un posto baciato dal divino e pose qui la sua dimora da eremita, dimenticando il suo passato. Infisse la spada nella roccia, perché diventasse una croce e da ottocento anni è ancora là.

Qualcuno dice però che non è da escludere che proprio in zona sia nato il mito di re Artù, anche perché l’Abbazia cistercense corrisponde al periodo del presunto ritrovamento della tomba di Re Artù a Glastonbury. Nessuna certezza dunque, ma tanta curiosità, la stessa che porta da queste parti sempre più curiosi, provenienti non solo dall’Italia.

 

 

POTREBBE INTERESSARTI

Articoli
Correlati