Dista solo cinquanta chilometri da Roma, l’alta valle del fiume Aniene, secondo per lunghezza del Lazio, chiusa da una cerchia di vette che sfiorano, e in pochi casi superano, i 2000 metri. Borghi arroccati come nidi d’aquila dove si respira un’atmosfera cristallizzata nel tempo, ambiente e natura in gran parte primigenia, una magia che rispecchia l’anima di un luogo di luce e di pace. Un piccolo mondo antico votato al piacere da scoprire lentamente, che non si fa mancare nulla. Neppure a tavola. Sorprendente: questa la parola giusta per descrivere la prima sensazione che si ha visitando questa valle, dove si possono incontrare straordinarie testimonianze di arte, storia e natura, ricchezze che aspettano solo di essere scoperte, sia in auto che con lo zaino in spalla e gli scarponi ai piedi. Per secoli l’isolamento dell’Alta Valle dell’Aniene, dei monti Simbruini e Lucretili, rilievi preziosi per le numerose e generose sorgenti d’acqua, è stata la cornice ideale di esperienze religiose di enorme valore.Prima fra tutte quella benedettina, che ha lasciato testimonianze ancora oggi ben visibili, sia per gli occhi curiosi del turista, che per quelli profondi degli studiosi. Un territorio tanto vasto quanto ricco di scorci, di sorprese, di intrecci storici dei singoli paesi con Roma, e, con il parco regionale dei monti Simbruini, la più grande area protetta del Lazio, autentico polmone verde a pochi chilometri dalla capitale strangolata dal cemento, con le sue immense faggete e i mille colori. Roma, la città Eterna, deve essere enormemente grata a questi 31 comuni della valle perché fin dal III secolo a.C, la sua principale fonte di ricchezza, l’acqua, viene ancora oggi convogliata da splendidi acquedotti, e oggetto di grande attenzione per preservarla e tutelarla al meglio, per tutti. Gli amministratori di questi piccoli borghi stanno dando un forte contributo, perché si ricucia il più possibile il tessuto culturale e sociale, il recupero delle tradizioni popolari e di un patrimonio di saperi e memorie che rischiano di disperdersi. Un’arteria di fede il corso del fiume Aniene, che ha irrorato luoghi di spiritualità e meditazione, luoghi dove la storia di questo territorio è incisa indelebilmente sulle pietre, sui muri degli eremi, delle pievi con i loro pregevoli affreschi. Molte volte un luogo ci rimane impresso per un ricordo particolare: per molti il dettaglio che li lega a questi territori è stata la visita al Sacro Speco a Subiaco, dove si conservano preziose testimonianze di una cultura millenaria e, col naso all’insù, si resta estasiati davanti agli affreschi di artisti senesi del XIV secolo. La valle intorno al 400 d.C, fu sede di un fiorente monachesimo d’ispirazione orientale, che costituì un forte interesse per il giovane Bernedetto, che, nel 497, diciassettenne, decise di fuggire dalla “caotica” Roma per dedicarsi anima e corpo a una esistenza di raccoglimento e di preghiera nelle grotte di Vicovaro e in seguito a Subiaco al Sacro Speco. Per trent’anni visse immerso in questo paesaggio montano in una grotta sui fianchi del monte Taleo, trasudante ancora oggi acqua che scivola giù nell’Aniene per finire chissà dove. Ma l’uomo nel Medioevo ha straordinarie risorse nel fisico e nello spirito. La fede sorregge Benedetto sotto il sole e sotto la pioggia, fra gli assalti dei briganti e le insidie del diavolo, sempre pronto a impossessarsi delle anime. Nasce così nel 529 d.C. l’Ordine Benedettino, per perpetuare il suo ideale di monachesimo, con 13 monasteri, dei quali uno solo superstite:l’attuale abbazia di S.Scolastica dedicata a sua sorella, per poi sintetizzare tutto questo programma nell’Ora et Labora prima della sua morte. All’altezza di Anticoli Corrado, il borgo che divenne meta privilegiata dal Settecento alla prima metà del Novecento, di molti pittori attirati dalla bellezza delle donne locali, l’Aniene curva bruscamente a sinistra puntando verso Vicovaro, serpeggiando in un paesaggio non più dall’aspetto montano, ma di dolci colline verdeggianti e uliveti. Oggi Vicovaro riserva al visitatore curioso piacevoli scoperte. Come il tempietto a pianta ottagonale di S.Giacomo, del 1448, ornato con statue e figure a rilievo in stile gotico rinascimentale, raro esempio se non unico in Italia, di arte dalmato-istriana. Una cosa è chiara vagabondando nella valle dell’Aniene: bisogna venirci per andarsene con gli occhi colmi di bellezza, bisogna venirci per andarsene più sereni.
Foto di apertura: arroccato su uno scosceso costone dei monti Simbruini, a 1053 meetri di altezza, a picco sulla valle dell’Aniene, Cervara di Roma è tra i comuni più alti del Lazio. Un paese dal tipico impianto medievale ancora intatto, con i resti della rocca, eretta nell’XI secolo, a dominare tutto l’abitato