IL CONTADINO CHE SI FECE PRINCIPE
Foto di Federico Klausner/ALAMY. Testo di Federico Klausner
50 anni fa nasceva una micronazione, per merito (o colpa) di un contadino testardo e visionario. Questa la storia
C’era una volta in Australia una fattoria, 75 kmq in tutto e un pugno di abitanti, 500 km a nord di Perth WA) e non lontana dalla costa. Qui inizia la nostra storia, quando il signor Leonard Casley, un agricoltore ribelle e battagliero, si oppone al governo australiano, che aveva appena introdotto le quote di produzione di grano. Con i suoi 4.000 ettari di grano da mietere nella sua fattoria di Hutt River, ne avrebbe avuto diritto a soli 40. Casley presenta allora una protesta al governatore della Western Australia, Sir Douglas Kendrew, che risponde che nessuna rettifica della quota sarebbe stata consentita. Il governatore agisce come rappresentante della Regina Elisabetta II. Ciò ha reso Sua Maestà – secondo Casley – responsabile, illecitamente, dell’applicazione di un’imposizione illegale, dato che la quota non era ancora stata trasformata. Correva l’anno 1970 e Leonard decide di riunire le 5 famiglie che costituivano la totalità degli abitanti di Hutt River e di dichiarare la secessione dal Commonwealth, pur dichiarandosi leale alla regina Elisabetta II. Anche se si tratta di una iniziativa assai bizzarra, il signor Casley riesce a districarsirsi abilmente tra le pieghe di trattati e convenzioni internazionali, lacune e ambiguità, per mettere in imbarazzo il governo australiano.
Un lungo estenuante confronto
Durante la lunga estenuante guerra di nervi diplomatica, dall’Ufficio del Governatore Generale, Sir Douglas Kendrew, imprudentemente spedisce una missiva all’ “Amministratore della Hutt River Province”. Tanto basta all’intraprendente Leonard per affermare che questo era un atto giuridicamente vincolante e obbligava il governo australiano a riconoscere il suo staterello, ribattezzato per l’occasione Hutt River Province.
Da Leonard Casley a Principe Leonard
Leonard Casley non perde tempo e in una riunione con gli altri agricoltori della fattoria si fa proclamare His Royal Highness Prince Leonard I of Hutt, ma non solo: in un delirio di onnipotenza anche Sacerdote Supremo e Giudice Unico. Stabilisce la sua capitale a Nain. 5 edifici: una cappella, una galleria di souvenir, l’amministrazione/ufficio postale, una sala da tè e un motel di quattro unità. Oltre che nutrire il naturale narcisismo del personaggio, la proclamazione serve ad approfittare del British Treason Act del 1495, mai abrogato, secondo cui un autoproclamato monarca non poteva essere colpevole di alcun reato contro il legittimo sovrano e che chiunque interferisse con i doveri di quel monarca poteva essere accusato di tradimento. E la missiva di Sir Douglas Kendrew ne riconosceva appunto lo stato. La formale dichiarazione di “secessione” non è stata a tutt’oggi concretamente sanzionata, né dal Segretariato generale del Commonwealth né dai governi federale e statale.
Quest’ultimo, tra l’altro, è l’unico che potrebbe ancora farlo, in quanto l’azione penale (di competenza federale) si è prescritta nel 1972. I contrasti con le autorità australiane non sono mai andati oltre circoscritti contenziosi fiscali (il principato non pagava le imposte all’Australia) e burocratici.
Dichiarazione di guerra
Certo dei suoi diritti Sua Altezza Reala inizia a battere moneta, rilasciare documenti e stampare francobolli, cosa che fece montare su tutte le furie la Australian Postal Commission che sospende il servizio. La risposta del sovrano è una formale dichiarazione di guerra all’Australia nel 1977 (mai combattuta) che però 3 anni dopo convince l’autorità giudiziaria australiana a ripristinarlo e a riconoscere il valore legale, seppur solo all’interno del Principato, a monete e francobolli emessi dallo stesso. Successivamente l’ATO (Australian Taxation Office) classifica i cittadini del principato come “non residenti in Australia“, rinunciando a qualunque pretesa fiscale sulle attività economiche svolte nella piccola enclave. Cosa non si fa per tacitare un piantagrane.
