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Facciata del Duomo di Siracusa a Ortigia ph.V.Giannella
Facciata del Duomo di Siracusa a Ortigia ph.V.Giannella

SIRACUSA, DI PIETRA, DI MARE, DI LUCE

Foto e testo di Vittorio Giannella

Siamo nella zona sudorientale della Sicilia, e partiamo alla scoperta di Siracusa, una città che è stata capace di conservare le tracce del suo ricco passato. Un patrimonio architettonico che emerge evidente nei suoi vicoli abbelliti da palazzi rinascimentali, chiese barocche, teatri e anfiteatri. Questa città colta, che presumibilmente ha visto la nascita della commedia drammatica, ha come nucleo storico Ortigia, tra i centri storici più straordinari di Sicilia, oltre ad essere patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO dal 2005.

Ortigia (Siracusa). Fontana di Aretusa ph.V.Giannella
Ortigia (Siracusa). Fontana di Aretusa ph.V.Giannella
Ortigia (Siracusa). Lungomare. ph.V.Giannella

In fuga da Corinto a Ortigia

Nulla di più attuale già nel 734 a. C: un barcone con un gruppo di Greci fuggiti da Corinto, e guidati da Archia, approdarono sull’isola di Ortigia. Le ottime condizioni climatiche, l’abbondanza di acqua dolce, che, per vie sotterranee giungeva dai monti Iblei, e il terreno fertile, consentirono uno sviluppo sociale veloce e all’espansione anche sulla terraferma. Così nacque Siracusa, crogiuolo di culture di grandi popoli che hanno lasciato impronte indelebili. Tra il V e il III secolo a. C divenne addirittura una delle città più floride e potenti del mediterraneo arrivando a rivaleggiare Atene e Roma, poi descritta da Cicerone, che la visitò più volte “tra le più belle e grandi città del mondo”. Oggi, appena si arriva, soluzioni urbanistiche moderne spesso discutibili, provocano nel visitatore un impatto leggermente teso con la città, ma una volta affacciatisi sul mare si dimentica tutto. Su Siracusa e l’isola di Ortigia (per i più pignoli possiamo affermare che è tra le isole più piccole del Mediterraneo con una superficie di un chilometro quadrato), sono stati scritti libri e moltissimi articoli, raccontata e descritta nei minimi particolari. Ogni angolo è stato fotografato, in inverno e sotto il solleone, ma c’è qualcosa che nessuno può trasmettere: le emozioni che si provano quando si passeggia nella Neapolis o nelle Latomie del Paradiso, antiche cave di pietre utilizzate per costruire la città, con il teatro greco dove Eschilo, 2500 anni fa metteva in scena le sue opere, e l’anfiteatro romano, dove la tranquillità e la bellezza del luogo aiutano ad attutire lo stress del mondo fuori di qui o ancora, ascoltare gli echi della propria voce nella grotta dell’orecchio di Dioniso, una sorta di conchiglia di calcare aperta all’orizzonte marino, avvolta dalla macchia mediterranea, che affascinò nel 1608 un signore di nome Caravaggio. E qui nacque e visse manifestando i segni immortali del suo genio Archimede, nella sua epoca riconosciuto gigante del sapere. “Investigando i mari la terra e il cielo, dove non arrivava l’intelletto umano, con gli occhi della mente comprese”. Questa la dedica di Petrarca nel suo De Viris Illustribus al grande siracusano.

Ortigia (Siracusa). Gabbiani sul lungomare. ph,V.Giannella
Ortigia (Siracusa). Gabbiani sul lungomare. ph,V.Giannella

