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07 © Matteo Procaccioli Della Valle, PRIVATE, Serie Humans, Havana 2013
07 © Matteo Procaccioli Della Valle, PRIVATE, Serie Humans, Havana 2013

PRIVATE. LE POLAROID DI MATTEO PROCACCIOLI DELLA VALLE

Foto di Matteo Procaccioli Della Valle. Testo di Benedetta Donato

MEMORIE PRESENTI
di Benedetta Donato

Percorrere dieci anni di ricerca visiva e di realtà vissute, attraverso le matrici, le fonti da cui sono scaturiti singoli progetti e ricerche, è il lavoro raccolto nelle pagine che seguono. Non si tratta di un’operazione di archiviazione e catalogazione, ma di compiere un viaggio insolito, con il preciso scopo di rintracciare in ogni singola polaroid, tracce e ispirazioni, da cui sono scaturiti i progetti più noti di Matteo Procaccioli Della Valle. Questo tipo di attività, si è tradotta per l’autore e per chi scrive, in un percorso durato due anni, trascorsi a ricostruire una produzione parallela e simultanea, che viene restituita in questo libro, frutto di scelte continue.

«Senza la pellicola istantanea, gran parte del mio lavoro non esisterebbe», afferma l’autore, che si serve della Polaroid come strumento metodologico per esplorare i diversi mondi del reale, facendola diventare un prolungamento dello sguardo, una modalità di registrazione di tutto ciò che vede e che attira la sua attenzione. L’affermazione di Matteo nasce dalla profonda convinzione che vi sia una corrispondenza tra ciò che egli “liberamente” vede e quello che viene riportato nell’immagine istantanea. In un certo senso, per l’autore, la Polaroid diventa un lasciapassare definitivo per essere e sentirsi libero di interpretare, riportare e rivedere ciò che ha percepito in un determinato momento, non solo quello che ha visto e a lungo ha osservato. In assoluta controtendenza con il modus operandi attualmente più diffuso in fotografia – di immortalare con lo smartphone qualsiasi soggetto osservato e qualunque istante vissuto, per poi condividerlo immediatamente e pubblicamente su un social network – Procaccioli Della Valle sceglie la pellicola istantanea perché è in quel frammento che riesce a mettere a fuoco la realtà. Nonostante la differente scelta del mezzo, si verifica una circostanza  similare tra le due modalità sopra descritte, per cui all’oggetto viene conferita la stessa caratteristica di immediatezza; in altre parole, l’immagine può essere vista tempestivamente. Ciò che fa la vera differenza è il punto di arrivo di quell’immagine, per cui esiste un unico destinatario. La funzione originaria di quello scatto e quindi dell’utilizzo di quello specifico e non di un qualunque altro mezzo, è la fruizione da parte di un unico osservatore. Non c’è ombra di pubblico per quell’istante, che diventa un tempo dilatato da dedicare allo studio, alla metabolizzazione della realtà ripresa, per crearne qualcosa d’altro.

Con questo approccio, l’autore ha costruito diverse ricerche nel corso degli anni, partendo dalle matrici nascoste, per realizzare stampe di grande formato, sulle quali ha attuato un’incursione diretta, proprio come le manipolazioni che si notano in alcune polaroid. La matericità di questo supporto risulta coerente con le opere che ne discendono e che si distinguono per tecnica e accuratezza di realizzazione. L’autore decide di compiere un’ulteriore scelta, mostrando per la prima volta, il punto di partenza e apre le porte di un suo spazio, facendoci accedere nella stanza dello studio d’artista più privata. Accostarsi, oggi, a queste diverse serie di fotografie, vuol dire poterle leggere in maniera del tutto nuova, senza stravolgerne l’intento iniziale, cercando anzi di comprenderle e riviverle, accedendo a porzioni di realtà intime, a visioni più personali che hanno resistito al susseguirsi degli anni, risultando vive e attuali. Si articola un’esperienza visiva ideale e ricorrente, con produzioni già conosciute, come accade nel caso di Vestiges, delle architetture urbane, dei paesaggi e con percorsi più intimi, che riguardano una ricerca personale e vanno ad indagare figure e volti. Tutti quegli elementi tenuti per molto tempo nascosti, adesso trovano la luce e lo stupore della scoperta rispetto ad un’inedita sensibilità per la dimensione animata e pulsante, un’inaspettata attenzione per gli esseri viventi, completamente assenti nelle opere di grande formato.

