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Orissa, grandi templi e villaggi: ecco l’India meno conosciuta

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Orissa, grandi templi e villaggi: ecco l’India meno conosciuta

Un mondo di colori, sapori e profumi: l’India è una terra di suggestioni e spiritualità che ognuno può guardare con occhi diversi e il filtro personale delle emozioni. L’Orissa fa parte del lato meno conosciuto di questo incredibile Paese noto per le sue contraddizioni. Tra grandi templi e villaggi dove l’arte è ovunque, è tutto un tripudio di sari, fiori e frutta, mentre i fedeli induisti e i sacerdoti di Shiva, non mancano mai di garantire le loro offerte all’interno dei santuari. Uno dei luoghi migliori dove godere di questa atmosfera è Bhubaneswar, la capitale di uno degli stati più misteriosi del Paese. La natura qui è ancora selvaggia e non manca la presenza di antiche tribù.

Elefante in pietra a Konarak

Un “Triangolo d’Oro” a parte

In Orissa è formato dalle tre città sacre che sono Bhubaneswar, Konarak e Puri. La prima di esse, in particolare, è il luogo di incontro di tre grandi religioni: Induismo, Giainismo e Buddhismo. Il tempio induista di Mukteswar, ad esempio, è considerato tra i più importanti dell’Orissa.

La capitale, la “Città Tempio”

Nel passato, a Bhubaneswar esistevano oltre mille santuari e, molti di essi, sono ancora oggi intatti. Il tempio di Lingaraj, ad esempio, risale all’XI secolo e sorge a un’altezza di 54 metri. Questo luogo di culto non è aperto ai visitatori stranieri, ma è possibile godere del suo profilo da una apposita piattaforma di osservazione. Nel grande complesso non mancano monumenti e santuari e su questi domina un’alta torre principale, finemente scolpita. In Orissa, però, da non perdere è sicuramente il tempio di Mukteswar, del X secolo, che consente l’accesso attraversando un monumentale portale in arenaria. Quest’ultimo è detto torana ed è decorato con sensuali figure femminili. Dopo il portico, c’è una piscina centrale che serve per anche per le abluzioni.

Santuario Orissa

Nel piccolo villaggio di Konarak

Si trova a una settantina di chilometri dalla capitale, si affaccia sull’Oceano Indiano e custodisce uno dei Patrimoni Unesco. Si tratta del tempio di Surya, il dio del sole, eretto nel XIII secolo nella forma di un gigantesco carro di pietra. Il cocchio viene tirato da sette cavalli che rappresentano i giorni della settimana e i colori dell’arcobaleno e le 24 ruote sul quale è montato, erano le meridiane. A sorvegliare il luogo sacro, due grandi leoni di pietra, mentre intorno si notano diverse altre figure sacre. Nei secoli, però, il santuario è andato in parte distrutto.

Tra villaggi e bellezza

Proseguendo verso ovest lungo la costa, in direzione di Puri, si incontra questa destinazione che è considerata tra le città sante dell’India ed è venerata da tutti gli induisti. In molti sperano di poter vedere almeno una volta nella vita il tempio dedicato a Jagannath, una delle incarnazioni di Visnu. Qui si trova, infatti, uno dei quattro Char Dham, o luoghi di pellegrinaggio, che gli induisti sono tenuti a visitare, nella speranza di potersi liberare del ciclo delle reincarnazioni. La zona è conosciuta soprattutto per il Ratha Yatra, il Festival dei Carri, che si celebra a giugno, durante il quale Jagannath viene trasportato nella sua residenza estiva su un carro trainato da centinaia di devoti. Un altro piccolo villaggio si trova a un’ora dalla capitale ed è Raghurajpur. Si tratta di una zona importante per l’artigianato tradizionale e vi si pratica il Pattachitra, una forma di pittura locale che risale al V secolo a.C ed è basata sulla mitologia induista. In questo caso, si prepara la carta o il tessuto, rivestendolo di una speciale pasta ricavata mescolando semi di tamarindo e gesso. Ecco, dunque, che a quel punto si può lavorare alla creazione degli episodi della vita di Krishna. Le stesse case intorno sono decorate con affreschi che raffigurano scene sacre.

Folklore e tradizioni in Orissa

Alla scoperta delle tribù della foresta

Verso sudovest, si può trovare l’India tradizionale, lontana dagli itinerari turistici, alla ricerca delle tribù della foresta. Nella strada che conduce verso l’interno ci sono diversi villaggi, tra i quali Taptapani, famoso per la presenza di sorgenti calde, che sembra siano in grado di curare la sterilità. La fonte sgorga dalla montagna ed è ritenuta sacra, tanto che i pellegrini vi portano le offerte. C’è non lontano la zona dove vivono le tribù dell’Orissa, che è facile incontrare il giorno del mercato. Il giovedì, infatti, scendono dalla montagna per acquistare alimenti. Conoscerli non è sempre facile per via della loro diffidenza con gli stranieri, per cui è sempre meglio lasciarsi consigliare da una guida locale. Uno dei gruppi più famosi è quello dei Dhongaria Khond che rifiutano la divisione della società in caste e i rituali induisti. A circa due ore di distanza, sorge il villaggio di Onukudelli, dove si trovano i Bonda. Si tratta di cacciatori di bassa statura, armati di frecce avvelenate. Le donne, invece, nascondono il seno e le teste rasate, sotto fili di perline multicolor e i loro fianchi sono ornati da fasce.

Informazioni utili

Il periodo migliore per andare in Orissa è, in generale, tutto l’anno, meglio ancora da novembre a marzo. Ha, infatti, un clima tropicale monsonico, con tre stagioni principali: l’estate, da marzo a giugno, la stagione delle piogge da luglio a settembre e l’inverno da ottobre a febbraio. Si parla l’hindi e l’inglese e la moneta è la rupia indiana.

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