

Girando per le strade di Oberammergau, paesino di cinquemila anime a poca distanza da Monaco di Baviera, si incontrano molti uomini di ogni età dai capelli lunghi e dalle barbe folte, che fioriscono ogni dieci anni sui loro visi. Non per un capriccio di moda o particolari simpatie vetero hippy e talebane, ma perché seguono la frequenza con cui si tiene il celebre Passionsspiele (Passion Play), in cui ciascuno recita una parte.
Il Passionsspiele è una rappresentazione sacra antica, giunta alla 42ª edizione. Quasi 400 anni fa Oberammergau fu coinvolta nei tumulti della Guerra dei Trent’anni. Alle scorribande dei soldati in tutto il paese, seguirono la carestia e la peste nera che flagellarono la popolazione. Secondo i racconti, l’untore fu tale Kaspar Schisler nel 1632 e, nel giro di pochi giorni dal suo arrivo, già circa un’ottantina di residenti era deceduta. Al colmo della disperazione, i cittadini si riunirono e fecero voto di eseguire la rappresentazione “della sofferenza, morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo” ogni dieci anni da quel momento.
A quel tempo, lo spettacolo era patrocinato dalla Chiesa cattolica, che nella zona aveva diversi grandi monasteri – Ettal, Rottenbuch, Steingaden e Polling – in una regione che dominava saldamente, formando il pensiero degli abitanti, molti dei quali erano contadini poveri, che lavoravano con pochi diritti. Regnava la paura: i predicatori presentavano Dio come un vecchio rabbioso, che puniva le persone per i loro peccati. Nessuno sapeva di virus o batteri, quindi questa malattia, responsabile della morte di migliaia di persone, non poteva che essere interpretata come l’ira di Dio. Molti hanno cercato conforto rifugiandosi nelle sofferenze – la “Passione” – di Cristo, morto per i peccati dell’umanità. Ai tempi, furono oltre 400 i luoghi di rappresentazione della Sacra Recita in tutta la Baviera che, leggenda vuole, riuscirono con successo a sconfiggere la peste. L’annullamento dell’edizione del 2020 a causa dell’epidemia di Covid ha ricordato quel periodo.
Se inizialmente lo spettacolo era supervisionato dalla Chiesa cattolica, ai cui dettami il Passionsspiele si doveva adeguare, oggi la chiesa stessa ha un ruolo marginale di “consulenza” e la Rappresentazione ha assunto le caratteristiche di un evento molto più sociale che religioso. Gli abitanti di Oberammergsau non sono più religiosi di altri e tra gli attori si contano cattolici, protestanti e mussulmani: il credo non è una discriminante.
La Rappresentazione della Passione in Baviera è scomparsa senza lasciare traccia molto tempo fa. Ma non a Oberammergau, dove resta una tradizione mantenuta viva da un entusiasmo miracoloso, che si tramanda da generazioni. Un villaggio che si trasforma in un teatro globale, per mettere in scena uno spettacolo cui assiste mezzo milione di persone di ogni Paese del mondo.
Sotto la guida dell’esperto regista Christian Stückl, al suo quarto Passionsspiele, 1800 attori tra cui 400 bambini, tutti dilettanti tranne Gesù, provano le scene, dopo essersi sottoposti quotidianamente a un test rapido anti-Covid all’ingresso. Prove che sono iniziate a dicembre 2021, ogni giorno dalle 19 alle 22 – più a lungo sabato e domenica – per la prima del 14 maggio 2022 e coinvolgono oltre il 50% della popolazione, poichè tutti e solo i cittadini di Oberammergau (5.000 abitanti) che lo desiderino, nati o residenti da almeno 20 anni, hanno diritto di partecipare allo spettacolo. Magari con altri ruoli.
C’è chi si occupa dei biglietti, della sicurezza, gli steward, i vigili del fuoco, falegnami, fabbri, macchinisti. Ma soprattutto chi progetta, disegna, realizza, taglia e cuce i costumi, tutti fatti in loco, con stoffe adatte a riprodurre gli abiti dell’epoca, acquistate anche in Paesi lontani, come le sete a Jaipur (India).
Una grande platea di quasi 4.500 posti affaccia su un boccascena occupato da un enigmatico teatro dechirichiano di colore neutro, che rappresenta il Tempio di Gerusalemme e sostituisce e riunisce le scene del precedente tempio greco, in voga dal 1930.
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Un’orchestra e un coro accompagnano le parti recitate. Chi vuole imparare uno strumento per partecipare alla rappresentazione, viene sostenuto al 50% nello studio e per 3 anni nell’affitto degli strumenti. Analogamente esiste una scuola per i coristi e per gli attori il cui casting viene seguito personalmente dal regista che individua gli interpreti nelle strade del paese. Il risultato è uno spettacolo profondamente sentito come proprio, di una potenza straordinaria, in cui si alternano la musica originale, che risale originariamente al compositore Rochus Dedler (di Oberammergau), il coro, i tableaux vivant che intervengono nella narrazione e la bravura degli attori.
Lo spettacolo è diviso in due parti: la prima della durata di due ore e mezza a cui segue la seconda lunga altrettanto, dopo un intervallo di 3 ore. Dal 14 maggio al 2 ottobre si tengono 5 spettacoli a settimana con l’esclusione di lunedì e mercoledì. Questa frequenza infernale obbliga ad avere per ogni ruolo importante una coppia di attori intercambiabili, sorteggiati per la prima. Come si è detto il Passionsspiele si tiene ogni 10 anni ma, per mantenere il suo cast allenato e la macchina oliata, ogni anno il regista mette in scena spettacoli di minore impegno.
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Gli abitanti di Oberammergau sono diversi da quelli dei paesi vicini. Dai giovani agli adulti, hanno una vera vena artistica, che li spinge lontano dalle abituali passioni e hobby. Qui la gente suona, canta, intaglia il legno, cuce, dipinge, realizza ceramiche. Tra le meravigliose case affrescate con eleganti dipinti, che rimandano a favole o a motivi religiosi, spicca il Museo, nascosto da alti pannelli ricoperti di abiti inutilizzabili del Passionsspiele dipinti di azzurro, che all’interno ospita la mostra: “(IM)MATERIAL – Material, Body, Passion” dove sono esposti oggetti finemente intagliati, costumi e installazioni moderne. Come filo conduttore, in senso stretto, i capelli degli attori della Passione recuperati e filati dall’artista Klaus Vogt
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