PRIVATE diventa uno snodo fondamentale per raccordare le diverse strade intrecciate, in un percorso lungo dieci anni di ricerche. Deviazioni per riscoprire oggetti abbandonati o luoghi dimenticati che, grazie a queste fotografie, vengono riattivate come memorie sottese, in grado di riposizionarsi, convivere con il presente ed essere condivise in questo preciso momento. Emergono con leggerezza nuove visioni, attraverso insiemi di immagini organizzate per capitoli, come fossero delle chiavi offerte per accedere ad un nuovo mondo. A diversi mondi caratterizzati da circostanze che talvolta implicano un coinvolgimento diretto da parte dell’autore e in altri momenti denotano una particolare capacità di isolarsi, per riuscire a cogliere il dettaglio di una forma, la complessità di un paesaggio, le linee sinuose di un corpo femminile, la profondità di uno sguardo o l’assoluta ironia di una situazione. Nelle prime righe di questo contributo, veniva dichiarato che non si trattava di un’operazione di archiviazione e catalogazione. L’intervento è stato semmai di riorganizzazione. Esattamente come quando si mette ordine in certi cassetti, così è stato fatto con un percorso, artistico e personale, svelando particolari inediti rispetto a propensioni, interessi e modi di percepire la realtà. Compiere delle scelte e mettere a nudo sensibilità e abilità proprie, senza pregiudicare l’integrità estetica e un certo rigore formale cui l’autore ci ha abituati. Con PRIVATE si accede ad una semplicità possibile e raffinata, leggibile attraverso l’armonia e l’equilibrio di tanti, diversi elementi visivi, tenuti insieme da un unico filo: possedere la realtà riportandola per come la si vede, senza filtri e senza interventi di stravolgimento ex post. Un filo che corre attraverso dieci anni di viaggi, di pensieri, di ragionamenti e riflessioni, di gioco, di bellezza familiare e complessa, di incontri e solitudini. Queste immagini parlano di inizi e di apparizioni nello scorrere del tempo. Un tempo la cui essenza è nascosta nell’istante della visione delle cose e permane nell’emozione originale e originaria di una Polaroid.

Bio

Matteo Procaccioli Della Valle nasce a Jesi nel 1983. Dopo una formazione artistica, dal 2000 si dedica alla fotografia. La sua ricerca, focalizzata sul tema del paesaggio con particolare predilezione verso quello urbano, si propone di cogliere il complesso momento di transizione fra tradizione, storia e contemporaneità. L’assenza della figura umana contribuisce a conferire un senso di sospensione spazio-temporale e un’atmosfera avvolgente. Procaccioli, con punti di osservazione diversi – che vanno dalla ricerca di verticalità, con riprese dal basso di maestose skyline cittadine fino alle visioni di città, fotografate a volo di uccello nel loro contesto naturale – pone le basi per una riflessione che conduca a riconsiderare il rapporto tra le strutture, lo spazio e la natura. I suoi lavori nascono da un’elaborazione che coniuga tecniche tradizionali e innovative. La registrazione del reale è un punto di partenza obbligato per giungere all’opera finita, frutto di un cammino articolato, in cui l’artista opera fisicamente sulla matericità dell’immagine. Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive in diverse sedi, tra cui si ricorda il Museo della Permanente di Milano. Ha partecipato a fiere nazionali ed internazionali come il MIA – Milan Image Fair e Context Art Miami. PRIVATE. Polaroid 2012 – 2022 è la sua prima pubblicazione editoriale.

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