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VIAGGIO SLOW NELLA VERDE OCCITANIA

Le luci della spiritualità al convento dei giacobini a Tolosa. ph Vittorio Giannella©
Le luci della spiritualità al convento dei giacobini a Tolosa. ph Vittorio Giannella©

VIAGGIO SLOW NELLA VERDE FRANCIA D’OC

Testo di Silvana Benedetti. Foto di Vittorio Giannella

Chiudete gli occhi per un istante, e fate un salto nel passato, o meglio nel medioevo. Tendete l’orecchio all’ascolto di una poesia d’amore.  Riuscite a sentirla?  È una delicata romanza le cui rime, più che recitate, sono cantate in una lingua soave e sconosciuta, accompagnate dal suono di uno strumento. Il musico si chiama trovatore e la lingua è occitana, ovvero la lingua d’Oc. I trovatori erano poeti itineranti: andavano di castello in castello, protetti dai nobili signori, componevano versi raffinati, ispirati alla natura o al valore di uomini e donne di intenso sentimento. Lo stile dei trovatori ebbe grande influenza sulle letterature che nacquero in Europa dopo l’anno Mille. Così la loro lingua, l’occitano. 

Adesso riaprite gli occhi, per seguirci nel nostro viaggio in Occitania, dove ancora da qualche parte, si sente parlare l’antica lingua d’Oc. Questa terra, dal carisma immediatamente percepibile, conserva ancora una parte di mistero e di eternità che mantiene gelosamente segreta e una spiritualità intima e universale allo stesso tempo. Incastonata tra il Mar Mediterraneo e le montagne dei Pirenei, nata nel 2016, a seguito della fusione delle regioni Midi-Pirenei e Linguadoca-Rossiglione, l’Occitania custodisce preziose perle turistiche Patrimonio Unesco, luoghi dove arte, cultura, natura e qualità della vita si fondono armoniosamente. 

Tolosa. La facciata della Basilica di San Sermin di notte. ph. Vittorio Giannella ©
Tolosa. La facciata della Basilica di San Sermin di notte. ph. Vittorio Giannella©
Tolosa. Passeggiando sul Lungo Garonna e Pont Neuf. ph. Vittorio Giannella©
Tolosa. Passeggiando sul Lungo Garonna e Pont Neuf. ph. Vittorio Giannella©

Tolosa: la ville en rose   

Se arrivate di sera, al crepuscolo, mentre il cielo è tinteggiato di indaco, Tolosa vi accoglierà nel suo momento più magico e seducente, quello in cui la sua superba “veste” di mattoni rosa, modellata da 2.000 anni di storia, vira tra il rosso e il corallo, mettendo in scena un superbo spettacolo di luci e ombre. Tolosa vi conquisterà immediatamente, senza appello, con i suoi colori e lo charme tipico della Francia del sud.

Vibrante e appassionata, colta e vitale, Tolosa è la capitale dell’Occitania. 

Soprannominata la “Città Rosa“, proprio per via della caratteristica pietra utilizzata nella costruzione di molti dei suoi edifici antichi, la città è impreziosita da un incantevole centro storico, pittoresco e traboccante di arte e di monumenti eccezionali, fatto di viuzze e piazzette decorate con fontane, negozi, piccoli ristoranti e chiese color ambra. Camminate con il naso all’insù. Ammirate gli ornamenti delle facciate: colonne, cariatidi, volti e altre decorazioni. Entrate nei cortili dei palazzi signorili rinascimentali.  Sono edifici che riportano all’epoca d’oro, del pastel, il “magico blu” estratto dalle foglie dell’Isatis tinctoria, vegetale utilizzato a scopo sia tessile sia medicinale, anche dai greci, dai romani e per tutto il medioevo. Il pastel era un colore molto richiesto nel Rinascimento e simbolo di nobiltà per la sua difficoltà di reperimento e di produzione. I “signori del blu” fecero a gara per costruirsi sontuosi palazzi con svettanti torri, segno di potere e di abbondanza. Per questo la silhouette di Tolosa è un susseguirsi di linee verticali che si fronteggiano, come irriverenti campanili laici che sfidano quelli delle chiese.

