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Un weekend in Abruzzo: itinerario dall’anima Green

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Un weekend in Abruzzo: itinerario dall’anima Green

di Vittorio Giannella

Una piccola idea per una fuga d’inverno? C’è un posto dove le colline tirate a lucido dai freschi venti dell’Adriatico, coperte di vigneti e uliveti si confrontano con l’imponente Maiella, 2795 metri, tra le vette più alte dell’Appennino. Seguiamo il nastro sinuoso nei dintorni di Chieti che ci farà scoprire un territorio con panorami incantevoli, da contemplare nel silenzio, dove anche il tempo sembra farsi più indulgente, rallentando i ritmi frenetici della vita, che qui, tra le viuzze di minuscoli borghi, appare scandita dagli antichi rituali dei tempi passati, dove la gente schietta e laboriosa è ancora legata ad antichi mestieri. Un itinerario che attraversa l’anima green di questa provincia, dove dominano i profumi e i colori della terra, e i sapori raccontano l’eredità di un mondo ancora autentico e semplice.

Castello di Semivicoli-Masciarelli

Siamo arrivati quasi col buio quassù al castello di Semivicoli-Masciarelli, dove passeremo la notte, circondati da vigneti e uliveti, nel tranquillo borgo di Casacanditella, annidato a quasi 400 metri d’altitudine in provincia di Chieti. Due passi prima che scurisca del tutto, ma una fastidiosa pioggerellina e il vapore acqueo che a poco a poco inghiotte tutto, rimanda all’indomani. Approfittiamo per girare a zonzo nel castello tra vecchie cantine con botti enormi e vaste camere riscaldate con stocchi di legna, abbellite da opere d’arte e sculture di artisti contemporanei che appagano il senso estetico. La notte promette pioggia intensa e il vento intona il suo concerto tra le fessure delle finestre. All’alba la nebbia scivola come un velo sui fianchi della collina, accarezzata dai primi raggi dorati, poi l’orizzonte si amplia ed è subito meraviglia: dal mare di foglie gialle della vigna appare il castello e poco più in là le colline dolci si fanno montagne, con la Maiella, innevata a dominare l’insieme. Evoca un mondo selvaggio a due passi dal mare, prorompente di natura, oggi un Geoparco patrimonio mondiale dell’UNESCO per l’elevata biodiversità di flora e fauna. Lassù, tra gli anfratti più inaccessibili, visse da eremita Pietro da Morrone, diventato papa per soli tre mesi col nome di Celestino V nel 1294, quello del “gran rifiuto” che in quarant’anni costruì monasteri, eremi, che incantano tutti quelli che si spingono fin quassù. Visioni cariche delle emozionanti sensazioni trasmesse dai colori autunnali del fondovalle e dall’abbagliante biancore dei nevai in alto, per non parlare delle impressioni che ci colgono con le rapide successioni di nubi, a cui si alternano ondate di luce, mentre nell’aria mossa dai venti balcanici, può capitare di sentire l’odore della salsedine del vicino Adriatico in burrasca. 

Tra le vie dei borghi

Qui possiamo appagare anche la nostra voglia di camminare tra i vicoli di borghi dove il tempo sembra essersi cristallizzato, con tesori d’arte, chiesette e musei, che raccontano di un territorio ricco di testimonianze artistiche e culturali, dove staccare la spina per riprendere fiato. Arriviamo a Pretoro, un paesino aggrappato alle pendici della Maiella, immerso nel verde dei boschi, dove ogni prima domenica di maggio si ripropone la festa di San Domenico che convince il lupo cattivo a restituire un neonato, che l’animale aveva predato ad una famiglia impegnata nel lavoro dei campi, e si resta rapiti nell’ascoltare tutte le storie che si perdono nella notte dei tempi accompagnato da Fabrizio, gran conoscitore del luogo, tra le viuzze strette del borgo dove, vista l’ora, si diffondono i profumi delle cucine. Tra qualche giorno qui scenderà la neve, lo dice il meteo, e i pochi abitanti che hanno rifiutato l’emigrazione, si rifugeranno nelle case davanti al camino a legna e le luci si spegneranno presto.

