PIER PAOLO PASOLINI. 100 ANNI E NON SENTIRLI
Testo e foto di Bruno Zanzottera
«Io sono una forza del Passato.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d’altare, dai borghi
abbandonati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l’Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti della Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d’anagrafe,
dall’orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più.»
da Poesia in forma di rosa, 1964
Il 5 Marzo 2022 Pier Paolo Pasolini avrebbe compiuto 100 anni, un’età difficile da raggiungere, ma la sua vita fu violentemente interrotta molto tempo prima in una sera di novembre del 1975 sulla spiaggia di Ostia, nei pressi della foce del Tevere dove oggi vive una comunità di persone che rispecchia alla perfezione i personaggi dei suoi film e dei suoi scritti. Un omicidio con ancora molti lati oscuri.
Figura tra le più dibattute e controverse del suo tempo, Pasolini rappresenta un punto fermo della cultura italiana e internazionale. Più che un poeta, un cineasta o uno scrittore, Pasolini è un corpo che vive nella dimensione del mito, in quanto è riuscito a incarnare un destino non solo tragico ma addirittura universale. Per la sua grande capacità di leggere e anticipare le trasformazioni della società contemporanea è un autore tuttora originale e di grande attualità.
‘Pasolini sta mezzo secolo avanti a questi. Questi stanno trecent’anni dietro, ‘sti quattro accattoni miserabili. Laureati analfabeti, li chiamo io. Ha’ capito?’. Sono le parole con cui Silvio Parrello conosciuto come ‘er Pecetto’, uno dei Ragazzi di Vita di Pier Paolo Pasolini, si riferisce ai politici e agli intellettuali odierni. Lui aveva 6 anni quando Pier Paolo Pasolini, amante del calcio e calciatore lui stesso, venne nel laboratorio di suo padre calzolaio di Monteverde,
una delle borgate romane care al poeta, per farsi riparare le scarpette scucitesi in uno scontro sportivo nel campetto vicino. Da quell’incontro fortuito nacque una profonda amicizia tra il poeta e il ‘pecione’ – soprannome dato ai calzolai perché usavano la pece per incollare le suole – amicizia che il figlio ha sviluppato nei suoi ricordi d’infanzia e che lo ha portato anche a fare delle indagini per cercare di scoprire il vero volto dei suoi assassini, molto diverso dalla verità giudiziaria.
Nel suo minuscolo studio di Monteverde – Silvio Parrello è divenuto nel frattempo pittore e poeta egli stesso – sono passati in molti: dal New York Times che gli ha dedicato un articolo con tanto di foto, ‘c’è pure a’ foto’ dice con malcelato orgoglio, alla TV di stato georgiana ‘de a’ Georgia der paese de Stalin er baffone’ .
A tutti lui racconta la sua verità di come un ragazzino del genere di Pino Pelosi non sarebbe mai stato in grado di assassinare da solo Pier Paolo Pasolini, racconta degli incontri del poeta con suo padre che fu inviato al confino durante il fascismo, della sua generosità di quando avendo riconosciuto sua madre in un mercato le regalò 10.000 lire, ‘quasi uno stipendio di un insegnante di allora’, o di come Pasolini, che ai tempi aveva una Fiat 600, quando parcheggiava la sua auto nella borgata, lasciasse le portiere aperte con delle monete nei tasconi perché sapeva che loro ragazzini andavano a rubarseli ‘ hai capito che tipo era Pasolini ?’
Per finire ti saluta recitando a memoria il brano di Ragazzi di Vita in cui lui stesso viene citato: ‘Erano più di una cinquantina, e invasero il piccolo spiazzo d’erba sporca intorno al trampolino: per primo partì il Monnezza, biondo come la paglia e pieno di cigolini rossi, e fece un carpio con le sette bellezze: gli andarono dietro Remo, lo Spudorato, il Pecetto, il Ciccione…..’.
Questo reportage realizzato in occasione del centenario della nascita non vuole solo ripercorrere i luoghi che lo hanno visto protagonista in vita: dalla Roma delle borgate a quella borghese dell’EUR, il Friuli della sua giovinezza ed il rapporto con la madre, la Bologna dove nacque e fece gli studi universitari, Grado, Matera e Tuscania fra i set dei suoi film, ma va ad incontrare studiosi ed artisti che hanno lavorato sui suoi testi e hanno reso omaggio alla sua figura e soprattutto raccontare luoghi e personaggi come gli abitanti dell’Idroscalo, dove venne ritrovato il suo corpo martoriato, che oggi potrebbero incarnare quelli dei suoi film. Una periferia che ricorda quelle borgate romane che lo hanno visto protagonista e che oggi si sono profondamente trasformate.
Tagliamento – Panoramica sul Tagliamento nei pressi di Casarsa della Delizia dove Pasolini passò diversi anni della sua giovinezza. Il fiume è più volte citato nei suoi scritti: ‘dormono gli uccelletti che cacciano / i ragazzetti friulani, nei dopopranzi / in cui il Tagliamento è grande come un deserto, e, tra le viti ferme come in sogno e i gelsi / che già profumano di seta, i campi di pannocchie / sono come branchi di leoni ruggent’. (Una disperata vitalità, all’interno della raccolta Poesie in forma di rosa).
Bologna – Due giovani innamorati davanti alle bancarelle della libreria Nanni nel Portico della Morte frequentata dal giovane Pasolini che vi acquistò i suoi primi libri: ‘Il ‘Portico della Morte’ è il più bel ricordo di Bologna. A quindici anni ho cominciato a comprare lì i miei primi libri, ed è stato bellissimo, perché non si legge mai più, in tutta la vita, con la gioia con cui si leggeva allora’.
Roma – Antonio un pastore che vive ai piedi di Montecucco nella borgata del Trullo fotografato davanti a Torre Righetti che fece da scenografia a Totò e Ninetto Davoli in alcune scene di Uccellacci e Uccellini (1966).
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