Tolosa. Negozio dedicato al colore blu estratto dalla isatis tinctoria, pianta diffusa nel triangolo Albi-Tolosa-Carcassonne, assai ricercato e venduto in tutta Europa nel XVI secolo. ph. Vittorio Giannella©
Tolosa. Scultura posta sul Pont Neuf sulla Garonna. ph. Vittotio Giannella©
Tolosa. Scultura posta sul Pont Neuf sulla Garonna. ph. Vittotio Giannella©

Iniziate l’itinerario partendo da Place du Capitole, sulla quale si aprono caffè e locali vivaci.  Fermatevi per sorseggiare una bibita ai tavoli all’aperto, ammirando l’ampio spazio a cui fanno da cornice costruzioni storiche e la maestosa facciata neoclassica del Capitole.  Un monumento emblematico, un caso unico in Francia, perché ospita al tempo stesso il Municipio e l’Opera. Sede del potere comunale fin dalla sua costruzione, trasformato e abbellito in ogni epoca, le mura del Capitole raccontano i grandi momenti della storia di Tolosa. Al primo piano, si attraversano magnifiche sale di ricevimento, decorate con allegorie dell’Amore di Paul Gervais e tele giganti di Henri Martin.

Tolosa. Bar Basque. ph. Vittorio Giannella©
Tolosa. Bar Basque. ph. Vittorio Giannella©

Entrate nella Basilica di Saint-Sernin e nell’Hôtel-Dieu Saint-Jacques, entrambi siti Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. La Basilica di Saint Sernin, la più grande basilica romanica d’Europa, fu costruita nel XII e XIII secolo, per ospitare i pellegrini in viaggio per Santiago de Compostela. Tra le sue bellezze il campanile a pianta ottagonale con torrette e cuspidi, in mattoni color giallo oro e rosa, che conferiscono all’edificio una particolare bicromia. Poco lontano si trova l’imperdibile Convento dei Giacobini, un gioiello di architettura gotica con la volta dell’abside a forma di albero di palma. Contiene le spoglie mortali di San Tommaso d’Aquino. Poi, perdetevi nel silenzio del chiostro.


Tolosa. Una sala del Capitole affrescata da Édouard Debat-Ponsan ph. Vittorio Giannella©


Tolosa. La facciata del Capitole e la Grande Plance. ph. Vittorio Giannella©


Tolosa. Una sala del Capitole affrescata da Édouard Debat-Ponsan ph. Vittorio Giannella©

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Tolosa. Particolare di una parete affrescata da Paul Gervais in una sala del Capitole. Giochi sulla riva della Garonna. ph. Vittorio Giannella©


Tolosa. Particolare delle pareti affrescate da Paul Gervais. in una sala del Capitole. ph. Vittorio Giannella©

Tolosa gourmand: le Marché Victor Hugo:

L’appuntamento imperdibile, per un pranzo o uno spuntino, è al Marché Victor Hugo, il mercato più famoso e più grande di Tolosa. Nato nel lontano 1892, questo luogo rappresenta un autentico pezzo della storia della città. Oggi, nei suoi 4000 mq, sviluppati su due piani, si trovano prodotti sempre freschi in un tripudio di colori e di profumi.  Al pian terreno sono in vendita le specialità tipiche della gastronomia francese. Il primo piano ospita bar e ristoranti, alcuni dei quali piuttosto raffinati. Cosa acquistare o gustare? La cucina locale è squisita e all’altezza della sua fama, quindi, non c’è che l’imbarazzo della scelta: insalate del Gers, foie gras, petto d’anatra piedini di maiale.  E ancora, il famoso cassoulet, a base di stufato di carne e fagioli bianchi e le salsicce di Tolosa. I piatti vengono preparati con ingredienti provenienti esclusivamente dalle bancarelle allestite al piano inferiore

