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Parigi. Station de métro Blanche ©Cesare Gualdoni. Diversi formati, Standard Print 40x50 Hahnemühle Fine Art Baryta con passepartout 15+2
Parigi. Station de métro Blanche ©Cesare Gualdoni. Diversi formati, Standard Print 40x50 Hahnemühle Fine Art Baryta con passepartout 15+2

PARIGI ALLO SPECCHIO

Testo e foto di Cesare Gualdoni

Due non è il doppio ma il contrario di uno ( Erri De Luca)

Mi è capitato armeggiando con l’infinito menu della mia Fuji X100 F di imbattermi nella possibilità di eseguire dei doppi scatti. Molti anni prima, nel 1980, mi trovavo a fotografare con quelle che sono considerate macchine indistruttibili – e non lo erano,  e mi si sono accavallati degli scatti per il malfunzionamento del trascinamento della pellicola. Al primo momento ci rimasi male, poi mi sono accorto che alcune serie avevano un valore aggiunto, le ho rivalutate e stampate.

Parigi. Bourse de Commerce Pinault Collection @Cesare Gualdoni. Diversi formati, Standard Print 40x50 Hahnemühle Fine Art Baryta con passepartout 15+2
Parigi. Bourse de Commerce Pinault Collection @Cesare Gualdoni. Diversi formati, Standard Print 40x50 Hahnemühle Fine Art Baryta con passepartout 15+2
Parigi. Bourse de Commerce Pinault Collection @Cesare Gualdoni. Diversi formati, Standard Print 40x50 Hahnemühle Fine Art Baryta con passepartout 15+2
Parigi. Bourse de Commerce Pinault Collection @Cesare Gualdoni. Diversi formati, Standard Print 40x50 Hahnemühle Fine Art Baryta con passepartout 15+2

Ho colto l’opportunità offerta dalla  macchina digitale per sperimentare questo modo di lavorare. Tutto è molto più controllabile e rigido, con la pellicola mi succedeva che i fotogrammi si accavallassero solo parzialmente dando vita a delle specie di “panoramiche”. Con la funzione doppio scatto digitale questo non si può fare, si potrebbe in post produzione, ma trovo si snaturi l’intento. Il frame rimane della misura del sensore ma l’effetto ottenuto è quello di una doppia esposizione.

Parigi. 2 Rue de Sèvres. ©Cesare Gualdoni. Diversi formati, Standard Print 40x50 Hahnemühle Fine Art Baryta con passepartout. 15+2
Parigi. 2 Rue de Sèvres. ©Cesare Gualdoni. Diversi formati, Standard Print 40x50 Hahnemühle Fine Art Baryta con passepartout. 15+2
Parigi. Musée du Louvre Quai François Mitterrand. ©Cesare Gualdoni. Diversi formati, Standard Print 40x50 Hahnemühle Fine Art Baryta con passepartout. 15+2
Parigi. Musée du Louvre Quai François Mitterrand. ©Cesare Gualdoni. Diversi formati, Standard Print 40x50 Hahnemühle Fine Art Baryta con passepartout. 15+2

Il primo scatto che mi entusiasmò lo presi dal tavolino di un bar sulla riva del lago di Como, a Colico. Una serie di tre platani scuri, che si stagliavano sulle montagne,  e il cielo bianco all’orizzonte. Dove nello spostamento della seconda esposizione gli alberi che si accavallano sono rimasti scuri, formando una chioma di una nuova forma, mentre dove si accavallavano al cielo sono diventati chiari, evanescenti, permettendo ancora di più alle zone scure di emergere, con tutta la loro potenza innovatrice.

Parigi. Arrêt du métro Mabillon, ©Cesare Gualdoni. Diversi formati, Standard Print 40x50 Hahnemühle Fine Art Baryta con passepartout. 15+2
Parigi. Arrêt du métro Mabillon, ©Cesare Gualdoni. Diversi formati, Standard Print 40x50 Hahnemühle Fine Art Baryta con passepartout. 15+2

 E’ un’immagine semplice, ma ambigua, che non permette all’occhio e alla mente di fermasi, di riposare, nel cercare di capirla. Quando mi sono trovato a Parigi, la prima idea era stata quella di ricercare i luoghi del famoso libro di Ed Van Der ElskenLove in the Left Bank”, di rifotografarli, ma l’impresa si è rivelata difficile, tranne che per Place Saint-Paul e il Mabillon. Parigi è la più fotografata città del mondo: mi sono trovato imbarazzato ad accodarmi alla schiera di fotografi di Parigi.

Fotografare tutto è come non fotografare niente. La doppia, tripla, quadrupla esposizione mi hanno salvato, permettendomi di interpretare quello che la città offriva ai miei occhi, alla mia mente e a dargli un significato. Alcune immagini sintetizzano l’accumulo di fotografie, la somma di scatti e lo esprimono metaforicamente. Altre offrono nuovi spunti di lettura, nuove forme, che non raddoppiano l’esperienza visiva ma la contrastano. Parafrando Erri De Luca: due non è il doppio di uno, non sono più grandi, pesanti, belle, ma il ”contrario”.

Cliccare sulle immagini per ingrandirle

Bio

Cesare Gualdoni nasce a Milano il 02 settembre 1959. Da 35 anni è un fotografo professionista. I suoi clienti sono importanti brand di orologi e di gioielli (Mont Blanc, Eberhard&C, Ebel, Versace, Ferragamo, Missoni, Valentino, Cuervo y Sobrinos, Grimoldi, Sabbadini). E’ insegnante di fotografia presso l’ IIS Rosa Luxemburg di Milano. Ha  esposto negli anni ’80 alla Libreria Utopia di Milano: “Vidicon” e “Trincee” e alla Fiera di Parma le sue “Affiches” di orologi. Nel 2022 è stato presente al Mia Photo Fair con uno stand dedicato. Sarà presente al WOPART  LUGANO (23-25/9/2022) e al Photofestival di Milano in ottobre con due mostre.

La sua ricerca verte su temi semplici e rigorosi, ispirati dall’arte moderna e da cult della fotografia mondiale: nascono fiori che rimandano allo spazialismo di Lucio Fontana e peperoni che restano in bilico tra la scultura moderna di Henry Moore e la fotografia di Edward Weston. La montagna, che pratica con passione, in particolare modo lo scialpinismo, è un tema di altre ricerche: formali, espressive e sociali. 

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