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Cuba, il giorno di San Lazzaro-Babalù Ayé. ©Graziano Perotti
Cuba, il giorno di San Lazzaro-Babalù Ayé. ©Graziano Perotti

CUBA, IL GIORNO DI SAN LAZZARO-BABALÙ AYÉ

Foto e testi di Graziano Perotti

A Cuba la religione fu osteggiata per tanto tempo sin dai primi giorni della rivoluzione, ma c’è un rito che non ha mai smesso di attirare migliaia di fedeli, un mix tra cristianesimo e riti  africani dove trionfa San Lazzaro-Babalù Ayé,  l’Africa  nera e la religione cristiana si fondono nel credo dei pellegrini, che percorrono anche centinaia di km a piedi per raggiungere il villaggio di Rincon a 32 km dall’Avana e la chiesa di San Lazaro.

Cuba, il giorno di San Lazzaro-Babalù Ayé. ©Graziano Perotti
Cuba, il giorno di San Lazzaro-Babalù Ayé. ©Graziano Perotti
Cuba, il giorno di San Lazzaro-Babalù Ayé. ©Graziano Perotti
Cuba, il giorno di San Lazzaro-Babalù Ayé. ©Graziano Perotti
Cuba, il giorno di San Lazzaro-Babalù Ayé. ©Graziano Perotti
Cuba, il giorno di San Lazzaro-Babalù Ayé. ©Graziano Perotti

San Lazzaro-Babalù Ayé: uno e trino

Singolare la figura di San Lazzaro che riunisce in se tre figure: come narra il Vangelo di Giovanni è colui che Gesù resuscita dai morti, ma è anche un povero mendicante con il corpo ricoperto di piaghe, accompagnato sempre da due cani, protagonista di una parabola che appare nel Vangelo di Luca e diventa Babalù Ayé un Orisha africano (un essere umano che in vita ha fatto grandi cose e una volta morto è stato eletto al rango di semidio) che impersonifica la natura in qualità di messaggero della divinità primordiale, che nel culto della Santeria, la Regla de Ochas, è divinità e protettore dei lebbrosi e delle malattie della pelle.
Cuba, il giorno di San Lazzaro-Babalù Ayé. ©Graziano Perotti
Cuba, il giorno di San Lazzaro-Babalù Ayé. ©Graziano Perotti

Il raduno dei pellegrini

A Rincon, nella chiesa di San Lazaro,  sin dalla tarda mattina del 16 dicembre i pellegrini si radunano a migliaia. Le messe che si susseguono sino alle 24 e sono il clou del pellegrinaggio. È usanza, per chi ha fatto un voto, percorrere gli ultimi km in ginocchio, a volte di schiena. Alcuni spingono statuette del santo, altri hanno un piede legato a una grossa pietra di 12 kg. L’asfalto brucia la pelle e l’arrivo alla chiesa è come una liberazione da una sofferenza fisica inaudita, e dal voto fatto. Ad attenderli c’è la benedizione del Diacono Jorge, mentre in chiesa il fumo del sigaro donato a Babalù Ayé e a San Lazzaro accarezza il viso di statuette grandi e piccole che i pellegrini hanno portato con se come compagne di sofferenza. 

Cuba, il giorno di San Lazzaro-Babalù Ayé. ©Graziano Perotti
Cuba, il giorno di San Lazzaro-Babalù Ayé. ©Graziano Perotti

Nel 2019 la sera del 16 dicembre un violento acquazzone e un brusco calo di temperatura ha reso ancora più difficile il pellegrinaggio e la tanta sofferenza. I pellegrini vestono abiti fatti con la tela di un sacco e il colore viola sempre presente: è il colore di San Lazzaro e, per la fede afrocubana Orisha, Babalù Ayé.

Graziano Perotti Bio

In veste di fotoreporter ha pubblicato oltre 200 reportage (di viaggio, cultura e sociale)  sui più importanti magazine, ottenendo 27 copertine e prodotto foto pubblicitarie per “Grand foulard Bassetti”, Alpitour-Francorosso, Hotelplan, Brunello di Montalcino della Fattoria dei Barbi per citarne alcuni. Di lui hanno scritto e pubblicato lavori su riviste specializzate di fotografia e sui maggior quotidiani italiani i più noti critici. Numerose sono le sue mostre personali e partecipazioni a collettive con grandi fotografi in rassegne di livello internazionale. Pio Tarantini lo ha inserito nel suo libro “Fotografia. Elementi fondamentali di linguaggio, storia, stiletra fotografi contemporanei più significativi.

Ha vinto importanti premi in Italia e all’estero, sue foto e suoi libri sono in fondazioni, importanti collezioni private, pubbliche e musei. E’ ambasciatore della fotografia italiana in Cina , in Russia e Albania per il FIOF , Fondo Internazionale per la fotografia. E’ stato il photo editor di Cities per i primi 10 numeri. Attualmente collabora con il magazine del Touring Club , è uno dei fotoreporter inviati di TravelGlobe e di TheGlobal News.

Il festival di Corigliano Calabro

Le foto di Graziano Perotti sono tratte dall’omonimo reportage esposto nel corso della XX Edizione di Corigliano Calabro Fotografia, importante  manifestazione tenutasi dal 28/6 al 2/7/23 nel famoso “Paese dei Sapori” patria di  Carlo III, re di Napoli e di… Gennaro Gattuso, che ha visto, come sempre,  la partecipazione di riconosciuti maestri della fotografia.
 