Tolosa. Oeuf brouilles aux fritons de canard. Ristorante Le Bon Vivre. ph. Vittorio Giannella©
Tolosa. Oeuf brouilles aux fritons de canard. Ristorante Le Bon Vivre. ph. Vittorio Giannella©
Tolosa. Cetriolo con maki, avocado e tartare di pomodoro. Ristorante Le Bon Vivre. ph. Vittorio Giannella©
Tolosa. Cetriolo con maki, avocado e tartare di pomodoro. Ristorante Le Bon Vivre. ph. Vittorio Giannella©

Tolosa sulla Garonna

Tolosa, espansa a forma di mezzaluna, gode di una splendida posizione tra un’ansa della Garonna e l’imponente Canal du Midi. Dopo una breve passeggiata si raggiungono le rive della Garonna, con il suo scenografico Pont Neuf, da dove è possibile ammirare le cime dei Pirenei: uno spettacolo suggestivo che si ripete molto spesso, a seconda delle condizioni climatiche. Tolosa ha un rapporto appassionato con il suo fiume. Le sue banchine soleggiate in mattoni, ombreggiate da platani, sono fiancheggiate da splendide case. È uno dei luoghi preferiti dagli abitanti, che amano ritrovarsi nel verde e nell’animazione del Port de la Daurade.

Tolosa. La basilica romanica di Saint-Sernis monumento nazionale e patrimonio UNESCO ph. Vittorio Giannella©
Tolosa. La basilica romanica di Saint-Sernis monumento nazionale e patrimonio UNESCO ph. Vittorio Giannella©
Tolosa. Il portale della basilica di Saint-Serin, monumento nazionale e Sito UNESCO. ph. Vittorio Giannella@
Tolosa. Il portale della basilica di Saint-Serin, monumento nazionale e Sito UNESCO. ph. Vittorio Giannella@

Universo tecnico e magico. A un passo dalle stelle

Dal passato al futuro. Città versatile, Tolosa è anche la Capitale europea dell’aeronautica e dello spazio, culla del razzo Ariane, del Concorde, di Airbus. Una grande storia le cui imprese, avventure e meraviglie siete invitati a condividere. Prevedete di passare almeno una giornata alla Città dello Spazio, che propone una divertente esplorazione dell’avventura cosmonautica. Non di meno la Halle de La Machine è un luogo assolutamente incredibile. Uno straordinario spazio espositivo con enormi automi a tema fantasy, pronti a intrattenere pubblico e visitatori. Protagonista indiscusso è senza dubbio il Minotauro: una creatura monumentale che può arrivare a trasportare, a ogni viaggio, fino a 50 persone. In questo spettacolare luogo troverete macchine davvero sbalorditive, dalle più piccole alle più grandi, riportate in vita da veri e propri artisti della meccanica e della fantasia.

La natura dietro l’angolo

Sebbene moderna e cosmopolita Tolosa è anche una città a misura d’uomo, che può essere facilmente visitata a piedi o in bicicletta, poiché dotata di un gran numero di piste ciclabili. La natura è protetta e valorizzata, quanto il ricco patrimonio architettonico.  Il traffico è dirottato sulla rete dei viali che circondano il centro. Numerosi sono i parchi e i giardini dove trascorrere il tempo libero.  Le Jardin des Plantes, ad esempio, un parco di sette ettari creato due secoli fa, è un posto magnifico per godersi il silenzio e il relax. Questo giardino pubblico, attraversato da un ruscello popolato da anatre, cigni e oche, ha la particolarità di coltivare numerose specie botaniche rare.

Nel paese dei Catari, da un castello all’altro 

Terra ribelle, l’Occitania attinge una parte della sua identità nel cuore della storia del Catarismo. Una storia profondamente ancorata al suo paesaggio. Una storia che racconta della dissidenza cristiana, risalente alla metà del 13esimo secolo, fino alla crociata lanciata nel 1209 contro i Catari e l’inquisizione che impiegherà un secolo per estinguerla. Castelli rannicchiati eretti in equilibrio su vertiginosi picchi rocciosi e talvolta nascosti allo sguardo. I castelli del paese Cataro sono ancora oggi i grandi testimoni di questa epopea, ricca e sorprendente.  Ed è in questi luoghi, che ci dirigiamo, una volta lasciata Tolosa, inoltrandoci tra gli impervi paesaggi dei Pirenei, in quella serrata catena di vette che ospita alcuni degli scenari più grandiosi e incontaminati del paese e gli animali selvatici più rari. Un vero paradiso per gli amanti delle attività all’aperto.  

