Cerca
Close this search box.
Sulla Strada del Prosecco: triangolo d’oro di bontà

DatA

Sulla Strada del Prosecco: triangolo d’oro di bontà

di Silvana Benedetti | Foto di Vittorio Giannella

Un percorso sinuoso lontano dal traffico, che si snoda tra incantevoli paesaggi collinari ricamati da mosaici di vigneti eroici, puntellati da piccoli e grandi borghi medievali, eremi e chiesette secolari. Un ambiente ricco di fascino in cui si inseriscono numerose cantine vitivinicole con i loro prodotti enogastronomici, eccellenze tipiche del territorio.

Stiamo percorrendo la Strada del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, in provincia di Treviso: un affresco naturale unico al mondo, talmente spettacolare da essere, a ragion veduta, Patrimonio dell’Umanità Unesco.

La Strada del Prosecco

La Strada del Prosecco e Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene, costituitasi nel 2003 con una lunghezza totale di 90 km, è l’erede diretta di quella che è stata, nel lontano 1966, la prima arteria enologica italiana.

Un percorso in grado di valorizzare l’intero territorio, i suoi diversi paesaggi e le tante attrattive, che sono disseminate lungo le colline tra Valdobbiadene e Conegliano. Dello storico tracciato sono stati ripresi larghi tratti, ai quali però si sono affiancati altri tre suggestivi percorsi tematici: Il Feudo dei Collalto, Storia e Cultura tra Serravalle e Follina ed il Torchiato di Fregona.

Il Prosecco Superiore DOGC

Il Prosecco Superiore è un vino bianco italiano dalla vitale eleganza e dai profumi fruttati e floreali. È la sintesi della combinazione tra varietà di suoli, clima mite e sapienza di uomini,  che si tramandano da generazioni l’arte del lavoro fatto a mano.

La sua storia inizia a Conegliano Valdobbiadene a circa 50 km da Venezia. Qui, da più di tre secoli, si coltivano le uve che danno origine al Prosecco Superiore, il cui successo inizia con la fondazione della prima Scuola Enologica d’Italia, nel 1876. L’area di produzione, che si estende su 15 comuni e rappresenta il cuore del mondo del Prosecco, è una denominazione storica italiana riconosciuta nel 1969.

Pronti, via: ammira, respira, assapora

Il nostro giro parte da Conegliano, città natale di Giambattista Cima, il “poeta del paesaggio”, che accanto a Bellini, suo grande maestro, è ritenuto l’inventore dei cieli. Una sua splendida pala, raffigurante la “Sacra  Conversazione”,   si trova all’interno del Duomo. Da ritagliarsi assolutamente un giro della città,  per ammirare i numerosi palazzi rinascimentali con decorazioni in pietra scolpita e mirabilmente affrescati.

Prima di mettersi in cammino però, è d’obbligo una sosta alla torrefazione più piccola d’Italia. Si tratta della Torrefazione Spinetta, ubicata nel centro storico, che dal 1956 tosta artigianalmente i più pregiati caffè del mondo,  miscelandoli con cura e offrendo un eccellente caffè. Ancora oggi la  “boutique” conserva un fascino antico, fermo nel tempo da oltre mezzo secolo.

L’Anello del Prosecco Superiore

Questo itinerario naturalistico di circa 15 km  ci accompagna  alla scoperta delle rinomate località di San Pietro di Barbozza, Saccol e Santo Stefano, famosa terra del Cartizze. Lungo tutto l’anello escursionistico si possono apprezzare le opere di “Vignarte”, sculture realizzate trasformando degli umili pali di castagno, posti come supporto di testa dei filari di vite, in peculiari opere d’arte.

Il percorso è inoltre arricchito di totem in ferro battuto, ognuno dei quali presenta una scheda monografica che traduce e descrive una parola del lessico contadino locale di cui ormai si sta perdendo memoria. Questo progetto è  stato denominato “Salvaparole”, il lessico della terra”.

Nella frazione di San Pietro di Barbozza, invece, l’attenzione viene catturata da stravaganti composizioni realizzate con i sassi del fiume Piave. Sono i cosiddetti Sassi di Zoe, nome d’arte di Angelo Favero. Munito di ferro e scalpello, lo stravagante Zoe dà vita a composizioni floreali murali e a  eccentrici putinòt (pupazzi), cioè personaggi di varia natura che lui definisce “cittadini del mondo”. Queste strane creature si incontrano soprattutto nei pressi della piazza, vicino alla fontana,  sulla facciata della sua abitazione e lungo via Cima in prossimità del suo laboratorio, una baracca fatta di lamiera e cemento, che lui stesso chiama Alcazar. Molte delle sue opere si trovano anche disseminate in tutto il territorio.