Il fascino di Siracusa

Ci sono luoghi nel mondo che per natura sembrano destinati ad essere raccontati con parole e immagini, tanto sono oggetto e soggetto d’ispirazione. Così è Siracusa, tanta è la fascinazione che emana, visitandola. D’altronde qui si assiste ad un connubio di stili che si sono succeduti, che si sovrappongono, si incastrano, si integrano l’uno con l’altro, creando qualcosa di unico e meraviglioso. Per questo non bisogna accontentarsi di visitarla in poche ore. Ortigia è una carezza all’anima, fatta di chiese scoperchiate, templi, piazze abbaglianti, sapori inaspettati, sole, mare e vento che deliziano corpo e mente. Girare a piedi è l’unico modo per cogliere l’atmosfera che si respira nel suo nucleo più antico. E’ dal ponte che la collega alla terraferma, che partiamo alla scoperta di una città che è stata capace di conservare le tracce del suo ricco passato e del suo patrimonio architettonico. Alcuni passi e si arriva nell’ampia piazza occupata dai resti del tempio dorico di Apollo, di cui rimangono poche pietre erose dai secoli, il più antico della Sicilia, costruito dall’architetto Cleomone nel 580 a. C. Solo due colonne del tempio, dedicato al dio del sole, sono rimaste integre, che, come da tradizione greca, fu costruito rivolto a est per avere i raggi solari visibili alla divinità, dal centro del palazzo: i greci temevano che un giorno il sole non sarebbe sorto e per scongiurare questa eventualità affidavano il sorgere del nuovo giorno ad Apollo. Si prosegue nell’ampia via Matteotti, prediletta da chi ama fare shopping con i suoi negozi di charme, e in fondo sbocca nella ariosa piazza Archimede, abbellita da una fontana con schizzi e giochi d’acqua dedicata alla leggenda di Aretusa, la bella ancella della dea Diana. Si prosegue per via Roma, animata e percorsa da biciclette, motorini e qualche auto, con il rumore di una media città attiva e vivace. 

Ortigia (Siracusa). Il Duomo e il ristorante. ph.V.Gianella
Ortigia (Siracusa). Il Duomo e il ristorante. ph.V.Gianella

Il Duomo di Ortigia

Ma basta percorrere poche centinaia di metri e ci si ritrova, senza quasi rendersene conto, in piazza Duomo. Nessuna auto, nessuna moto o mezzo pubblico, solo tre caffè, perfetti per una sosta golosa. “I piccoli delle classi ginnasiali si rincorrevano da marciapiede a marciapiede, urlando fino allo sbocco di Piazza del Duomo… con le sue palazzine rosse settecentesche a semicerchio, col suo puzzo di preti che veniva dall’Arcivescovado insieme ad un odore di limoni, e le gradinate del Duomo dal sommo della quale si scorgeva, oltre i tetti, una striscia abbagliante di mare canuto.” Così descrive in un passo del libro “Il garofano rosso”, la piazza della sua città natia, lo scrittore Elio Vittorini.  Sedetevi a un tavolino del bar di fronte alla facciata di puro calcare bianco, indorata dalla luce del tramonto, movimentata da colonne, portali, volute e statue, semplicemente guardando, magari gustandovi una granita al gelso e godendovi la frescura serale portata dalla brezza marina incanalata nelle viuzze, vivrete la stessa scena che ha ispirato Gesualdo Bufalino a dire: “questo è un luogo che se uno ci capita, resta intrappolato e felice, chi lo muove più”. La chiesa è sorta su un preesistente tempio greco del 480 a. C, dedicato alla dea Athena, e alcune sue colonne, che hanno resistito 2500 anni di popoli passati, invasioni e dal terribile terremoto del 1693, furono inglobate nell’attuale Duomo. In fondo alla piazza si nota la bella facciata della chiesa di Santa Lucia alla Badìa, a sinistra il giardino pensile dell’Arcivescovado profumato di zagare. Presa via Picherali, ornata da palazzi incorniciati con balconi in ferro battuto si raggiunge la fonte Aretusa (funtana re papiri, in dialetto), dove lo sguardo si apre su uno scenario luminoso di mare. Il simbolo di Ortigia, questa piscina semicircolare abitata da piante rigogliose di papiri, miracolo della natura che fa sgorgare acqua purissima a pochi metri dal mare che si infrange sugli scogli.