Ci troviamo nel dipartimento dell’Ariegè, adagiato ai piedi dei Pirenei, dove ancora soffia forte il vento del medioevo sulle testimonianze più significative: il Castello di Foix e quello di Montségur. Foix sorge maestosa sul punto di confluenza dei fiumi Arget e Ariège. In posizione strategica, su di un picco roccioso, il Castello di Foix , con la sua imponente statura e le tre possenti torri svettanti verso il cielo, domina la magnifica valle e la città medievale. Costruito nel X° secolo il maniero è il simbolo del potere di una contea, fortemente indipendente, quella dei Conti di Foix, impegnata nella difesa della causa catara. Resistendo a molti assalti, il castello non è mai stato espugnato. Durante la crociata della Chiesa cattolica contro l’eresia catara, i conti di Foix, sostenitori della resistenza occitana, accolsero e protessero i perseguitati rifiutandosi di sottomettersi all’autorità del re di Francia. Il personaggio più noto della dinastia fu Gastone Febus, un brillante poeta che si circondava di trovatori e che scrisse un trattato sull’arte venatoria. All’interno del castello il tempo sembra essersi fermato: tutte le stanze sono disposte e arredate come se Gaston Fébus e la sua corte vivessero ancora lì. Lo spazio del museo, grazie a strumenti digitali innovativi, offre numerosi laboratori e giochi partecipativi con macchine da guerra a grandezza naturale, immergendo il visitatore nel cuore dell’azione, come secoli fa. Il castello si raggiunge dalla città vecchia tramite una facile salita.  Percorrendo le strette viuzze acciottolate si incontrano deliziose case a graticcio, edifici con cariatidi, passaggi segreti, antichi negozi, piccole piazzette. Una totale immersione nell’atmosfera medievale.

Montségur. Il Castello di Monségur domina la vallata. ph Vittorio Giannella@
Montségur. Il Castello di Monségur domina la vallata. ph Vittorio Giannella@
Monségur. Le rovine del castello di Montsegur a 1250 m. ph. Vittorio Giannela©
Montségur. Le rovine del castello di Montsegur a 1250 m. ph. Vittorio Giannela©
Monségur. Le mura del castello. ph.Vittorio Giannella©
Montségur. Le mura del castello. ph.Vittorio Giannella©


Il castello di Foix ph. Vittorio Giannella©


Saint-Paul de Jarrat. La Maison d’hôtes Le Clos Cathala. ph. Vittorio Giannella©


Foix. La famosa coltelleria artigianale Maison Savignac. ph. Vittorio Giannella©

Montségur l’ultima roccaforte dei catari 

 Prepararsi a una ripida scarpinata di 1207 metri.  Ci vogliono scarpe comode e buon fiato per raggiungere  la cima della collina,  dove si ergono i ruderi del  castello di Montsegur.  Sebbene del castello restino visibili solo le solide mura di recinzione e la torre di guardia, l’atmosfera è ammantata di fascino e lo spettacolo della vallata che si gode dalla cima, ripaga la salita. Il Castello di Montsegur, occupato nel XIII secolo dagli aristocratici spodestati, fu un importante presidio cataro. Si tratta del castello più occidentale di una serie di roccaforti catare che si susseguono in questa zona;  ma fu qui che nel 1242 i catari subirono la più dura delle loro sconfitte. Il castello cadde dopo un estenuante assedio durato nove mesi e i difensori vennero bruciati vivi poiché si rifiutarono di rinunciare alla loro fede.

Sul cammino che conduce al castello una stele ne ricorda il martirio. Secondo una leggenda locale il Sacro Graal venne fatto uscire di nascosto dal castello nei giorni precedenti la battaglia. Uno strano fenomeno solare accade ogni anno il 21 giugno, al solstizio d’estate. Il primo raggio di sole all’orizzonte attraversa con precisione millimetrica i quattro arcieri del mastio a nord-ovest evocando un antico culto zoroastriano.