Follina dove “probabilmente” soggiornò Dante Alighieri

Follina è un delizioso borgo (tra i più belli d’Italia e città Slow) adagiato ai piedi delle Prealpi Bellunesi, dove la bellezza del paesaggio pedemontano si fonde alla perfetta conservazione dei suoi edifici storici. La sua storia è strettamente legata alla fondazione dell’Abbazia benedettina di Santa Maria, un luogo sospeso nel tempo, dove vige ancora un grande silenzio e una profonda pace. La chiesa trecentesca, in stile romanico-gotico, custodisce al suo interno una piccola scultura in pietra grigia dedicata alla Beata Vergine di Follina, oggetto di venerazione popolare già prima dell’anno Mille. Di questo luogo sorprende il chiostro Cistercense del XII sec.,  le cui colonne tortili, binate e variamente decorate, creano, assieme ai capitelli, differenti l’uno dall’altro, un’elegante effetto di movimento. Ma cosa c’entra Dante Alighieri in questo contesto? Da alcuni recenti studi eseguiti da storici e letterati, risulta molto probabile che Dante Alighieri nell’anno 1305, abbia visitato il Chiostro follinese, e da qui abbia tratto ispirazione per la stesura degli ultimi tre canti del Paradiso nella sua Divina Commedia.

I monaci cistercensi iniziarono anche la lavorazione della lana, dando corso a un’ attività che portò benessere e fama al territorio. Per questo, prima di lasciare Follina è particolarmente interessante una visita al Lanificio Paoletti, oggi unica azienda ancora attiva nella lavorazione di panni lana e tessuti per grandi marchi della moda internazionale. Il Lanificio Paoletti, una produzione italiana a filiera completa che si tramanda dal  1795,  è specializzato nello sviluppo e nella realizzazione a ciclo completo di tessuti fantasia per capospalla in qualità lambswool, shetland e tweed.

Cison di Valmarino, uno dei Borghi più Belli d’Italia

Cison di Valmarino è annoverato dal 2013 fra i “Borghi più belli d’Italia” e titolare del prestigioso riconoscimento di Bandiera Arancione del Touring Club Italiano. Con il castello del XII secolo, i suntuosi palazzi seicenteschi, la chiesa barocca che riprende lo stile delle più celebri accademie artistiche veneziane, Cison di Valmarino ha rappresentato per secoli il centro amministrativo di una contea retta dalla famiglia Brandolini alle dipendenze della Serenissima Repubblica di Venezia. Il territorio propone molti percorsi di interesse storico, naturalistico e ambientale. La via dei mulini e le vie dell’acqua, con i canali delle antiche ruote e le cascate; il bosco monumentale delle «Penne Mozze» dedicato a tutti gli alpini caduti nelle guerre. Tovena e il passo San Boldo,  con le spettacolari gallerie disegnate nella montagna. Conosciutissimo e molto frequentato da turisti ed escursionisti è il Bivacco dei Loff, straordinario terrazzo delle Prealpi affacciato sulla pianura. Non ultima l’amena frazione di Rolle (Borgo FAI candidato a patrimonio UNESCO), una località che il famoso poeta Andrea Zanzotto, grande appassionato del luogo, definì “una cartolina mandata dagli dei”.

Stemma della Confraternita del Prosecco di Valdobbiadene

Vidor e il mistero dell’Abbazia dalle colonne annodate

Situata sulla sinistra del fiume Piave, con le sue rive vitate, offre suggestivi scorci naturalistici. Vidor era già conosciuto in età romana, quando fu probabilmente un punto di sosta della via Claudia Augusta Altinate. Successivamente nel Medioevo, lungo le sponde del fiume Piave, sorse un piccolo porto fluviale e, dopo la fondazione dell’abbazia benedettina di Santa Bona, nel 1107, si attuò un’intensa opera di bonifica e deforestazione di tutta l’area. L’abbazia sorse per custodire le reliquie della Santa che il conte Giovanni Gravone, portò a Vidor, reduce dalla Prima Crociata. Ma l’Abbazia di Santa Bona racchiude un piccolo mistero. Quello delle colonne ofitiche, ovvero colonne che presentano un nodo come elemento decorativo. Un curioso caso architettonico non ancora del tutto chiarito. Dall’ipotesi che rappresentino il legame della Santa Trinità, sino a quella che chiama in causa il celebre nodo di Salomone.

Farra di Soligo: un patrimonio da scoprire

Si trova in posizione strategica nel cuore del sito Unesco ed è tappa di uno dei più caratteristici e panoramici itinerari del territorio del Prosecco Superiore, da Col San Martino a Soligo: il Sentiero delle Vedette. Adagiato sulla sommità di un colle si trova  l’Oratorio di San Vigilio, nella frazione di Col San Martino che, con la sua bianca torre campanaria, domina la valle circostante. Questo piccolo gioiello romanico rivela al suo interno alcuni affreschi molto antichi,  raffiguranti la Madonna con il bambino e San Nicola, San Giorgio e il drago, San Floriano martire e San Bernardino da Siena. Tra le tappe del percorso c’è anche il santuario della Beata Vergine Addolorata di Collagù, in passato meta di pellegrinaggio della vallata.

