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GRANITICHE VISIONI

Granito in Val di Mello ph Vittorio Giannella©
Granito in Val di Mello ph Vittorio Giannella©

GRANITICHE VISIONI

Testo e foto Vittorio Giannella

“Solo più tardi, molte montagne dopo, ho scoperto che questo della Val Masino è il granito più bello del mondo”Walter Bonatti

Un’altra montagna è possibile, andando a piedi per ritrovare il giusto rapporto con la natura, vivere più in contatto con se stessi, e per lasciarsi alle spalle smog e caos. Per questo non serve andare in posti remoti: a ridosso delle grandi città lombarde con milioni di abitanti si può organizzare un weekend in Val Masino, regno del granito, per scoprire il cuore più duro e selvaggio delle Alpi Retiche. Un grandioso palcoscenico con montagne ammantate di boschi e ghiacciai eterni a perdita d’occhio. A 95 minuti da Milano. Dapprima s’incontrano dolci colline, poi si rasentano le rive del placido lago di Como poi d’improvviso le montagne che dominano austere i piccoli paesi, con picchi granitici che bucano le nuvole più alte e nelle loro pieghe custodiscono nevi eterne, aspre, e per questo da sempre con poca presenza dell’uomo. E’la prima valle che s’incontra a sinistra risalendo la Valtellina, appena superato il ponte sul fiume Adda. Questo vede chi arriva in Val Masino, dalla caotica pianura padana, per scoprire quest’angolo di natura lombarda in provincia di Sondrio, (denominata anche Yosemite italiano, per la somiglianza dei paesaggi al celebre parco nazionale americano), dove recuperare energie e respirare aria più salubre. Torrenti tumultuosi, pochi abitanti, ad oggi 873, tre paesi, come tanti, di cui è piena l’Italia, con un loro fascino rurale, una loro umanità, qualche borgata, boschi tutt’intorno, campi coltivati sul fondovalle, contadini eroici con gerle cariche di fieno sulle spalle, e un orizzonte di montagne altissime.

Predarossa e Monte Disgrazia a 2000 m ph. Vittorio Giannella©
Predarossa e torbiera a 2000 m ph . Vittorio Giannella©

Ma anche piena di sorprese e facili itinerari che attraversano fitte abetaie, dove le nuvole spesso s’intrufolano creando atmosfere fiabesche, riccche di suggestioni, emozioni,  panorami immensi che celano le alte quote, dove pareti di roccia vertiginose serbano dalla notte dei tempi, segreti e leggende della valle. In autunno i primi aliti freddi e le nubi gravide di pioggia si ancorano alle cime, risvegliando i torrenti rimasti nei mesi estivi quasi asciutti e silenziosi, che ora scivolano a valle scroscianti, smaniosi di incontrare il fiume Adda. Un’escursione da non perdere, è la salita in auto, da Filorera, il borgo montano con angoli dove la bellezza si addensa e si fa pietra, all’altipiano di Predarossa, un attico sulla Val Masino, conca glaciale torbosa a duemila metri, irrorato dal torrente Duino che serpeggia sinuoso, per poi raggiungere il rifugio Ponti, seicento metri più in alto, che, come ogni tesoro che si rispetti, costa un po’ di fatica raggiungerlo, ma un luogo ideale per riscoprire un legame intimo con la natura, un’oasi di tranquillità al cospetto del monte Disgrazia. Addentrarsi su questo altipiano, costeggiando il torrente di acque cristalline, con il merlo acquaiolo che saltella e volteggia sfidando le rapide, al cospetto di picchi verticali slanciati verso il blu del cielo, oltre alla capacità di indurre tranquillità, aiuta a “staccare la spina” e molte volte riserva sorprendenti incontri, come il volo silenzioso di un gufo reale, o di una cincia su un ramo gonfia del suo piumaggio per difendersi dal freddo mattutino. In fondo alla valle ricoperto di larici, l’orizzonte invece è chiuso dal gigantesco fronte di morena del Disgrazia. La piana torbosa spesso, all’alba, è coperta da nebbie fluttuanti simili a uno sconfinato tappeto bianco, con le cime spuntare a formare isole, e se vi sembrerà di vedere abbeverarsi uno strano animale simile a un caprone è il leggendario Gigiat,  ma sappiate che è solo suggestione, l’inevitabile effetto collaterale della bellezza dei luoghi.

