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THE HOMO SAPIENS

Foto di Arturo Delle Donne . Testi di Chiara Allegri e Barbara Valla

Il grande antropologo Tylor definiva la cultura come l’insieme complesso che include conoscenze, credenze, arte, morale, diritto e costume, così come qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro di una società. Quale società poco importa. Sicuramente si tratterà di una società che ha definito i suoi confini etnici. Quelli che li separano dal resto del mondo. Da coloro che possono essere definiti “vicini”, “barbari”, “selvaggi”, “altri uomini”, ma soprattutto quei confini che definiscano il limite che separa il “noi” dal “loro”.  Questo confine, questa linea sottile di demarcazione, intuita da Fredrik Barth a metà del ‘900, è ancor oggi utile più che mai a sottolineare il senso di auto identità, non dimenticando che l’Uomo è l’unico animale auto definitorio, un essere insomma che ama disegnare linee concettuali.

Un animale che dunque si definisce, che prende distanze da chiunque consideri anche minimamente differente per lingua, fisionomia, abitudini o appartenenza territoriale. Il primo elemento fondante, unico, paradigmatico è l’abbigliamento. La ragione è forse da individuare in quanto elemento visivo immediatamente distinguibile e perché, nella sua essenza, tipico di ogni uomo o donna appartenente a qualsiasi stato, regione, tribù. È da questo che si percepisce il limite, che si apre il confine, che si scopre l’”Altro”.

©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Filippine
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Filippine
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Bangladesh
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Bangladesh

L’abbigliamento racchiude non solo l’autodefinizione del sé, il messaggio ultimo di stratificazione della società, dalla più infima dei paria (società hindu) alla più alta incensata di prestigio, potere, ricchezza come sosteneva Max Weber.

L’abbigliamento racchiude un linguaggio non verbale che solo all’interno della società di appartenenza può essere pienamente compreso. In questo risiede il grande fascino della scoperta dei vestiti, degli accessori, dei gioielli, dei tatuaggi e di quel caleidoscopico mondo della moda. Formula magica che può svelare riti ancestrali, come contaminazioni contemporanee.

©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Tunisia
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Tunisia
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Tunisia
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Tunisia
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Nigeria
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Nigeria

Nella sua unicità di utilizzo, nella sua essenzialità di vissuto, nella sua necessità di ostentazione, nell’esigenza della sua funzione, l’abbigliamento contraddistingue, nel suo poliedrico vortice estetico, l’Homo Sapiens. È dunque materia di tutti noi.

In un incontro tra due esperienze differenti, quelle di Chiara Allegri e di Arturo Delle Donne, è nata la volontà di andare avanti nella ricerca dell’Altro. Quell’Altro che, alla fine, è, nella sua interezza, Homo Sapiens.

©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Nigeria
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Nigeria

I soggetti ritratti e coinvolti nel progetto fotografico “The homo sapiens” sono cittadini italiani di origine straniera.

E’ stato chiesto a ognuno di loro di portare il proprio abito tradizionale, quello tipico di tutti i giorni, oppure quello della festa o della cerimonia, per un ritratto fotografico speciale. Sono stati organizzati decine e decine di shooting fotografici in uno spazio a disposizione del Museo oppure direttamente nelle location di aggregazione delle comunità coinvolte. 

©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Etiopia
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Etiopia

L’effetto scenico di sfondo è identico, un colore scuro, a sottolineare l’unitarietà dell’Homo sapiens ed il suo legame stretto con la terra. I soggetti sono unici nelle loro biodiversità.

Ciò che mostrano queste persone, quasi sempre con un innato orgoglio, è il proprio abito. Quello messo nella valigia prima di un volo intercontinentale che ha svoltato la vita, quello ereditato da un parente, quello indossato una sola volta nella vita, ma per tutti, quello che rappresenta il legame con la terra di origine.

©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Filippine
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Filippine
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Filippine

Tutti questi abiti non solo sono oggetti preziosi per chi li possiede e per noi li ha indossati. Sono, ad oggi, parte di un patrimonio tutto italiano che si sta andando a scoprire. Incontro dopo incontro, sessione fotografica dopo sessione fotografica, in un progetto che potenzialmente non ha una fine certa. L’obiettivo è riuscire a toccare tutti i Paesi del mondo, nelle diverse etnie, non spostandosi dal territorio italiano. Cercare con curiosità e rispetto ciò che alla fine, e non senza un’iniziale pudore, viene mostrato.

Non sono stati solo gli abiti ad essere coinvolti. Nelle fotografie di “The homo sapiens” ci sono gioielli, stole, accessori, trucchi, acconciature. Una volta persino una bandiera. Ci sono anni di storia esibiti con l’inconsapevolezza del valore, ma con l’orgoglio dell’appartenenza.

Le generazioni coinvolte comprendono quasi tutta la fascia dell’età umana, dai bambini agli anziani.

E così, da pochi mesi il viaggio tra gli homo sapiens del mondo è ufficialmente iniziato. Quaranta fotografie sono l’incipit di un patrimonio potenzialmente infinito. Un patrimonio che è conservato negli armadi di case della provincia italiana, nei bauli o nelle soffitte. Vere opere d’artigianato tradizionale, spesso spiegazzate perché ancora in valigia o non indossate da anni.

Un tripudio di forme, colori, materiali che nulla sarebbe se non fosse indossato con fierezza da questo magnifico homo sapiens.