Pieve di Soligo: la perla del Quartier del Piave

Pieve di Soligo è la città natale di Andrea Zanzotto, uno dei poeti più significativi della seconda metà del Novecento. Per la sua felice posizione geografica Pieve di Soligo viene definita “la perla del Quartier del Piave”. Le rive del fiume Soligo possono essere percorse a piedi o in bicicletta, offrendo angoli caratteristici sia dal punto di vista paesaggistico sia storico. Poco lontano, nella località di Refrontolo, nella valle del Lierza, si trova il Molinetto della Croda, che rappresenta uno dei più suggestivi angoli della Marca Trevigiana.

Nei suoi quattro secoli di storia ha ispirato artisti e incantato migliaia di visitatori. Caratteristico esempio di architettura rurale del secolo XVII, l’edificio fu costruito a più riprese. Le fondazioni della primitiva costruzione poggiano sulla nuda roccia, appunto la “croda” della montagna. Il vecchio mulino, simbolo di una civiltà rurale in via di estinzione, sotto l’incalzare della civiltà industriale, macinò l’ultima farina nel 1953. Successivamente rimase per alcuni anni disabitato e in stato di desolante abbandono. Recentemente è stato sottoposto a scrupolosi interventi di restauro, che hanno conservato inalterate le caratteristiche dell’edificio. Al piano terra è stata fedelmente ricostruita la macina, ora resa di nuovo funzionante.

Vittorio Veneto: la città della vittoria

È in questa cittadina abbracciata dalle morbide colline del Prosecco e solcata dalle acque tranquille del fiume Meschio, che si conclude il nostro giro vario e sorprendente. Vittorio Veneto nasce dalla fusione dei due centri di Ceneda e Serravalle e passeggiando per le sue vie le due anime emergono in maniera evidente nell’assetto urbano e negli edifici storici. L’antico quartiere di Serravalle è caratterizzato dalla Loggia della Comunità, oggi Museo del Cenedese e dalla torre campanaria abbellita con un quadrante di orologio fra i più antichi d’Italia e d’Europa. Ceneda, invece, si sviluppa attorno a Piazza Papa Giovanni Paolo I, con la grandiosa Cattedrale e la Loggia del Cenedese. Dalla piazza si può salire al Castello di San Martino, da cui è possibile ammirare un panorama straordinario.  A Ceneda nacque Lorenzo Da Ponte, il celebre poeta e librettista di Mozart.

Ghiottonerie gastronomiche da acquistare

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Se amate  i formaggi e tutti i derivati del latte, fate una visita alla Fattoria Curto – Storica Latteria di Miane. La famiglia Curto, da generazioni, alleva con cura e dedizione vacche di razza bruna e ne trasforma il latte in formaggi tradizionali e golosi yogurt. Nella vecchia latteria di Miane, oggi completamente restaurata e sede principale dell’azienda, si producono e vendono non solo formaggi, ma anche salumi.

Durante il periodo estivo la mandria viene portata in alpeggio, dove le vacche sono libere di brucare le erbe ed i fiori di montagna producendo un latte ideale per realizzare prelibati “formaggi di malga”: Montasio Dop d’alpeggio (unico produttore in tutto il Veneto per questa tipologia a marchio di qualità), morlacco, caciottine, tenerone, Monte Cesen, mezzano di malga, ricotte fresche, robiola, oltre allo yogurt.

E naturalmente una, o più bottiglie di ProseccoColesel è un’azienda di vignaioli dalla solida tradizione contadina. 40 ettari di vigneti a oltre 300 metri di altezza sulle colline ripide e faticose della zona Cartizze, il Cru Valdobbiadene. Qui la vite trova ciò che le serve: le ricchezze del suolo, l’esposizione al sole e al vento e gli sbalzi delle temperature. Questa è la vocazione superiore di un territorio che poi si riversa nelle caratteristiche del Cartizze Brut: il colore giallo brillante, il profumo fresco di frutta, il sapore secco e persistente. Colesel è un luogo aperto a tutti coloro che vogliono degustare, conoscere e approfondire l’esperienza del Cartizze nella terra di Valdobbiadene. Non c’è che l’imbarazzo della scelta: Cartizze Brut, Cartizze Dry, Valdobbiadene Brut, Valdobbiadene Extra Dry e il nuovo Élevo Millesimato. Tutti Docg. Tutti Colesel.

Link: Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG | Associazione di tutela per il Patrimonio delle Colline UNESCO del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene | Associazione Strada del Prosecco

© TravelGlobe RIPRODUZIONE RISERVATA

POTREBBE INTERESSARTI

Articoli
Correlati