di Daniela Bozzani
Un amico mi ha chiesto se i dipinti parlano. Se fosse possibile. Ho detto sì, i dipinti parlano con il linguaggio della luce. Una luce esteriore che è l’immagine e una luce interiore che è l’anima.
La poetica dell’artista si sposa con la sensibilità estetica del collezionista
Anche Giuseppe Panza sarebbe felice del titolo, scelto da Sean Scully, per la mostra inaugurata il 18 aprile nella villa, in cui la potenza della luce ebbe così tanta importanza. Pur non essendo un artista della scuderia del conte collezionista, sono molte le sintonie tra i due uomini che si incontrarono a New York nel 1989. Tra tutte, la centralità della luce, nella riflessione personale dell’artista e in quella di chi ha creato questo luogo che ogni volta meraviglia ed emoziona, non solo con le opere esposte, ma anche con il superbo contenitore che la famiglia Panza ha voluto rendere pubblico, donandolo al FAI.
Il titolo della mostra dedicato alla tela che non c’è
In realtà la tela che dà il titolo alla mostra, conservata al MAMbo di Bologna non sarà visibile per le rigide tempistiche che regolano i prestiti delle opere, ma gli oltre 80 lavori realizzati da Sean Scully tra il 1970 e il 2019 permettono di ripercorrere alcuni momenti fondamentali della carriera dell’artista dublinese. Le opere di Scully, con la sua poetica espressiva e minimalista, dialogano perfettamente con quelle della collezione permanente.
Da Blackcloth del diploma ad Any Questions, terminato dopo 20 anni
Il percorso espositivo parte con un nucleo di lavori dei primi anni Settanta: le celebri “super-griglie”. Intricate trame di luce dal disegno nitido e una particolare vivacità cromatica, danno voce alle visioni labirintiche di Scully, generando spazi illusori dinamici e profondi. Si prosegue con i potenti dipinti a olio realizzati tra il 1981 e il 2005, anno in cui l’artista termina il suo lungo lavoro su Any Questions, opera iniziata nel 1984. Sono lavori che raccontano un nuovo passaggio della sua ricerca in cui, colori e forme, prendono vita raccontando suggestioni diverse.
“Una finestra è una promessa, come una porta”
E’ in un crescendo di emozioni che si percorrono le sale alla scoperta delle testimonianze intime e preziose della serie Passenger. Realizzata dal 1999 al 2004, Scully apre lo spazio pittorico ad accogliere alcuni inserti, definiti “dipinti nel dipinto e paesaggi come finestre aperte sul mondo esterno”. Le fotografie, scoprono lavori complessi, che restano al margine di una ricerca pittorica e che tuttavia ne alimentano le impressioni con la purezza delle forme di paesaggi urbani stranianti.
Le antiche architetture Maya sono per l’artista la testimonianza di una cultura di muri e luce
Si attraversano i suggestivi ambienti di luce di Dan Flavin per tornare al piano terra, dove si trova la sequenza di dipinti a olio su lino o alluminio intitolata Wall of Light. Le ampie pennellate di colore, circoscritte nella forma fondamentale del rettangolo, trascrivono il ricordo della luce accecante del Messico. L’incalzante ritmicità della sequenza di colori rimanda ai bagliori e alle ombre riflesse sulle pietre dello Yucatan, trasformando i muri di pietra in muri emozionali.
L’eterna relazione tra madre e figlio e la linea dell’orizzonte
Nel 2018 Scully reinterpreta la relazione madre e figlio nelle coloratissime tele della serie Madonna ispirate alle foto scattate al figlio che gioca sulla sabbia, protetto da una figura femminile. Lo spazio curvilineo che circonda le figure si distende nelle linee orizzontali delle ardite partiture di colore delle Landline esposte nella Grande Scuderia. I contorni dei paesaggi sfumano, rivelando la dimensione emotiva di esperienze, traumi e memoria.
Le sfumature della serra
La mostra si conclude nella serra del magnifico giardino settecentesco con l’installazione site specific Looking Outward. L’opera, che rimarrà nella collezione permanente di Villa Panza, è composta da 27 vetri che corrono in orizzontale lungo la parete sud della serra, creando un caleidoscopio di luci e colori caldi e freddi. Scully fa uso delle cromie che appartengono al suo vocabolario artistico ma che, attraverso il filtro del vetro e della luce naturale o artificiale, incidono in modo differente sulla percezione dello spazio.
INFO
Titolo: Long Light. Sean Scully a Villa Panza.
Dove: Villa e Collezione Panza, Piazza Litta 1, Varese.
Quando: dal 18 aprile al 6 gennaio 2020.
Orari: dalle 10 alle 18 tutti i giorni esclusi i lunedì non festivi. La biglietteria chiude alle 17.15.
Biglietti: 15 € iscritti FAI 6 €.
Info: Villa Panza – tel. 0332 283960.
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