Cerca
Close this search box.

Klimt a Roma, la Secessione e l’Italia

Date

Klimt a Roma, la Secessione e l’Italia

di Daniela di Monaco 

La Klimt Foundation e il Museo Belvedere di Vienna, che ospita la più grande collezione al mondo di dipinti di Gustav Klimt, hanno collaborato per organizzare la mostra a Roma a Palazzo Braschi “Klimt. La Secessione e l’Italia”.

Una mostra che rende un omaggio speciale al genius loci, testimoniando il legame che Gustav Klimt strinse con l’Italia, e con Roma in particolare, durante la sua vita. 

Klimt presentò otto suoi dipinti alla grande Esposizione internazionale di Roma nel 1911, partecipò alla Biennale d’arte di Venezia del 1899 e del 1910 – riscuotendo un grande successo con riscontri assai positivi in giornali e cronache dell’epoca. Non ultimo alcuni Enti culturali pubblici italiani acquistarono due importanti opere di Klimt e questo fatto indica, ancora una volta, quanto l’Italia abbia apprezzato l’opera del maestro.

l’Italia è stata la destinazione prediletta di Klimt e di molti artisti dello Storicismo e dello Jugendstil che hanno subito l’influenza dell’arte italiana e del Rinascimento, elemento imprescindibile della formazione. L’artista si recava infatti regolarmente in Italia per studiare l’eredità del Rinascimento italiano e anche l’arte del mosaico, a Venezia o a Ravenna, ad esempio, traendone ispirazione per opere del tutto originali. 

Klimt a Roma, la mostra

La Fondazione Klimt, oltre a disegni, manifesti della Secessione, autografi e fotografie, offre in questa Mostra una panoramica trasversale della pittura klimtiana, accostando dipinti celebri a sconosciute opere degli esordi. Ai vaporosi ritratti di signora di fine Ottocento si affiancano composizioni rivoluzionarie come Amiche I (Le Sorelle) del 1907 e La sposa, grande tela incompiuta eseguita nel 1917/18 negli ultimi mesi di attività dell’artista. Alcune di queste opere in mostra a Roma sono uscite l’ultima volta dall’Austria negli anni ’30. 

Klimt e gli artisti della sua cerchia sono rappresentati in mostra da oltre 200 opere tra dipinti, disegni e manifesti d’epoca. Compaiono anche Il Ritratto di Signora del 1917, uno dei tre dipinti di Klimt presenti nei musei italiani, recuperato dopo un furto clamoroso, e opere iconiche quali la famosissima Giuditta I del 1901, Signora in Bianco e Amalie Zuckerkandl del 1917.  Altrettanto importanti i tre dipinti chiamati Quadri delle facoltà, andati distrutti nel 1945 e fotografati solo in bianco e nero, che vengono proposti al pubblico qui, per la prima volta, con la ricostruzione dei colori realizzata ricorrendo al machine learning e all’intelligenza artificiale, da un gruppo di lavoro coordinato dal Belvedere nell’ambito del progetto su Klimt di Google Arts & Culture. Altre opere, dipinti e sculture sono presenti in Mostra firmati da artisti quali Hoffmann, Moser, Moll, Kramer, von Matsch e tutti contribuiscono al racconto del periodo della Secessione Viennese.

La Secessione Viennese

Tutto accade tra la fine dell’Ottocento e l’alba del Novecento, in una Vienna che ha cambiato volto per ordine dell’imperatore Francesco Giuseppe che ne ha fatto abbattere la cinta muraria per cingerla di viali alberati – il Ring – giardini, caffè, edifici di rappresentanza. Quando, nel 1879, Klimt fonda con il fratello Ernst e con Franz von Matsch la Künstler-Compagnie, a Vienna dominava ancora lo storicismo e fra gli stili del passato cui si ispiravano l’architettura e la decorazione degli edifici che sorgevano lungo la Ringstrasse, spiccava il Rinascimento italiano, allora riferimento essenziale per i giovani artisti. 

La protesta della Secessione, nata con il motto “A ogni tempo la sua arte, all’arte la sua libertà”, segnò l’abbandono di questi modelli, rivendicando il principio che l’arte si deve adeguare agli stili di vita contemporanei. 

Membro della Secessione era anche l’architetto Otto Wagner coinvolto nella costruzione e decorazione di molti edifici del Ring. Scrive «Tutto ciò che è creato con criteri moderni deve corrispondere ai nuovi materiali e alle esigenze del presente…. E ciò vale soprattutto per i nuovi tipi edilizi, come le stazioni della metropolitana, le case d’affitto, le ‘ville urbane’” 

Sono anni di grande fermento e innovazione. Vienna ha strappato a Parigi il suo primato ed è il centro di una Europa e di un Impero dove convergono le migliori intelligenze. Mentre sulla scena letteraria e musicale si avvicendano nomi di protagonisti che resteranno nella storia: Arthur Schnitzler, Franz Werfel, Robert Musil, Arnold Schonberg, Gustav Mahler – che diventa Direttore dell’Opera di Corte -, mentre Sigmund Freud apre le porte dell’inconscio. 