Mirepoix: un piccolo gioiello architettonico

In direzione di Carcassonne vale la sosta a Mirepoix, una bastide edificata attorno a una delle più belle piazze del sud francese. Costruita a scacchiera, la piazza è incorniciata da case a graticcio dai colori tenui, che risalgono dal XIII al XV secolo, ed è circondata da portici con trabeazioni a vista, che ospitano botteghe di artigianato, negozi e caffè. Pezzo forte è la Maison des Consuls le cui travi di legno sono scolpite con centinaia di ritratti di animali, mostri, caricature grottesche e mestieri medievali. Nel centro del paese si trova la splendida cattedrale gotica di Saint Maurice, che vanta una navata di 22 metri di larghezza e un campanile di 60 metri, con 16 campane in funzione. 

Un angolo della piazza è interamente occupato dalla Hall,  una grande struttura a gazebo in ferro tipica dell’architettura industriale, utilizzata ancora oggi durante i giorni di mercato. Sono questi i momenti migliori per visitare Mirepoix, quando la piazza è gremita di banchi colorati che vendono prodotti locali tipici del territorio. Una curiosità: il celebre battuto di verdure finemente tagliate, chiamato appunto Mirepoix, nacque per opera del conte Gaston Pierre de Lévis Mirepoix, e porta per questo motivo il nome della cittadina.


Mirepoix. Il centro medievale. ph. Vittorio Giannella©


Mirepoix. La Fontaine Fontestorbes sgorga dalla montagna. ph. Vittorio Giannella©


Mirepoix. Il paese medievale. ph. Vittorio Giannella©

Carcassonne e il ponte sul fiume Aude prima di un temporale. ph. Vittorio Giannella©
Carcassonne e il ponte sul fiume Aude prima di un temporale. ph. Vittorio Giannella©

 La fiabesca Carcassonne

Vista da lontano, appollaiata sulla cima di una collina rocciosa, con le sue merlature dentellate, le mura massicce e le torrette appuntite, la Cité fortificata di Carcassonne, Patrimonio dell’Umanità Unesco, sembra uscita da un libro di fiabe per bambini. Troppo bella per essere vera. Eppure, questa antica città, tra le mete turistiche più frequentate di Francia e non solo, è talmente evocativa da resistere con il suo fascino, all’assalto di milioni di visitatori ogni anno, soprattutto d’estate. Carcassonne è la “perla” del mezzogiorno francese.

Cinquantadue torri e tre chilometri di diametro: una passeggiata attorno alla Cité, permette di scoprire più di 25 secoli di storia, oltre agli innumerevoli adattamenti e trasformazioni al mutare delle tecniche di guerra e di difesa. Il castello segue una pianta a schema concentrico, una doppia cinta muraria e torri difensive, progettate per resistere all’attacco delle macchine d’assedio. La Cité si può raggiungere attraversando il pedonale Pont Vieux, costruito nel XIV secolo, per collegare la città bassa con la città alta di Carcassonne.  Pur essendo uno dei numerosi ponti sul fiume Aude, il Pont Vieux è di gran lunga il più antico e il più suggestivo, per le sue arcate eleganti e le dimensioni ridotte. Oltrepassare la Porte Narbonnaise o la Porte d’Aude  è come fare un tuffo nel passato. Da visitare è il Castello Comitale, una fortezza dentro una fortezza, un torrione edificato per i Visconti di Carcassonne nel XII secolo. Passeggiando lungo i bastioni, potrete godere di un magnifico panorama sulla valle circostante, sui Pirenei e sui Monti Neri. A poca distanza da Place du Chateau si trova la Basilique Saint Nazaire, un esempio di coesistenza armoniosa tra lo stile Romanico ed il Gotico. Vale la pena di entrate per ammirare gli stupendi rosoni e le vetrate del coro. Al di sotto della città fortificata si sviluppa la Ville Basse, la Città Nuova, che a dispetto del suo nome nasconde anch’essa un’anima medievale. Cominciate la vostra visita dalla Bastide Saint Louis, risalente al XIII secolo, e lasciatevi incantare dalle sue strade a raggiera, dove si affacciano palazzi storici, monumenti, musei e chiese. Fermatevi sulla bella Place Carnot e ammirate al centro la Fontana di Nettuno, che risale al XVIII secolo. Concedetevi una pausa per gustare le specialità locali e per acquistare frutta e verdura al pittoresco mercato, dove si respira la tipica atmosfera rilassata della Francia meridionale.


