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Viaggio del gusto in Irpinia, tra soppressate e baccalà

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Viaggio del gusto in Irpinia, tra soppressate e baccalà


di Redazione | @travelglobemag

Una terra di orizzonti sconfinati e panorami che sorprendono. L’Irpinia si scopre salendo sulle montagne che, dal Taburno, giungono fino alle colline della Daunia, con suoi boschi e vigneti. Un territorio ricco di palazzi barocchi e luoghi sospesi nel tempo che, però, custodisce anche un tesoro fatto di ottima cucina.

Nusco: il balcone dell’Irpinia

Il borgo, che ha origini medievali, si sviluppa intorno ai resti dell’antico castello longobardo. Vi si accede dalla Porta Superiore che conduce alla scoperta di scorci suggestivi, testimoni di un glorioso passato: i palazzi nobiliari delle famiglie Ebreo, De Paulis, Natale, Barbone ed Astronimica, le chiese della Santissima Trinità, Santa Maria Vetere, San Giuseppe, San Rocco e Sant’Antonio, il seminario diocesano, i portali in pietra con stemmi nobiliari e i davanzali fioriti rendono Nusco, annoverato tra i borghi più belli d’Italia, un piacere per gli occhi. La sua posizione panoramica, inoltre, offre una splendida vista sulle montagne del Partenio, Picentini, Vulture, Taburno, Matese, Appennino Dauno e sulle valli del Calore e dell’Ofanto.

Monteverde e il castello

Quattro torri per il castello intorno a cui si sviluppa il borgo, che ha saputo conservare inalterati nel tempo preziosi luoghi di culto. Un castello, recentemente restaurato, appartenuto a varie famiglie tra cui i Grimaldi di Monaco. Ma è lasciando il centro abitato che si comprende il significato del suo nome: Monteverde. La natura rigogliosa, infatti, è la vera bellezza della zona. La flora ricca di conifere e l’acqua sono il vero tesoro che si può ammirare intorno al lago di San Pietro, condiviso dai comuni di Lacedonia, Aquilonia e Monteverde. Tra luglio e agosto da non perdere è Il Grande Spettacolo dell’Acqua: un evento che narra la storia di San Gerardo nello scenario suggestivo del lago.

Calitri e il caciocavallo di grotta

Lasciarsi condurre dal profumo di pane, a Calitri, è un obbligo. Non un pane comune, ma preparato con semola di grano duro e farina di grano tenero in forme tanto grandi da assomigliare a una ruota di carro: il suo peso va infatti dai 2 ai 6 kg. In accompagnamento, l’ottimo caciocavallo irpino affinato nelle grotte sottostanti il borgo da gustare a piccoli morsi mentre si passeggia alla ricerca delle maschere caccia spiriti, seguendo le piastrelle con i consigli di visita: un cerchio indica che il panorama merita una sosta, una freccia a destra o sinistra segnala invece una chiesa o un portale da ammirare.

Da gustare

Magra, poco salata e dal sapore riconoscibile, la soppressata irpina unisce genuinità e poesia. Il segreto sta nella lavorazione, che per l’insaccatura prevede un budello naturale, e per l’affumicatura richiede di usare legna di quercia di bosco perché l’aroma resti inconfondibile. La stagionatura di circa un mese, infine, regala un prodotto strettamente legato alla zona d’origine.

Il baccalà, in Irpinia, è il piatto della festa. Grazie alla possibilità di essere conservato per lungo tempo è facilmente arrivato sulle tavole contadine dove ha trovato la giusta considerazione. Non sono pochi i centri irpini che vantano una tradizione centenaria nella preparazione del baccalà e la ricetta più tipica è forse il baccalà alla pertecaregna, che vede il pesce bollito e poi insaporito in olio caldocon  peperoncino, aglio e peperoni cruschi. Una vera delizia.

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L’immagine di anteprima è di Giuseppe Famiglietti con licenza

 

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