Sono gli ultimi fuochi della grande Austria, di lì a poco il drammatico capitolo della Grande Guerra cancellerà vite e trionfi, e per molti anni anche gli scambi culturali tra Austria e Italia.

La fondazione della Secessione può essere considerato l’evento più importante nel contesto del rinnovamento artistico di Vienna. La Kunstlerhouse all’epoca deteneva il monopolio nella attività espositiva della città, ma il 24 maggio 1897 Klimt e una ventina di amici artisti “Secessionisti” abbandonano l’organizzazione. Klimt diventa primo Presidente della Secessione e ne disegna il primo manifesto: Teseo nudo che combatte il Minotauro. 

I membri della Secessione non avevano un linguaggio artistico uniforme divisi tra arte realistica e naturale e Art Nouveau, ma tutti credevano nello stretto legame tra le belle arti, architettura e design. Nel gruppo convergono architetti, scenografi designer e progettisti che tra il 1897 e il 1905 allestiranno circa 23 mostre.

Nel 1905 dopo molte discussioni e divisioni tra i “naturalisti e gli stilisti” Klimt e alcuni altri artisti come Moser, Hoffmann e Moll finiranno per abbandonare il gruppo della Secessione, per fondare l’anno successivo 1906, l’Associazione di Artisti Austriaci.

Klimt in Italia

In quegli stessi anni Klimt torna più volte in Italia, Genova, Venezia, Verona, Ravenna, Padova e sono le sue cartoline inviate a Emilie Floge che restano una preziosa testimonianza dei suoi viaggi, esperienze e impressioni.

Negli anni tra il 1900 e il 1918, anno della sua morte, nascono le opere più belle che meritano lo status di icona. Giuditta, è una di queste, leggendaria figura biblica, dove Klimt rende omaggio al fascino dell’erotismo femminile mentre compie un omicidio.

Grande maestro nella ritrattistica per lo più femminile, un genere che in quegli anni era molto popolare, ritrae donne appartenenti alla classe benestante, ricche e altolocate. I loro ritratti sono presentati alla Esposizione Internazionale di Belle Arti di Roma nel 1911, insieme con il celebre Il Bacio, due opere simboliste La Morte e la Vita e La Giustizia e Le Bisce d’acqua I (o Le sorelle). Assai positiva l’impressione che deriva dai colori vividi, le linee sinuose, i motivi decorativi esuberanti che sprigionano attrazione e seduzione. 

A Venezia con La Biennale Internazionale d’Arte, espone Le Amiche e Bisce d’Acqua II che provocano scandalo e riprovazione quanto basta: le eleganti signore della buona società viennese si sono denudate!  

Nel 1914 Klimt e altri artisti partecipano per la prima volta alla mostra della Secessione romana nata nel 1912 in seguito ai successi del gruppo di Klimt in Italia. Anche la Secessione romana propone aggiornamenti e rinnovamenti culturali dell’arte a livello europeo sull’esempio modernista di quella austriaca. L’allestimento di Peche, architetto e designer, si ispira al principio dell’opera d’arte totale, condiviso da molti artisti italiani, mentre le sale si riempiono di dipinti, sculture, oggetti preziosi, stoffe, sete e ceramiche, molti dei quali, eleganti e raffinati, sono presenti nella Mostra di Palazzo Braschi a Roma.

Ritratto di Signora (1916-17) appartiene all’ultimo periodo di attività di Klimt. L’esecuzione è meno ricercata, la pennellata più veloce e dinamica parla di emozioni e sentimenti e di un coinvolgimento nelle atmosfere espressioniste. Il furto della tela nel 1997 come il suo ritrovamento nel 2019 sono restati misteriosi e inspiegabili.

Nel 1918, quando Klimt viene colpito da ictus, sta lavorando a La Sposa, un’opera di grande formato. Il tema è l’amore, i sensi, il desiderio e la felicità che la sposa attende mentre si abbandona al sonno. Forti contrasti di colore sono caratteristici di questa ultima fase creativa.

Amato e apprezzato quanto criticato, personaggio di grande spessore e personalità, resta un riferimento fondamentale nel panorama artistico di quegli anni. Così commenta nel 1911 Nino Barbantini, Direttore della Galleria Internazionale di Ca’ Pesaro: “…L’arte di Klimt è antipatica al nostro tempo perché l’oltrepassa e prepara il tempo di domani…”

Klimt a Roma fino al 27 marzo 2022

Infowww.museodiroma.it

© TravelGlobe RIPRODUZIONE RISERVATA 

Articoli
Correlati

POTREBBE INTERESSARTI