Ortigia (Siracusa). I resti del tempio di Apollo. ph.V.Giannella

La leggenda di Aretusa

Un cartello racconta della leggenda di Aretusa, ancella della dea Diana, che durante un bagno in un torrente fece innamorare perdutamente Alfeo, non contraccambiato. Aretusa chiese l’aiuto di Diana per liberarsene, e la trasformò in una piccola sorgente d’acqua dolce. Alfeo non si perse d’animo e implorò Zeus, che vista l’insistenza e la disperazione lo tramutò in un fiume sotterraneo che dalla Grecia si congiunse con la sorgente di Aretusa, aumentandone la portata. Invaghisce Ortigia quando, al tramonto, tra garriti di decine di gabbiani e la luce calda che illumina gli straordinari edifici sul lungomare Alfeo, affacciato sullo Jonio cristallino, ci fa avvicinare all’anima seducente e antica dell’isola di Siracusa. All’estremità del promontorio, che chiude la baia, da otto secoli la fortezza Maniace, maestosa e possente, protegge la città. Quando le ombre del pomeriggio si allungano, e la calura attenuata, potremmo perderci nel ricamo di vicoli e visitare palazzo Bellomo, sede della Galleria Regionale, un edificio in stile gotico catalano del XIII secolo. All’interno conserva sculture bizantine e normanne, splendidi dipinti di varie epoche e L’Annunciazione del maestro Antonello da Messina, tra i grandi maestri siciliani del 1400. Concedetevi, di prima mattina, una bella passeggiata di un chilometro sul lungomare di Levante per inspirare a pieni polmoni l’aria salmastra, fino a via De Benedictis, dove tutti i giorni (tranne la domenica) dalle 7 alle 14, si tiene il mercato di Ortigia. Opulenti banchi di verdure, pesce appena sbarcato, frutta multicolore, spezie, emanano profumi che confondono le narici. I mercanti con le loro vanniate (grida), cercano di incrociare lo sguardo dei turisti per offrire loro assaggi deliziosi e farli capitolare: qui bisogna fare scorta di origano, pomodori secchi, pistacchi, capperi, mandorle e frutta candita. Dopo questo bagno tra colori e sapori, bisogna immergersi nelle tradizioni siracusane dei pupi, il teatro epico popolare siciliano, e raggiungere il vivace quartiere ebraico, precisamente via della Giudecca 22.

Il Teatro dei Pupi

L’insegna non lascerà dubbi: siete davanti al teatro dei pupi, che da marzo a ottobre propone le immortali storie di Orlando e Rinaldo, del loro cuore rapito da Angelica, e gli immancabili scontri con i Saraceni. “L’uomo invecchia e muore, il pupo diventa antico e non muore mai” amava dire il puparo Mimmo Cuticchio, e ce lo ricorda il direttore artistico e mente creativa del teatro dei pupi a Ortigia, Alfredo Mauceri, che, con l’aiuto di altri ragazzi della Compagnia dei pupari, porta avanti e rilancia questo magico mondo di cartapesta e legno. “Una cosa che bisogna capire è la differenza tra burattino, marionetta e pupo” ci spiega. “Il burattino è mosso dal basso con le dita della mano, la marionetta è animata dall’alto solo con fili, il pupo è anch’esso mosso dall’alto ma, al posto dei fili, si usano sottili aste di metallo”. Di generazione in generazione i figli, i fratelli e nipoti diventano cultori di una tradizione familiare, trasformandosi all’occorrenza costumisti, musicisti, scenografi, tecnici delle luci. E via a colpi di durlindana (la spada di Orlando) o di fusberta (la spada di Rinaldo), a loro non interessa diventare ricchi e potenti, questi paladini combattono per la religione, per l’amore, per la fedeltà, incantando, da generazioni,  grandi e piccini.

Ortigia (Siracusa). Via Vittorio Veneto. ph.V.Giannella
Ortigia (Siracusa). Via Vittorio Veneto. ph.V.Giannella

La chiesa a cielo aperto di San Giovanni alle catacombe

Per vedere le due ultime meraviglie che non bisogna assolutamente perdere, devo trasferirmi sulla terraferma e raggiungere la chiesa a cielo aperto di San Giovanni alle catacombe, col dedalo di cunicoli sottostanti fino alla cripta di San Marciano. Cisterne, pozzi, camere sepolcrali di famiglie, si sovrappongono in un fitto intreccio di gallerie, un mondo complesso e affascinante, l’ingresso al paradiso per i primi cristiani di 2000 anni fa, dove bambini, vergini, nobili, vescovi, santi e sante trovarono degna collocazione. Seconda e ultima meta d’obbligo è la chiesa di Santa Lucia al sepolcro, dove, dal 2020 è esposta l’opera pittorica più importante di Siracusa: il seppellimento di Santa Lucia, opera del Caravaggio,  il pittore sempre in fuga, braccato dalle autorità,  si fermò qui alcuni mesi ospite di un amico, e realizzò l’opera nel 1608. Insomma, insieme alle tantissime eccellenze dei dintorni, con Noto, paese capitale del Barocco siciliano a 35 chilometri, la sua cattedrale dedicata a San Nicolò da Mira, e palazzo Nicolaci un capolavoro da poco restaurato che ammalia, e  l’oasi di Vendicari a 40, con i mosaici di villa del Tellaro, ce n’è per un’intera vacanza.