Chiara Allegri, Vice direttrice Museo d’Arte Cinese ed Etnografico

Allestimento della mostra nel Museo d’Arte Cinese ed Etnografico
Allestimento della mostra Homo Sapiens nel Museo d’Arte Cinese ed Etnografico

“The Homo sapiens” è realizzato con il contributo di Fondazione Cariparma e patrocinato dal Comune di Parma.

Numerose sono le associazioni internazionali coinvolte nel progetto, come il Centro Interculturale di Parma, Colori d’Africa APS, Vagamonde, Kwa Dunia, Rotary Club Parma Farnese, CSV Emilia, Scuola Russa Parus, Jeunes Patriotes pour la paix, Communauté de la diaspora ivoirienne de Parme et province, Scanderberg, Associazione Al-Amal, Association de femmes ivoiriennes dynamique de Parme et province e molte altre.

©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Costa d'Avorio
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Costa d'Avorio
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Indonesia
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Indonesia
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Indonesia
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Indonesia

Il Museo d’Arte Cinese di Parma, voluto nel 1901 dal fondatore dei missionari saveriani e grande visionario Guido Maria Conforti (allora vescovo di Parma) proclamato santo nel 2011, rappresenta un contenitore artistico e documentario di eccezionale importanza, frutto di un lungo percorso storico. Per alcuni decenni i Saveriani operarono esclusivamente sul territorio cinese e fu proprio ai missionari presenti in Cina che il Conforti si rivolse, chiedendo loro di inviare periodicamente a Parma oggetti significativi di arte e vita locali. Dagli anni Sessanta il museo si arricchì di materiale di natura etnografica proveniente da altri paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, divenendo testimonianza della vita e cultura di tre continenti. Accanto alla collezione fondante di terrecotte, porcellane, paramenti, statue, dipinti, fotografie, oggettistica varia e monete rare provenienti dall’Estremo Oriente, sono infatti esposti ad esempio oggetti del popolo Kayapò, un piccolo gruppo indio dell’Amazzonia che rappresenta le tante minoranze depositarie di un immenso bagaglio di valori. Ristrutturato nel 2012 presenta un allestimento moderno ed è ricco di iniziative anche per bambini.

©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Costa d'Avorio
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Costa d'Avorio

Bio

Arturo Delle Donne, nato a Napoli, laureato in biologia con dottorato di ricerca in ecologia, artista, fotografo professionista, direttore della fotografia e regista, inizia la sua attività professionale con il reportage pubblicando diversi servizi su riviste specializzate come Gente Viaggi, Mondo Sommerso ed Aqva; alcune sue foto sono state pubblicate da Whitestar/National Geographic. Si specializza poi in fotografia di moda.
È docente a contratto di fotografia presso l’Università di Parma e consulente per la divulgazione scientifica ed il documentario per Pause e la Fondazione Loris Malaguzzi di Reggio Emilia.
Nel giugno 2008 vince il primo premio della qualità creativa in fotografia professionale nella categoria food, la cui prestigiosa giuria l’ha definito: “un autore di una versatilità fuori dal comune”.
Dal 2005, in collaborazione con la Solares Fondazione delle Arti di Parma, ha iniziato il progetto fotografico “Closer Portraits”: più di 80 ritratti di personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura tra cui Wim Wenders, Mario Monicelli, Ernest Borgnine, Bernardo Bertolucci, Daniel Pennac, Michelangelo Pistoletto, Hanna Schygulla, Edoardo Galeano, Gerard Depardieu, Emir Kusturica, James Ivory, Peter Greenaway e tanti altri.
Ha curato la parte iconografica del volume “Gusto Italiano” per ALMA – Scuola Internazionale di Cucina Italiana, edizioni Plan, uscito a marzo 2012.
Nel 2016 collabora per le riprese del documentario “Pope Francis – A MAN OF HIS WORD”, con la regia di Wim Wenders. Grazie a questa collaborazione nell’ottobre del 2017 ha filmato le operazioni di soccorso dei migranti a bordo della Nave CP941 Diciotti della Guardia Costiera Italiana.
Ha firmato decine di campagne ADV e fashion. Nel luglio del 2019 vince il prestigioso TAOAWARD per la fotografia di moda con la seguente motivazione: “per la sua capacità di elaborare in modo personale le numerose commissioni in campo professionale e soprattutto nel mondo della moda”.
Ha esposto in vari musei e sedi istituzionali tra cui il Museo del Mare di Genova, il museo di Arte moderna di Velikij Novgorod, Russia, Palazzo Pigorini a Parma, Palazzo Tupputi di Bisceglie, al Museo d’arte Cinese ed etnografico di Parma.

©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Marocco
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Marocco
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Bangladesh
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Bangladesh

INFO UTILI

DOVE: Museo d’Arte Cinese ed Etnografico, viale San Martino 8, 43123 Parma- Tel.0521 257337

QUANDO: 16 ottobre 2021 – 8  marzo 2022

ORARI: da martedì a sabato: dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19. Domenica: dalle 11 alle 13 e dalle 15 alle 19.

BIGLIETTI: Ingresso: € 3 (standard), € 1,50 (under 18)

PRENOTAZIONI VISITE GUIDATE e laboratori didattici: info@museocineseparma.org

©TRAVELGLOBE Riproduzione riservata 

 

©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Bangladesh
©Arturo delle Donne. The Homo Sapiens. Bangladesh

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