Durante un viaggio in Madagascar, specificatamente nella regione di Menabe, sulla costa occidentale, attraversai diversi villaggi, alcuni sperduti e tranquilli, altri pieni di vita come fossero grandi città.
Passeggiando per le strade sabbiose e colorate di un arancione quasi accecante, vidi in lontananza nubi di fumo nero volgere verso il cielo. Pensai subito ad un incendio. Decisi quindi di raggiungerle per capire cosa stesse succedendo. Arrivai sempre più vicino e quell’odore si faceva più forte, quell’aria sempre più irrespirabile. Ad un tratto girai in un vicolo cieco che mi portò dentro un cortile. Rimasi ferma, sbalordita.
Quelle nubi, nere e maleodoranti, non provenivano altro che da una “fabbrica” che cola il metallo. La struttura era una baracca di legno e mattoni con un tetto ricoperto di pannelli in acciaio da dove, qua e là, spuntava qualche filo elettrico. Dalle finestre si poteva intravedere l’interno. Vi erano cataste di ciotole in acciaio, che sarebbero poi servite per il metallo colato. Si riconoscevano badili e altri utensili necessari per la lavorazione, sacchi di plastica e sporcizia.