di Daniela Bozzani
“… Ecco all’improvviso il sole tenue, a metà della giornata incerta di novembre, ha baciato le case nitide, borghesi, sulla via della lirica città. Le persiane grigio-Carrà, e verde-Paolo Veronese, come dice Savinio nell’Hermafrodito, sono chiuse. Io attendo, con animo leggero, l’avvento del grande miracolo. Arriveranno le nuove muse a danzare su questi tetti rossi, senza che questi uomini se ne accorgano!”
Poeta e pittore, maestro del 900
Poeta e pittore, Filippo De Pisis, a cui il Museo del Novecento dedica la più ampia retrospettiva milanese degli ultimi 50 anni, è stata una figura senza confronti nel Novecento italiano. Ha attraversato Paesi e movimenti pittorici senza mai concedersi a una particolare corrente artistica. Le suggestioni dei luoghi che ha attraversato o vissuto hanno creato soggetti dallo stile personalissimo sia che fossero vedute cittadine, paesaggi di montagna, ritratti intensi o inusuali combinazioni di nature morte.
90 dipinti, tra i più “lirici” della sua produzione
Il percorso cronologico introduce agli esordi del 1916, in cui risuona l’eco dell’incontro con la pittura metafisica di De Chirico, fino al periodo drammatico dei ricoveri nella clinica di Villa Fiorita degli anni Cinquanta. Il Museo del Novecento continua l’esplorazione sulle figure più significative nell’arte del periodo, mostrando una straordinaria selezione di capolavori per la prima volta esposti a Milano.
Un dettaglio insignificante diviene fulcro dell’universo
Come scrive la direttrice del Museo Anna Maria Montaldo, De Pisis colpisce per l’innata abilità nel coniugare talento, originalità e ricchezza intellettuale. Provenienti dalle principali collezioni museali italiane, Ferrara, Cortina, Torino, Trento e Rovereto, Venezia e Roma, le opere regalano la riscoperta di dettagli su tele famose e la sorpresa di capolavori meno visti. Originale e preziosa la serie delle nature morte in cui anche i titoli giocano un ruolo emozionante. Entrambe del 1919, Natura morta occidentale e Natura morta isterica. Del 1923 Natura morta in grigio con caffettiera e dell’anno successivo Natura morta con le uova. Successive di qualche anno, La Bottiglia di champagne e Le cipolle di Socrate. I quadri di fiori, dalle pennellate ricche e veloci, su fondi leggeri dai toni pastello o cupi di macchie e ombre nere, sono magnifici, come il Gladiolo fulminato del 1930. Le marine e i gli intensi ritratti non sono registrazioni visive ma l’espressione di un “paesaggio interiore”, uno stato d’animo che distingue la pittura di De Pisis dalla pittura impressionista.
Inquietudini e melanconie degli ultimi anni
Tornato a Parigi nel 1948 fatica, nonostante la fama, a ritrovare i legami di un tempo e a crearne di nuovi. Nello stesso anno la Biennale di Venezia riserva a De Pisis una sala personale con oltre trenta opere, ma gli viene negato il Gran Premio della Giuria per la sua omosessualità. Si aggrava la malattia nervosa che lo porta a lunghi ricoveri in case di cura. Sono anni di profonda sofferenza, segnati però da nuove capacità espressive e intuizioni compositive innovative, si accentuano la semplificazione e la rarefazione dei segni. La poesia e l’armonia, da sempre ricercate, si esprimono in opere in cui gli oggetti vivono nuove inquietudini e melanconie, come ne Il Cielo a Villa Fiorita, dipinto nel 1952, quattro anni prima della sua morte.
La mostra è accompagnata dal catalogo edito da Electa (€ 29)
Info
Cosa: Filippo de Pisis.
Dove: Museo del Novecento, Piazza del Duomo 8, Milano.
Quando: dal 4 ottobre al 1 marzo 2020.
Orari: lunedì 14.30-19.30; martedì-domenica 9.30-19.30, giovedì e sabato fino alle 22.30.
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto, 4€ bambini dai 6 ai 14 anni.
Info: +39 02 88444061 |museodelnovecento.org
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