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Valtellina: montagna orizzontale

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Valtellina: montagna orizzontale

di Raffaele Alessi

Una volta la montagna era sostentamento e rifugio, legna da ardere. La natura intorno imponeva il ritmo dei giorni, dava l’aria e l’acqua necessaria. La luce segnava il tempo e la necessità di conservare le risorse insegnava il mestiere e l’arte. La montagna era percorsa e vissuta. C’è una vecchia casa contadina del 700, a Livigno. È il MUS! Il museo storico, disposto su quattro piani, dove si ritorna indietro nel tempo. Quando il legno era bene primario. Di legno erano rivestite le case, realizzati i mezzi di trasporto e gli oggetti quotidiani. Tutte le risorse erano utilizzate con parsimonia, riparate e riadattate a funzioni diverse. Nessuno spreco sulla montagna, persino il letame veniva congelato e utilizzato come concime. Ma poi, l’apertura del passo del Foscagno, nel 1952, ha interrotto l’isolamento e l’altopiano si è finalmente collegato ad altre valli. Gli insediamenti sono scivolati più a valle, per un economia di commercio e di turismo. I giovani hanno abbandonato i paesi montani e la loro vita isolata e faticosa. La modernità insegue il comfort e dribbla gli ostacoli, li perfora per attraversali più velocemente. Così accade che la montagna sia per molti di noi solo il comprensorio sciistico sulla cima degli impianti, da raggiungere nel minor tempo e intorno solo valli e versanti da attraversare.

Invece no, è su questa montagna di passaggio, che mi piacerebbe si soffermasse un po’ il nostro sguardo, prima di arrivare in cima per scivolare sugli sci. 

Versanti di grano e di vitigni 

La Valtellina prende il suo nome da Teglio (Tellius in latino) centro abitato che domina la media valle dell’Adda. Il borgo è in una posizione panoramica, esposto al sole, luogo ideale per la crescita di colture tradizionali come la vite, la segale e il grano saraceno. Facciamo una passeggiata tra i campi di questo grano nero, alimento privo di glutine e ricco di ferro, zinco e selenio. È l’ingrediente principale dei pizzoccheri, il più famoso piatto della cucina valtellinese. Proprio a Teglio ha sede l’Accademia del Pizzocchero che ne tutela la ricetta originale. 

In Valtellina si contano oltre 2.500 chilometri di muretti a secco, posti sui versanti  per sorreggere terreno e filari. Il commercio del vino verso la confinante svizzera è stato sempre punto di forza dell’economia della Valtellina. La Tenuta La Gatta della famiglia Triacca, sul lato occidentale di Bianzone, nei pressi di Teglio ha sede in un antico monastero del ‘500. L’edificio è circondato da 13 ettari di vigneti recentemente ridisegnati per consentire una lavorazione più attrezzata ed è oggi modello della viticoltura di montagna in forte pendenza. Le viti sono esposte a sud e il pendio della coltivazione protegge i filari dal vento gelido del nord. Le sale sono restaurate e accoglienti; hanno ampie terrazze che guardano sul vigneto e le montagne circostanti. Sotto il sole di una bella giornata di inverno, alziamo calici di  “Triacca Brut”, uno spumante prodotto da uve rosse Nebbiolo e Pignola vinificate in bianco e brindiamo alla valle e alla bella chiesa di San Siro di Bianzone.

Tenuta La Gatta
Tenuta La Gatta

Terme ed energia 

Anche a Bormio, centro di riferimento dell’Alta Valtellina ci sono alternative alla verticalità della Cima Bianca, dove si trova la stazione Bormio 3000. Noi ci immergiamo nella piscina panoramica del centro termale di QC Terme Bormio Bagni Vecchi e appoggiati sul bordo della vasca a sfioro sulla Valdidentro, guardiamo il tramonto che colora di rosso, tra i vapori dell’acqua tiepida.

A Livigno, ci accoglie un altopiano a 1800 metri di quota, che si sviluppa per più di 22 km sul confine tra Italia e Svizzera. Qui siamo davvero sulla “montagna orizzontale”, dove puoi ritrovare aria frizzante e neve fino a maggio. Al centro Servizi del Mottolino Fun Mountain, noleggiamo una E-Fat Bike, per addentrarci nei boschi con la pedalata assistita su un tracciato di 20 km che si snoda per tutto il paese. La ruota larga sulla neve morde la neve battuta e la tecnologia ci aiuta in salita. In discesa è una meraviglia bilanciare velocità ed equilibrio sulla superficie bianca dove un po’ si affonda e un po’ si pattina. Un po’ come nella gaming house del Mottolino, seduti sui simulatori di guida virtuale su ghiaccio. Il Centro si sta attrezzando con un’area predisposta allo smartworking e il ristorante Kosmo Taste the Mountain, ispirato al principio del “Cook the Mountain”: cucinare sempre quello che cresce qui e ora. 

Di sera si va in motoslitta per una cena in compagnia al Tea Borch, un rifugio tipico e facilmente accessibile situato ai piedi del Carosello 3000. Piatti tipici, pizzoccheri spettacolari e tanta allegria. Si ritorna un po’ ebbri con la testa in su, a guardare tutte le stelle che in città non vediamo.

Una valle a 2700 metri di altezza

Quando la cabinovia di Santa Caterina Valfurva supera la cresta del monte Sobretta, lo scenario si allarga sulle cime più belle del gruppo Ortler – Cevedale – Adamello. Siamo nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, in una valle tutta bianca d’inverno al cui centro domina un rifugio costruito in pietra locale e abeti di origine lappone, il  Sunny Valley Kelo Mountain Lodge a 2.700 metri di altitudine. Con Tino, che ha allenato Tomba e la Compagnoni, indossiamo le ciaspole, per vivere l’esperienza della neve fresca, ascoltiamo le sue storie di vita e di sport e impariamo a riconoscere il nome di ogni montagna intorno. 

La montagna come spazio vissuto e non solo attraversato. Una montagna più salutare, dove fermarsi e guardare, odorare i profumi, seguire le tracce di animali. Stare più tempo nei luoghi e non solo gli istanti di un transito e di una discesa. Ed evitare di partire solo per arrivare. 

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