Carcassonne. Le splendide vetrate a piombo della Basilique des Saints Nazaire et Celse. Sito UNESCO. ph. Vittorio Giannella©


Carcassonne. Le splendide vetrate a piombo della Basilique des Saints Nazaire et Celse. Sito UNESCO. ph. Vittorio Giannella©


Carcassonne. La porta di ingresso. ph.Vittorio Giannella©


Carcassonne vista dai suoi vitigni prima di un temporale. ph.Vittorio Giannella©


Carcassonne. Il borgo murato sito UNESCO. ph Vittorio Giannella©

Carcassonne e la sua anima verde

Vi siete rifocillati? Bene, perché andiamo a fare la conoscenza con la perla verde di Carcassonne, Patrimonio dell’Umanità Unesco: il pittoresco Canal du Midi. La grande opera di Pierre-Paul Riquet, realizzata all’epoca del Re Sole Luigi XIV, che collega per via fluviale il Sud della Francia a Tolosa, per poi gettarsi nella Garonne, fino all’Oceano Atlantico. L’appuntamento è al porto di Carcassonne, per partire alla scoperta del meraviglioso canale e della genialità di colui che l’ha ideato. Lo potete esplorare a piedi, in bicicletta o con un tour in battello.

Carcassonne ha in serbo sorprese anche per gli amanti del vino, Nei dintorni della città ondeggia un infinito mare di vigneti, dove si producono i prelibati vini della Linguadoca. Vini di grande personalità e carattere, che siano essi rossi, bianchi, rosé o spumanti, fanno tutti parte del ricco patrimonio culturale e gastronomico della regione.

Vendemmia attorno a Carcassonne ph. Vittorio Giannella©
Vendemmia attorno a Carcassonne ph. Vittorio Giannella©
vitigni attorno a carcassonne ph vgiannella
Vitigni attorno a Carcassonne ph. Vittorio Giannella©

Ambialet: un villaggio di carattere nella Valle del Tarn

Per raggiungere la Valle del Tarn, non imbocchiamo l’autostrada, ma decidiamo di attraversare i Monti Neri, i quali, a dispetto del loro nome, vantano una natura esplosiva, selvaggia e incontaminata. Faggi, aceri e frassini, soprattutto nella stagione del foliage, si incendiano di colori abbaglianti e l’aria si riempie di sentori di resina e di funghi.   Arroccati sulle colline, villaggi fortificati e città medievali, sembrano sussurrare al viaggiatore la storia di questa terra di passioni, mentre il Tarn, fiume maestoso, disegna come un abile pittore paesaggi superbi.

Ed ecco apparire ai nostri occhi Ambialet, delizioso “villaggio di carattere”  30 minuti a est di Albi. Un sito naturale unico, adagiato su di un’imponente lingua di terra rocciosa, con la sua immagine riflessa nell’istmo più stretto d’Europa. Il fiume Tarn, qui è calmo e sinuoso, gira e ritorna, fino a formare un’ansa. Appena dieci metri separano, infatti, le due sponde del fiume, all’altezza della centrale idroelettrica, che, insieme alla sua diga,  venne costruita all’inizio del XX secolo, in luogo del vecchio mulino. Dai Celti ai Conti di Tolosa, passando per la crociata contro gli Albigesi, questo luogo strategico ha vissuto una storia movimentata.