Riserva naturale Oasi di Vendicari

Impassibili alle forti raffiche di vento una ventina di fenicotteri rosa, oramai diventati stanziali, filtrano l’acqua melmosa dello stagno alla ricerca di artemie saline, i piccoli gamberetti di cui si nutrono, un airone cenerino atterra pesantemente su un ciuffo di salicornie, spaventando cavalieri d’Italia e avocette, tutt’intorno, le sfumature caleidoscopiche dei fiori spontanei in piena fioritura che a primavera ricoprono dune e alture. Uno scampolo prezioso di territorio siracusano, tenacemente protetto, da esplorare a piedi col binocolo e scarpe da trekking.

Difficile resistere al fascino di questo luogo selvaggio, con ginepri secolari adagiati su dune bianche,  con i resti di un’antica tonnara che si riflette in un mare cristallino ricco di posidonie, stelle marine e pesci. Un mosaico di ecosistemi, questa zona umida di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar: macchia mediterranea, saline, pantani, dune sabbiose. Visibile da ogni parte i resti del’antica tonnara di Vendicari, importante esempio di archeologia industriale risalente al ‘700, attiva fino alla prima metà del ‘900, che dava lavoro a 44 tonnaroti e 2 rais, più una cinquantina lavoratori che si occupavano della lavorazione e inscatolamento. A 4 chilometri da qui, risalendo per tornare a Siracusa, non bisogna perdere una visita alla villa romana del Tellaro, che ha una storia curiosa. Infatti nel 1971, a causa di scavi clandestini presso questa masseria sulla destra del fiume Tellaro, gli archeologi si trovarono davanti mosaici pavimentali policromi con scene di caccia datati metà del IV secolo d. C. Insomma, dove non è arrivato lo Stato sono arrivati i tombaroli, che hanno svolto “il prezioso” lavoro di archeologi. Infatti la villa era del tutto sconosciuta ai mappali della Soprintendenza per i beni archeologici ma non ai tombaroli. E così sono venuti alla luce gli splendidi capolavori musivi con motivi geometrici, scene del riscatto del corpo di Ettore con la figura di Ulisse, Achille e Diomede. 

 

Ortigia (Siracusa) Algilà, hotel di charme. ph.V.Giannella
Ortigia (Siracusa) Algilà, hotel di charme. ph.V.Giannella
Ortigia (Siracusa) Algilà, hotel di charme. ph.V.Giannella
Ortigia (Siracusa) Algilà, hotel di charme. ph.V.Giannella
Ortigia (Siracusa) Algilà, hotel di charme. ph.V.Giannella
Ortigia (Siracusa) Algilà, hotel di charme. ph.V.Giannella

Info utili

DormireAlgilà Ortigia charme hotel, bellissimo palazzo sul lungomare di levante affacciato sullo Jonio. Un quattro stelle con ottimo ristorante, offre biciclette, minibar, telefonate nazionali e internazionali,  tutto gratuito. Animali ammessi. Via V.Veneto,93 . Tel. 0931465186

Mangiare: Non perdere la Focaccia alla Norma e gli arancini dell’Antica Giudecca a Ortigia nel quartiere ebraico. Via della Giudecca,26 tel. 0931 449152. Caseificio Borderi a Ortigia. In via De Benedictis, 6 la stessa dove si tiene il mercato mattutino. Panini farciti con delizie casearie km 0. Ottimo.

Teatro dei Pupi siciliani in via della Giudecca,22 a Ortigia. Tel. 0931 465540, aperto da marzo a ottobre.

Museo dei Pupi a Ortigia. P.zza S.Giuseppe,32 tel. 0931 586360

Per camminare tra alte piante di papiri e vedere artigianalmente come nasce un foglio di carta andate all’Angolo del Papiro, poco lontano dalla Neapolis. Via G.Agnello11 cell.338 8737664

Galleria regionale di Palazzo Bellomo a Ortigia, in via Capodieci,14. Tel. 0931 69511

Qui per prenotare gli Spettacoli teatrali nel tempio greco di Siracusa dal 11 maggio al 2 luglio 2023.

 

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