La fine di Predarossa a 2000 m e Monte Disgrazia 3600 m ph. Vittorio Giannella©
Faggeta a Bagni di Masino. ph. Vittorio Giannella©
Faggeta a Bagni di Masino. ph. Vittorio Giannella©

All’inizio della ripida salita per il rifugio Ponti, a tratti il sentiero è coperto da sassi scivolati in inverno con le slavine, poi un lenzuolo di rododendri, mentre a destra si può vedere il risultato dell’erosione che gli agenti atmosferici provocano ai costoni dei Corni Bruciati, 3114 metri, con  alla base un deposito immenso di ciottoli che ci ricordano come, anche le rocce più dure, si disgregano e trasformano. Gigantesche pareti si ergono tutt’intorno a strapiombo sul cammino, giù il torrente che viene dal ghiacciaio, rumoreggia tra massi  frastagliati e rossastri, rotolati giù da chissà quanto tempo. Vengono in mente le parole di John Muir, grande esploratore americano che una volta ebbe a dire:”migliaia di persone stressate e fin troppo “civilizzate” stanno cominciando a capire che andare in montagna è tornare a casa, e che la natura incontaminata non è un lusso ma una necessità””. Per questo tutta la schiera scintillante dei ghiacciai del Disgrazia, del Pizzo Badile e del Cengalo, da anni in costante arretramento, costituiscono una ricchezza naturale di assoluta bellezza, che bisogna preservare con cura per le generazioni future. 

ph. Vittorio Giannella©

Un grande capitale da proteggere e valorizzare come i 2.945 ettari di foreste della Val di Mello e Bagni di Masino, che rappresentano un prezioso scrigno di biodiversità e patrimonio genetico, dagli equilibri estremamente delicati, altrimenti destinati a scomparire. Questo grazie alla estrema varietà di ambienti e specie, che vivono in un habitat compreso tra i 700 e i 3600 metri del monte Disgrazia. Boschi di carpini e castagni alle quote più basse che si alternano alle poche fasce coltivate a fieno, più in alto aceri e abeti rossi, larici, pini mughi, fino al limite della vegetazione. A volte immagino come doveva essere 32 milioni di anni fa, quando, fiumi di lava, sgorgati dal cuore ardente della terra si consolidarono nelle spettacolari creste e vette granitiche, continuato poi col lavorìo incessante dei ghiacciai che hanno scavato le valli, lisciato rocce e formato piccoli laghi. Giganti che hanno una storia alpinistica che risale alla seconda metà dell’800, quando alpinisti italiani e inglesi conquistarono per primi le vette più alte della Val Masino: il monte Disgrazia nel 1862, il Pizzo Cengalo nel 1866 e l’anno successivo il più difficile Pizzo Badile, la più ardita e famosa. Nulla è cambiato da allora.

Riflesso nel laghetto di Val di Mello ph. Vittorio Giannella©

Nulla è cambiato da allora. Le pareti impressionanti e verticali continuano ad attrarre qui alpinisti da tutto il mondo. Picchi granitici, come quelli che si possono vedere nella Val di Mello, fiore all’occhiello della Val Masino, dal 2009 Riserva naturale, rapisce per le sue meraviglie, incorniciata com’è da scenari mozzafiato, una valle molto visitata nei fine settimana, ma che riserva ancora qualche sorpresa per chi sa cercarla, quando la luce fa il suo gioco in infinite variazioni su questo paesaggio. Sulle scoscese pareti si aggrappano faggi, cespugli e rocciatori che sfidano la verticalità di alcune vie entrate ormai nella leggenda, (qui Walter Bonatti affinò le sue tecniche) mentre più in alto, diverse cascatelle precipitano per decine di metri per poi schiantarsi sul granito. Un luogo da esplorare in profondità sia nella sua grandezza che nella sua intima bellezza paesaggistica, immagini incise e potenti che evocano cura e rispetto. Diversi sentieri si staccano da quello principale e raggiungono rifugi di alta quota, collegati col noto Sentiero Roma, tra i più arditi delle Alpi,  ma richiedono un grande sforzo e dislivelli da escursionisti ben allenati, come il Bonacossa  e il Pirotta. Al ritorno verso San Martino, le pareti granitiche brillano nella luce dorata del tramonto e si riflettono ben nitide nelle placide acque del Bidet della Contessa, un piccolo laghetto limpido molto scenografico, mentre sulle rocce ancora tiepide, alcune lucertole grigie, ben mimetizzate con i licheni si crogiolano agli ultimi raggi. Storia e natura, leggende e realtà si intrecciano invece nell’incanto, in una delle zone più belle e affascinanti  della valle: la foresta dei Bagni di Masino, con il complesso termale (ora chiuso), che, già nei secoli passati, tanti illustri personaggi ha richiamato qui.

