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Uno sguardo dal Nilo: navigando in Egitto

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Uno sguardo dal Nilo: navigando in Egitto

di Francesca Spanò | @francynefertiti

La direzione è verso sud e, navigando lentamente lungo il Nilo, si incontrano Luxor e Assuan. Qui la prima cateratta segnava il confine tra la terra dei faraoni e il regno africano di Nubia. Proseguire non era possibile, mentre oggi spostarsi su questo mitico fiume è una specialità amatissima del turismo in Egitto. A sud di Luxor, scorre lungo due strisce: chi si trova a bordo di un battello che scivola sulle acque, vedrà ovunque vegetazione in trionfo. Tra campi e verde a coprire i villaggi che sono più verso l’interno, perché vengano protetti da eventuali inondazioni. Prima di giungere ad Assuan, si notano delle testimonianze di epoca tolemaica, greco -romana e copta. E, finalmente, ecco Assuan, dove ne 1958 l’Egitto realizzò la Grande Diga che diede origine al lago Nasser, in grado di sommergere il Nilo per 500 chilometri. Il problema riguardò il fatto che molti monumenti storici finirono sott’acqua e in buona parte poi furono salvati grazie all’intervento dell’Unesco.

La rinascita dei capolavori del passato

Le opere ritrovate furono portate in zone lontane dal pericolo, come il tempio di Iside sull’isola di File e il complesso templare di Abu Simbel. I monumenti più piccoli, invece, furono donati come ricompensa ai Paesi che avevano partecipato alle opere di salvataggio. Il tempio di Dendur fu ceduto agli Stati Uniti e oggi è esposto al Metropolitan Museum di New York, ma è solo un esempio.

Da Assuan ad Abu Simbel

Nella prima cateratta il fiume è poco profondo, ma non mancano rapide, sassi e rocce che impediscono la navigazione. Ecco perché non era possibile proseguire oltre ed era un grosso problema. Qui passavano gli elefanti carichi di oro, accompagnati da schiavi, pelli di leopardo e leone e merci preziose. Venivano caricati sulle navi e trasportati fino a Tebe o Menfi per i faraoni e al Cairo per i sultani islamici. Nel XIX secolo Assuan fu un centro di villeggiatura invernale molto apprezzato per il suo clima caldo-secco dai turisti inglesi, francesi e tedeschi.

Nel Nilo si trovano tre isolette: Elefantina, che deve il nome a grandi massi di granito grigio appoggiati sulla rive meridionale con due villaggi nubiani. C’è, poi, l’isola di Kitchener che ospita un orto botanico e l’isola di Sehel con rovine egizie e un villaggio nubiano.

Nel 1960 il salvataggio più complesso fu proprio quello di Abu Simbel, due templi che erano stati scavati nella roccia con gli ambienti inferiori che si inoltravano per oltre 60 metri all’interno della montagna. Furono tagliati in blocchi di 20 tonnellate e ricostruiti a 200 metri circa dal sito originario a una quota più alta rispetto alla precedente, con l’aiuto anche dell’Italia. Nel 1968 fu di nuovo fruibile al pubblico nella sua nuova postazione.

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