A Guardiagrele si arriva dopo una ripida salita fino al grande parcheggio della piazza, ed è uno dei paesi più interessanti d’Abruzzo. Città natale dell’orafo Nicola da Guardiagrele, è famosa per l’arte dell’oreficeria, del ferro battuto, ed è possibile vedere pezzi di alto pregio nel museo dell’artigianato nella via principale. Da non perdere una visita alla chiesa di S.Maria Maggiore (XIII sec.) che ha al suo interno un piccolo museo di arte sacra con alcune Madonne in legno e crocifissi in argento. Dopo aver saziato il nostro appetito culturale sarà tempo di accontentare anche l’appetito gastronomico per riprendere forze, e anche gli amici appassionati di gourmand ad alto livello, potranno esaudire le loro richieste entrando in decine di ristoranti, osterie e trattorie che offrono ricette prelibate del territorio o rivisitate. La tradizione culinaria teatina attorno alla Maiella ha radici antiche, e lo si intuisce per la presenza di alcuni pastifici che utilizzano le acque purissime delle numerose sorgenti, come a Fara San Martino dove, dopo aver percorso chilometri nel cuore della terra emerge la sorgente del fiume Verde, di nome e di fatto.

Piatti dai sapori decisi con centinaia di ricette che, a Villa Santa Maria, piccolo paese di 1360 anime, sulle rive del fiume Sangro, sono oggetto di studio nella famosa Scuola Alberghiera di Stato e cucina, frequentata da studenti che provengono da ogni parte del mondo.” Il paese “che prende il mondo per la gola” ha portato la cucina a livello d’arte, come arte sono la musica o la pittura. È anch’essa un’arte estetica, e il cuoco il suo artista”, ci dice Antonio Di Lello, ex preside dell’istituto. Bisogna ritagliarsi un’ora di tempo per visitare il museo dei cuochi, nel centro storico del borgo, riconosciuto nel mondo come la patria degli chef. Qui sono stati “sfornati” cuochi che hanno cucinato per regine, ambasciatori, presidenti: dagli Agnelli al Re Umberto di Savoia, da Ginger Roger a Liz Taylor, dal cardiochirurgo Cristian Barnard a Richard Burton, solo per citarne alcuni. E il patrono dei cuochi italiani non poteva che nascere qui a Villa Santa Maria: S. Francesco Caracciolo a cui è dedicato un monumento.

L’ultima sosta la facciamo a Colledimezzo, un grumo di case, molto pittoresche, affacciate su un’ampia vallata con vista meravigliosa sulla Maiella. Ci si perde nel dedalo di viuzze lastricate del centro storico perfettamente conservato. Nella bella chiesa di S. Giovanni Apostolo si può vedere un capolavoro di Tanzio da Varallo, (una copia), oltre agli splendidi affreschi della cupola di Donato Teodori. Stanchi ma carichi di scoperte, si fa ritorno al punto di partenza, ma, per chi avesse più tempo, la provincia teatina ha in serbo altre meraviglie per chi le cerca.

Info utili

Dove dormire

Castello di Semivicoli-Masciarelli: In una meravigliosa posizione tra il mare e la Maiella. 11 stanze pregne di storia e una colazione da re col camino acceso.

Dove mangiare

Ristorante La grotta dei Raselli: In località Comino a Guardiagrele. Ottima scelta per un prazo o cena d’alta classe con un servizio impeccabile. Da non perdere: ravioli di capriolo e cioccolato fondente. 

Ristorante Villa Maiella: 1* Michelin a Guardiagrele. Piatti della tradizione rivisitati. Da non perdere l’agnello con timo e la zuppa di castagne e frascarelli. 

Ristorante Casa d’Angelo: A Fara Filorum Petri. Da non perdere zuppa di ceci e castagne al profumo di rosmarino con olio nuovo.

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