Filorera ponte medievale ph. Vittorio Giannella@
Filorera ponte medievale ph. Vittorio Giannella@
Torrente Masino . ph. Vittorio Giannella©
Torrente Masino . ph. Vittorio Giannella©

Tra altissimi abeti e grandi faggi secolari cresciuti in mezzo a massi erratici che prendono le forme più strane, alcuni delle dimensioni di un orso, sembrano animate nella luce fioca del tramonto: un luogo per chi ha voglia di camminare senza difficoltà, anche per i più pigri, da non perdere in autunno col foliage. Il terzo itinerario ci consente di raggiungere la conca glaciale del Zoccone, poco sotto il rifugio Gianetti. Da Bagni di Masino, lasciando il torrente a sinistra, si percorre un sentiero, dapprima lastricato, poi in moderata pendenza, continua, serpeggia nel bosco con la luce che filtra attraverso i faggi, costeggiando il torrente della Val Porcellizzo, figlio degli imponenti ghiacciai, ricco di cascate, che si fa strada con forza attraverso dure rocce: uno scenario perfetto accompagnati dal concerto dei fringuelli, delle ghiandaie dei tanti uccelli che vivono a queste quote, fino al pianoro della casera Zoccone.

Sasso Remenno ph. Vittorio Giannella©
Genepi, pino mugo e erba iva ph. Vittorio Giannella©
Genepi, pino mugo e erba iva ph. Vittorio Giannella©

Una salita infinita, escursione faticosa ma che riserva fantastici panorami alpestri, quando, dagli squarci del lariceto appaiono le cime innevate del Pizzo Badile e del Cengalo, avvolte da vapori e nubi, modellati, plasmati dal vento, dal freddo intenso e dai fulmini estivi che forgiano un esercito di sculture irreali che il sole fa brillare quando illumina i cristalli di quarzo nel granito. Cime famose in tutto il mondo, terreno di sfida tra alpinisti che le hanno risalite da ogni spigolo, angolo, versante.  Prima di ripartire dalla Val Masino non bisogna tralasciare il facile sentiero dei Ciclopi, che, come in un labirinto, permette di girovagare tra massi erratici enormi e tra questi il Sasso Remenno, il monolite più grande d’Europa, autentica scuola di arrampicata dove decine di ragazzi lo scalano come ragni, col corpo aderente alla roccia alla ricerca di qualche appiglio per mani e piedi. Le cupe nuvole temporalesche del pomeriggio ora sono rosa, rotolano giù nel vallone e il vento della sera le disperde.


Gerla e fieno per il bestiame ph. Vittorio Giannella©


Bresaole Ph. Vittorio Giannella


Filetto di cervo ai frutti di bosco agretti e pancetta croccante ph. Vittorio Giannella©


Stefano Villani produce formaggi a S. Martino ph. Vittorio Giannalla©

Info

Dormire e mangiare in Val Masino

Hotel ristorante Miramonti a Filorera, lungo la strada principale e con ricarica elettrica per auto. Via Zocca,12 tel. 0342 640144

Hotel ristorante Rustichella a Filorera, con grande solarium e giardino, parcheggio privato e accesso per disabili. tel. 0342 640121

Infopoint

Comune di Valmasino a Cataeggio tel. 0342 640101.

Per accedere, a pagamento, sull’altopiano di  Predarossa, salendo da Filorera a 2000 metri, con auto in numero di 50 giornaliere basta utilizzare la app al costo di 10 €


Trollius europaeus botton d oro ph. Vittorio Giannella©


Sella di capriolo ai frutti di bosco ph Vittorio Giannella©


Torta di mele ph Vittorio Giannella©
Torta di mele ph Vittorio Giannella©

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