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A Milano i caselli di juta di Ibrahim Mahama

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A Milano i caselli di juta di Ibrahim Mahama

foto F. Klausner

di Daniela Bozzani

A Friend, l’imponente installazione che per le prossime due settimane avvolgerà con 10 mila sacchi di juta i due caselli daziari di Porta Venezia, è l’ultima fatica dell’artista ghanese Ibrahim Mahama. Dopo i grandi interventi alla Esposizione d’Arte della Biennale di Venezia (2015) e Documenta 14 (2017) a Kassel e Atene, la Fondazione Nicola Trussardi ha invitato Mahama a realizzare anche per Milano un’installazione su scala urbanistica coinvolgendo un luogo simbolo della città.

La Porta d’Oriente, l’amico e il nemico

Per secoli Porta Venezia è stata per Milano la Porta d’Oriente, segnando il confine che delimitava il territorio urbano rispetto alla campagna, luogo che ha contribuito a definire la topografia della città e la sua relazione con il mondo esterno: dall’ingresso della peste con l’epidemia del XVII secolo, passando per le descrizioni nelle pagine dei Promessi Sposi, fino ad arrivare ai quartieri multietnici di oggi. A Friend vuole innescare una riflessione sul concetto stesso di soglia, quel luogo di passaggio che definisce l’interno e l’esterno, il sé e l’altro, l’amico e il nemico in un momento storico che mai come oggi ha bisogno di confronti e dialoghi.

Foto F. Klausner

Uno spettacolo temporaneo nel confronto tra passato e presente

Come già avvenuto per le numerose opere pubbliche realizzate nelle capitali dell’arte contemporanea, l’artista ghanese ha avvolto i caselli con i sacchi di juta che, come una seconda pelle, conferiscono una nuova identità ai due edifici e anzi li riporta alla loro origine storica e alla funzione di luogo di scambio commerciale. Per coprire i 5000 metri quadri di superficie sono state coinvolte 8 Guide Alpine Lombardia, che hanno legato e fissato i teli di juta con corde e fascette, che non lasceranno segni indelebili sugli edifici.

Foto F. Klausner

Le “dimostrazioni civili” di Mahama: simboli e metafore

Attraverso la ricerca e la trasformazione dei materiali, l’artista indaga alcuni dei temi più importanti della contemporaneità: la migrazione, la globalizzazione e la circolazione delle merci e delle persone attraverso i confini e le nazioni. Le sue installazioni su larga scala impiegano materiali raccolti da ambienti urbani, come frammenti architettonici, legno, tessuti e naturalmente sacchi di juta, cuciti e drappeggiati insieme. Elementi fondamentali della sua ricerca, i sacchi, fabbricati in Asia e importati in Africa per il trasporto di merci alimentari e non, simboleggiano i mercati del Ghana e la forza lavoro che si cela dietro la circolazione internazionale delle merci. Strappati, rattoppati e marcati con segni e coordinate diventano garze che tamponano le ferite della storia, simbolo di conflitti e drammi che da secoli si consumano all’ombra dell’economia globale. “Il sacco di juta”, spiega l’artista, “racconta delle mani che l’hanno sollevato, come dei prodotti che ha portato con sé, tra porti, magazzini, mercati e città. Le condizioni delle persone vi restano imprigionate. E lo stesso accade ai luoghi che attraversa”.

A Friend è stata commissionata dalla Fondazione Nicola Trussardi e prodotta in collaborazione con miart, fiera d’arte moderna e contemporanea di Milano nell’ambito dell’Art Week 2019.

Info

Titolo: A Friend di Ibrahim Mahama.

Dove: Caselli Daziari di Porta Venezia, Piazza Oberdan 4, Milano.

Quando: Dal 2 al 14 aprile.

Orari: Visibile 24 ore su 24.

Ingresso: Gratuito.

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