Alcuni sentieri conducono alla scoperta delle chiese di Ambialet: la chiesa romanica del priorato di Notre-Dame de l’Oder,  la chiesa di Notre-Dame de la Capelle, la chiesa Saint-Gilles dell’XI secolo, che durante l’estate ospita alcune mostre d’arte. I punti più panoramici sulla valle del Tarn si possono ammirare dalla spianata del priorato o, per i più sportivi, dalle rovine arroccate del castello fortificato. Per affittare una bicicletta elettrica, ci si può rivolgere all’Hotel Du Pont o all’Ufficio del Turismo di Ambialet.


Ambialet. Il fiume Tarn. ph.Vittorio Giannella©


Ambialet. In e-bike nei boschi. ph.Vittorio Giannella©


Ambialet. L’itsmo e il villaggio. ph.Vittorio Giannella©


La diga di Ambialet. che produce energia dal fiume Tarn per l’abitato. ph.Vittorio Giannella©

Albi e la sublime arte di vivere

Quando lo scrittore francese François-René de Chateaubriand visitò Albi, la definì come la più italiana tra le città francesi. E aveva visto giusto. Animata ed elegante, colta e gourmand,  Albi abbraccia il visitatore con la sua dolcezza di vivere, quasi italiana.  Capoluogo del dipartimento del Tarn, Albi è riuscita a valorizzare i suoi numerosi beni,  meritando l’iscrizione al Patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 2010. Il suo straordinario reticolo urbano, formato da una particolare tipologia di mattoni, le ha assegnato la connotazione di “città rossa“: infatti, a seconda della luce e dell’ora del giorno, Albi intinge il suo pennello in una tavolozza di colori mutevoli e cangianti, che virano in tutte le declinazioni del rosso, rosa e ocra.  Un modello architettonico unico in Europa. A testimoniarlo sono l’imponente Cattedrale di Santa Cecilia, e il Palazzo Episcopale de la Berbie, che dominano il centro storico della città, e che sono tra i più grandi edifici in mattoni cotti del mondo. La cattedrale di Sainte-Cécile, mostra l’aspetto di un castello fortificato e offre una suggestiva collezione di dipinti, sculture e statue. Con i suoi 113 metri di lunghezza e 35 di larghezza, insieme a un campanile alto 78 metri, possiede dimensioni eccezionali. Se la facciata esterna colpisce per le sue proporzioni titaniche e il suo colore inconfondibile, anche l’interno stupisce per il maestoso blu delle volte e delle pareti interamente dipinte.

Albi e il fiume Tarn. ph.Vittorio Giannella©
Albi e il fiume Tarn. ph.Vittorio Giannella©

Il Palazzo de la Berbie, ex palazzo dei vescovi, è uno dei più antichi castelli di Francia, anteriore alla costruzione del Palazzo dei Papi ad Avignone. Edificato su un sito naturalmente fortificato, è caratterizzato da un’architettura militare che affermava il potere dei vescovi contro i consoli della città. Nei secoli i Vescovi l’hanno trasformata in una dimora residenziale. Si possono visitare i notevoli giardini del palazzo e l’antica cinta muraria, ora diventata uno splendido sentiero pedonale, da cui si gode una vista panoramica sulle rive del Tarn, sul pontile delle chiatte, sul quartiere della Madeleine e oltre, sulle colline circostanti. È nel cortile principale, fiancheggiato da due torri, che si trova l’ingresso del museo Toulouse-Lautrec.

Si, perché l’audace (e sfortunato) artista, Henri Marie Raymond de Toulouse-Lautrec-Monfa, noto semplicemente come Henri de Toulouse-Lautrec, venne al mondo il 24 novembre 1864, proprio in questa città. Nobile di nascita, bohémien per natura, il pittore francese amava dipingere il “popolo della notte“, gli ubriaconi, le ballerine di can can, la follia della Belle Époque e le case chiuse della Parigi del tardo Ottocento, con il suo stile inimitabile. Il museo Toulouse-Lautrec raccoglie la più grande collezione al mondo di opere del pittore: 31 manifesti, 219 dipinti, 563 disegni, 183 litografie. Troverete dipinti irriverenti di bordelli e locali di spettacolo, insieme a importanti stampe pubblicitarie, oltre alle sue opere tardive.