Il piccolo regno prospera
Secondo la legge australiana, il governo federale aveva due anni per rispondere alla dichiarazione di Casley; la mancata risposta ha dato alla provincia l’autonomia di fatto il 21 aprile 1972. Inoltre la non retroattività della legge sulle quote di grano permette a Prince Leonard di coltivare, mietere e vendere tutto il grano prodotto sulla sua terra.
Non sono queste le uniche risorse per le casse del principato: ai turisti e curiosi che ne varcano i confini, protetti da fantocci con armi fasulle in garitte traballanti, il principe Leonard vende i suoi francobolli di nessun valore filatelico, le sue monete senza alcun valore numismatico, alla pari con il dollaro australiano, che possono circolare esclusivamente all’interno della Hutt River Province. Rilascia visti di ingresso (4 AUS$) e anche passaporti ai turisti meritevoli che ne fanno richiesta. Fedina penale immacolata e 200 AUS $ sono le condizioni imprescindibili. Magnanimamente è consentita la doppia nazionalità
Sua Altezza Reale Principe Leonard I di Hutt
Il Principe tiene molto alla sua immagine. Concede volentieri interviste a chiunque le chieda, non senza avere indossato prima la sua toga rossa, carica di medaglie auto-assegnate. In bella mostra sulla sua scrivania di lavoro un libro autocelebrativo: “The Man: His Royal Highness Prince Leonard Sovereign of the Hutt River Province Principality.” Scritto a due mani con R.C. Hyslop e ancora in vendita su Amazon, assegna a Prince Leonard innumerevoli lauree mai conseguite, oltre a saggi, previsioni lungimiranti, teorie mirabolanti, che spaziano in ogni ramo dello scibile umano, come un novello Leonardo da Vinci.
Tappezzano il muro innumerevoli lettere di cortesia, spesso imbarazzate, in risposta a quelle da lui inviate a ogni sovrano de globo, che mostra surrettiziamente come riconoscimento della sua micronazione. Qualche successo però lo ottiene: in occasione del loro 50º anniversario di matrimonio, i principi di Hutt River hanno ricevuto formali messaggi di auguri da parte del Governatore del West Australia e della Regina Elisabetta II d’Inghilterra. Perfino il governatore dello Stato americano del Kentucky è stato ricevuto a Nain, per conferire ai reali il titolo di “colonnello del Kentucky”, la più alta onorificenza conferita dallo stato americano. Si è inoltre registrata la visita di alcuni cardinali, non è chiaro se a titolo privato o come rappresentanti diplomatici della Città del Vaticano. Il massimo risultato è però il riconoscimento dello stato di Hutt River da parte di Hong Kong (durato qualche mese fino alle formali proteste dell’Australia). Inoltre vanta sedi diplomatiche in una decina di Paesi.
Il triste epilogo
Dopo una vita trascorsa faticosamente tra campi da arare e battaglie legali nel 2013 muore Shirley, la moglie di Leonard (Her Royal Highness Princess Shirley of Hutt Dama della Rosa di Sharon). Nel 2017 il novantaduenne Principe Leonard abdica a favore del figlio Graeme e muore 2 anni dopo nel 2019. Nello stesso anno, a causa del calo delle entrate derivanti dall’agricoltura e del numero di turisti a seguito del Covid, il Principato annuncia la chiusura dei suoi confini dal 31 gennaio 2020: niente più visitatori, visti e rendite filateliche e numismatiche, per un periodo da definire. Il 3 agosto 2020, il Principato è stato formalmente sciolto, tra controversie con l’Australian Taxation Office che richiede 3 milioni di tasse arretrate accumulate nel corso dei suoi 50 anni di storia, per pagare le quali Graeme è costretto a vendere parte delle terre. Così cala il sipario su questa incredibile storia, cui molte altre micronazioni nel mondo si sono ispirate.
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