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Ranunculus ZA (2020) n.0 cm.40x55 © Christopher Broadbent
Ranunculus ZA (2020) n.0 cm.40x55 © Christopher Broadbent

RIMASTO NELL'OMBRA DI CHRISTOPHER BROADBENT

Foto di Christopher Broadbent. Testo di Elena Pontiggia. A cura di Mario Trevisan

Christopher Broadbent. Chiarezza e mistero

Diceva Christian Schad che non c’è nulla di più misterioso della chiarezza. E si potrebbero ripetere le stesse parole, osservando le fotografie di Chris Broadbent. I suoi lavori hanno una precisione fiamminga. Nelle sue carte si susseguono, in un equilibrio precario ma perfetto, i fiori con le loro corolle e i loro petali, le pentole coi loro manici e le loro attaccaglie, i tessuti coi loro panneggi e le loro pieghe, le corde coi loro filamenti e i loro intrecci, i libri coi loro fogli e il loro alfabeto. C’è nelle sue nature morte – usiamo questo termine pittorico non per sottrarle al regno della fotografia, ma per riallacciarci all’espressione equivalente in lingua inglese e tedesca: “vite silenziose”, come amava dire anche De Chirico.

Bread & False Flowers I. (2019) n.1/4 cm.55x77 ©Christopher Broadbent
Bread & False Flowers I. (2019) n.1/4 cm.55x77 ©Christopher Broadbent
Big Jug (2020) n.1/5 cm.38x56 © Christopher Broadbent
Big Jug (2020) n.1/5 cm.38x56 © Christopher Broadbent
Ranunculus ZR (2020) n.0 cm.40x55 © Christopher Broadbent
Ranunculus ZR (2020) n.0 cm.40x55 © Christopher Broadbent

Broadbent infatti raccoglie magistralmente in unità il disegno del molteplice. Pochi autori sanno giungere come lui alla sintesi attraverso l’analisi, sanno cioè creare opere in cui tutti gli oggetti, con i loro numerosi dettagli, si compongono in un equilibrio tanto musicale da sembrare una cosa sola. L’artista descrive con nitidezza le realtà che ci mostra e dà luce (in tutti i sensi) alle sue parti più minute, ma soprattutto le raggruppa, le bilancia, le coordina secondo ordo, mensura, pondus, pur rispettando la laboriosità del loro profilo, l’intrico del loro essere, la complicatezza della loro consistenza.

My Studio (2021) n.1/10 cm.39x56 © Christopher Broadbent
My Studio (2021) n.1/10 cm.39x56 © Christopher Broadbent

Reductio ad unum e attenzione all’individualità degli elementi: fra queste due polarità si muove la fotografia di Broadbent. Ma non solo. Le sue immagini, pur così precise, mantengono intatto il loro mistero. Sono meditazioni esistenziali: non nel senso psicologico e autobiografico del termine, perché l’autore non impone alle composizioni il suo io. Lascia che siano gli oggetti a disporsi naturalmente sulla scena, come lascia che sia la luce naturale a illuminarli. Non vuole introdurre nulla di arbitrario nelle sue opere. La sua arte, in questo senso, ha un parallelo con la pittura oggettiva e stupefatta del realismo magico, di certa Neue Sachlichkeit, della classicità moderna. Tuttavia si sente subito che le sue nature morte raccontano qualcosa di noi. Raccontano, prima di tutto, il tempo che passa, perché, come diceva il poeta: “Non è il tempo, non è il tempo: siamo noi che passiamo”.

Wedge & Protractor (2014) n.1/5 cm.49x59 © Christopher Broadbent
Wedge & Protractor (2014) n.1/5 cm.49x59 © Christopher Broadbent

C’è nei suoi lavori qualcosa che è finito o sta per finire: qualcosa che è rimasto lì dopo una conclusione, un abbandono, un allontanamento, come se la marea dell’esistenza si fosse ritirata. Tutto è reliquia, nel senso etimologico del termine: da “relinquere”, lasciare lì.  Anche la luce che avvolge fiori e stoffe non è abbagliante, ma dimessa, discreta, interiore. Per questo tutte le sue fotografie hanno qualcosa di spirituale: la materia, qui, ha a che fare con l’anima e la rivela nel silenzio, in un tono sommesso e assorto. L’uomo non c’è in queste opere, ma è come se ci fosse perché gli oggetti parlano di lui, cioè di noi: hanno il nostro stesso destino, il nostro tempo breve e come noi aspirano all’armonia.  Chris Broadbent, allora, fotografa il mistero delle cose: quell’enigma che è racchiuso in loro e che solo l’arte sa scoprire.

Elena Pontiggia

Yellow Scarf (2019) n.1/3 cm.55x77 © Christopher Broadbent
Yellow Scarf (2019) n.1/3 cm.55x77 © Christopher Broadbent
Book & Rock (2020) n.1/5 cm.39x56 © Christopher Broadbent
Book & Rock (2020) n.1/5 cm.39x56 © Christopher Broadbent

Christopher Broadbent per le sue fotografie esegue stampe d’archivio a pigmento su carta di cotone in edizioni di tre o cinque esemplari. Costruisce da sé le scenografie che compongono i suoi set fotografici 
e usa di preferenza la luce naturale. 

Bio

Christopher Broadbent è un fotografo specializzato in still-life. Nato e cresciuto in Inghilterra, ha studiato cinematografia e fotografia a Parigi all’Institut des Hautes Etudes Cinèmatographiques. Dopo alcuni anni a Roma come aiuto regista, si è trasferito a Milano per lavorare nella fotografia pubblicitaria ed editoriale. Premiato sia in Italia che negli Stati Uniti per i suoi lavori fotografici, da dieci anni si dedica alla sua ricerca intorno alla natura morta.

Catalogo dedicato all’opera di Christopher Broadbent Rimasto nell’Ombra, a cura di Mario Trevisan, pubblicato da Danilo Montanari Editore.

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