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Viaggi, aerei e coronavirus: no al distanziamento, si alla mascherina obbligatoria

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Viaggi, aerei e coronavirus: no al distanziamento, si alla mascherina obbligatoria

di Francesca Spanò | @francynefertiti

Il turismo non vive di certo una delle sue primavere migliori, ma la voglia di viaggiare e di tornare alla normalità è sicuramente tanta. E allora si studiano all’ordine del giorno soluzioni e alternative per essere pronti a volare non appena il Covid-19, in qualche modo, riuscirà a darci tregua. A proposito di aerei, mentre il no al distanziamento a bordo è ormai probabile (per via delle eccessive perdite economiche per le compagnie), si fa strada la certezza della mascherina obbligatoria in ogni caso. La Iata si schiera  a favore della normalità, auspicando almeno questo piccolo accorgimento che sembra rappresentare una buona barriera di protezione.

Mascherine sì, ecco perché

L’associazione internazionale del trasporto aereo, propone che diventi una necessità portarla anche per il personale di bordo degli aerei, come misura fondamentale per la sicurezza. Questo potrebbe anche eliminare la necessità di distanziare i posti tra i passeggeri, lasciando di fondo moltissimi posti vuoti (con perdite economiche incalcolabili). Proteggere il viso, quindi, limiterebbe al minimo la possibilità di contrarre il coronavirus durante uno spostamento da un Paese all’altro e non sarebbero necessarie “limitazioni all’uso del posto centrale per creare il distanziamento sociale a bordo degli aerei”. Del resto gli aeromobili vengono igienizzati e già a terra i controlli sono molti rigidi per cui anche con meno posti venduti, comunque, gli introiti tornerebbero a salire.

Da Hong Kong all’Italia, ecco le novità

All’aeroporto di Hong Kong oltre a mascherine e controlli di temperatura corporea, è in fase di sperimentazione una nuova procedura anti coronavirus, che permette di uccidere batteri e virus dalla pelle e dagli indumenti (in tutta tranquillità per la salute). Dall’Italia, invece, un’interessante soluzione arriva dalla storica azienda Abet Laminati grazie al nuovo sistema integrato chiamato Igea. A firmare il progetto ci hanno pensato i designer Giulio Iacchetti Matteo Ragni, dando vita a due sistemi alternativi che, unendo la tecnologia nei pannelli in laminato, permettono nello stesso tempo di rilevare la temperatura corporea e sanificare lo spazio di passaggio di viaggiatori, lavoratori o persone in transito. Il nome richiama subito al nostro Paese, riferendosi alla divinità della salute nella mitologia greca e romana e si articola in due sistemi.

Il primo è Igea Insula, un’isola prefabbricata che si installa rapidamente e favorisce l’indirizzamento di un numero cospicuo di persone verso un varco di transito, con controllo affidato a due termocamere che rilevano la temperatura corporea. C’è poi invece  l’Igea Safety box che funziona come un tunnel di passaggio moltiplicabile a seconda della necessità e dei flussi di persone, per misurare la temperatura corporea e rilevare la presenza della mascherina, prima di permettere l’accesso. Una novità che potrebbe trovare largo impiego nel prossimi futuro, entro e fuori i confini nazionali, come confermano Giulio Iacchetti Matteo Ragni: “Con Igea abbiamo accolto la sfida di portare il design a dare un contributo contro l’emergenza sanitaria in corso.Crediamo nel ruolo strategico che il mondo del progetto può e deve ricoprire in momenti difficili come quello che stiamo vivendo”. Soddisfatto anche il CEO di Abet Laminati, Ettore Bandieri: Abbiamo pensato di chiedere a due bravissimi designer come Giulio Iacchetti e Matteo Ragni di progettare il modo per mettere a disposizione di tutti la soluzione che abbiamo sperimentato inizialmente in azienda, rendendo disponibili sul mercato sistemi prefabbricati e modulari in grado di risolvere le varie problematiche generate dal volume di differenti tipologie di afflusso di persone”.

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