TRAVELGLOBE Riproduzione riservata.

Cuba, il giorno di San Lazzaro-Babalù Ayé. ©Graziano Perotti
Cuba, il giorno di San Lazzaro-Babalù Ayé. ©Graziano Perotti

In viaggio da 20 anni

Un viaggio lungo 20 anni cominciato nel lontano 2003, mi piace ricordare quanto scritto nel catalogo della prima edizione del festival:
È con orgoglio che salutiamo l’arrivo di alcuni dei più importanti fotografi e critici nazionali e internazionali che per alcuni giorni utilizzeranno i nostri paesaggi, le nostre vie, i volti della nostra comunità per raccontare at- traverso le immagini la nostra storia, la nostra cultura, i nostri saperi. Auspichiamo di poter sintetizzare in una pubblicazione le immagini più significative di questi grandi maestri così da sistematizzare un percorso di conoscenza e civiltà da offrire alla platea nazionale.
Ecco che quello che era solo un auspicio con questo libro è divenuto realtà.
Tra gli anni ottanta e novanta frequentai le Settimane della Fotografia  a  Terrasini, in Sicilia, dove ebbi modo di conoscere alcuni dei più grandi maestri della fotografia italiana e internazionale, seguendo vari workshop. L’idea di un festival era già nei miei pensieri: nel 2003 cogliendo l’opportunità del ruolo di assessore comunale fu possibile inserire il progetto del festi- val nel programma culturale  della città di Corigliano. Le prime edizioni vennero realizzate con la collaborazione di Cosmo Laera, già creatore di Alberobello Fotografia e Fotografia in Puglia. Nel corso degli anni la struttura  si  è  affinata  arricchendo- si nel tempo con mostre non solo di autori noti ma anche di giovani emergenti; numerose le collaborazioni con Accademie di Belle Arti, come quella di Roma, Napoli, Catania e Catanzaro, senza dimentica- re gli incontri con fotografi giornalisti e critici, e tante presentazioni di libri.

Sin dalla prima edizione il festival si è caratterizzato per la proposta di grandi nomi della fotografia internazionale: il battesimo con Gianni Berengo Gardin, divenuto cittadino onorario della nostra città, Ferdinando Scianna, Mimmo Jodice, nonché Ken Damy e dagli Stati Uniti Jeff Dunas, conosciuto a Terrasini, ecco i primi che hanno segnato con la loro presenza uno strepitoso inizio creando le fondamenta per un percorso successivo.
La longevità della manifestazione credo sia anche dovuta all’accoglienza, l’ospitalità, la buona tavola tipica di questi luoghi che ha giocato un ruolo non secondario come attrattiva.
Non solo promuovere la fotografia è  stato ed è il motore del festival, ma anche promuovere il territorio attraverso la fotografia. Da qui il susseguirsi dei tanti autori, qui rappresentati, che, ognuno con il proprio stile, hanno saputo raccontare at- traverso l’analisi dell’ambiente, delle tradizioni, delle identità, dell’aspetto antropologico le varie facce dei nostri luoghi.
Tutta questa produzione di immagini ha sicuramente sollecitato le coscienze della nostra comunità a essere più consapevoli dei beni materiali e immateriali di cui siamo ricchi e di conseguenza a stimolarci a tutelarli. La manifestazione è supportata dalla Regione Calabria, entrando nel novero degli eventi storicizzati. Le amministrazioni comunali che si sono succedute nel corso degli anni hanno in vari modi sponsorizzato l’evento, in modo particolare l’attuale Municipio di Corigliano-Rossano, guidato dal sindaco Flavio Stasi, ha inteso anche sostenere la realizzazione del libro.

La sensibilità e benevolenza di sponsor privati e istituzionali ci sono sempre vicini.
Il successo della manifestazione è dovuto sicuramente anche ad una valida squadra dell’Associazione Culturale Corigliano per la Fotografia, di cui mi onoro di esserne il presidente, nata come supporto al festi- val, ma oggi impegnata in più direzioni da corsi di fotografia a lavori sul territorio, mostre, incontri, seminari, workshop.
Il festival si svolge nella magica cornice del castello ducale di Corigliano, un autentico marcatore con il suo salone degli specchi dove si realizzano gli incontri e le serate di apertura delle mostre. Tutte le esposizioni sono proposte nelle sale dal piano superiore al piano terra passando dalla cucina ottocentesca alle prigioni in un intreccio incredibile di percorsi museali.
Fondamentale valore aggiunto al festival è diventata la lettura delle fotografie attraverso la tappa di Portfolio Italia, importante kermesse creata dalla Fiaf (Federazione Italiana delle Associazioni Fotografiche) con il suo presidente onorario Fulvio Merlak che dalla lontana Trieste ci raggiunge ogni anno.
In questi venti anni hanno  esposto  oltre trecento fotografi, non li elenco, ma il pensiero va a chi ora non c’è più e che, passando dal festival, ha lasciato un traccia preziosa ed indelebile nei nostri cuori: Gabriele Basilico, Letizia Battaglia, Mario Dondero, Francesco Radino, Oreste Pipolo.
Il Viaggio continua!
Gaetano Gianzi

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