Albi. Pioggia sul fiume Tarn. ph.Vittorio Giannella©
Albi. Pioggia sul fiume Tarn. ph.Vittorio Giannella©

La bellezza architettonica della città si sposa felicemente con il paesaggio naturale, tanto da donarle un fascino davvero suggestivo; inoltre, diversi percorsi pedonali,  permettono di visitare al proprio ritmo,  i monumenti e gli edifici della città vecchia. Il quartiere di Castelviel, di fronte al campanile della cattedrale, è la culla della città, con le sue piazze circondate da case medievali a graticcio e i vicoli stretti.  Il Castelnau, pittoresco quartiere con strade larghe e diritte, è il simbolo del moderno sviluppo della città nel XII secolo. La casa Vieil Alby, vicino a rue Toulouse-Lautrec, sede dell’associazione Albi Patrimoine, è uno dei suoi emblemi. Il borgo Saint-Salvi, a forma di anello o ruota, circonda la collegiata e il chiostro di Saint-Salvi; quest’ultimo  è un notevole complesso eretto a partire dall’XI secolo, che combina architettura romanica e gotica. Mentre le Combes e le sponde del Tarn, compreso il Pont-vieux, costruito intorno al 1030-1040, sono il fulcro della prosperità commerciale nel Medioevo.


Albi. La meravigliosa Cathédrale Sainte-Cécile, patrimonio UNESCO. ph. Vittorio Giannella©


Albi. Particolare dell’ingresso della meravigliosa Cathédrale Sainte-Cécile, patrimonio UNESCO. ph. Vittorio Giannella©


Albi. Affresco della meravigliosa Cathédrale Sainte-Cécile, patrimonio UNESCO. ph. Vittorio Giannella©


Albi. Dettaglio del portone del Palais de la Berbie (XVI sec). ph. Vittorio Giannella©

Albi, da città rossa a città verde

La città di Albi ha sposato da tempo il concetto di sostenibilità. Spazio e sostegno vengono offerti agli artigiani locali e fortemente incentivato è anche il commercio dei prodotti del territorio, acquistabili nei numerosi mercati contadini sparsi in città.  Per gli amanti delle camminate lungo il fiume sono stati realizzati dei percorsi davvero molto green. Il percorso più famoso è chiamato “Echappée verte”. Creata più di dieci anni fa, “la fuga verde” offre la possibilità di passeggiare in un ambiente naturale preservato per quattro chilometri lungo il Tarn e il torrente Causses. L’Echappée verte è diviso in tre sezioni ben segnalate, percorribili separatamente o tutte insieme: le Sentier des Berges,  le Sentier Sauvage. le Sentier de la Mouline. Da giugno a settembre, gli alberi da frutto offrono agli escursionisti l’opportunità di raccogliere le prelibatezze delle varietà locali. Questo tratto è percorribile anche in bicicletta.  In alternativa si può scegliere un’escursione in gabarra, un’imbarcazione elettrica a fondo piatto, un tempo utilizzata per il trasporto di merci, che oggi consente di avvicinarsi alle rive selvagge del fiume e contemplare la città da un’altra angolazione, quella della sua attività fluviale: mulini, banchine, edifici dedicati alle chiuse.

Albi. Chiostro nascosto della Chiesa Collegiata di Saint-Salvi (XI-XIII sec.). ph. Vittorio Giannella©
Albi. Chiostro nascosto della Chiesa Collegiata di Saint-Salvi (XI-XIII sec.). ph. Vittorio Giannella©

Info

Agenzia per lo Siluppo del Turismo Francese

Sito del turismo dell’Occitania

Sito del turismo del Tarn

Ufficio del turismo di Tolosa 

Ufficio del turismo di Albi 

Destinazione Carcassonne 

Agenzia per lo sviluppo del Turismo Aryège Pirenei


Albi. La mostra permenaente di Henry de Toulouse-Lautrec. ph.Vittorio Giannella©


Albi. Il chiostro della Chiesa Collegiata di Saint-Salvi (XI-XIII sec.). ph. Vittorio Giannella©


Albi. Ristorantini nelle viuzze. ph. Vittorio Giannella©



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