Cerca
Close this search box.
Una scala verso il cielo: ai piedi del re Cervino

DatA

Una scala verso il cielo: ai piedi del re Cervino

di Raffaele Alessi

C’è una bella chiesetta alpina sul prato sopra Cervinia, fatta di legno e di pietra. Hervé Barmasse parla del suo Cervino, della Montagna che ha dentro, con la passione e le parole che arrivano a tutti.

Nella foto del suo libro ha l’aspetto di uno Yeti giovane. Viso tagliato come la pietra, con una barba nera incolta e ciglia folte. I capelli gli sparano in alto come arbusti disordinati. Dietro di lui il Cervino, una montagna verticale, fatta di roccia, neve e ghiaccio. Dove puoi essere solo, appeso a un sasso che potrebbe improvvisamente cedere. Il senso di vertigine anche quando guardi in alto e vedi qualcosa che sembra non finire. In equilibrio su quelle fessure di roccia, dove puoi cadere nell’aria sottile di un cielo che sorregge appena le nuvole. Il vuoto è dappertutto, anche in alto  e prosegue fino alle stelle.  Su fino a 4.478 metri, dove arriva la punta del Cervino e la sua mole piramidale impressionante che qui in Valtournenche chiamano “Gran Becca”, “grande montagna”.

C’è molta gente che sale qui a Cervinia, dove puoi sciare anche a 3.500 metri sulla neve compatta del Plateau Rosà. D’inverno soprattutto, quando la montagna è bianca e mette la voglia di curve veloci sulle piste: lamine leggere, occhiali e sole in faccia. Abbronzatura dorata assicurata, fascino giovane, anche con le sfumature di grigio e notti che ballano nei locali affollati.  E’ “la Montagna dello sci” che ha trasformato il vecchio paese di Breuil ai piedi del Cervino, nella rinomata stazione sciistica. Ma spesso è un turismo di consumatori, che divora con ingordigia nevi anche artificiali; non ci entra dentro e non si innamora.

Hervè Barmasse e il Cervino

Hervè Barmasse è nato d’inverno ed è cresciuto sui prati di Valtournenche. Il Cervino è la sua Montagna, fin da piccolo e per lui è stata la magia della neve, la capriola nel prato, i piedi nel fango e il profumo del bosco. Suo padre è un alpinista conosciuto, ma per lui la  prima montagna è quella del gioco e dello sport. A diciannove anni è un atleta con numeri, tecnica  e coraggio, fino a quando sulla pista dello Jafferau sbatte contro un palo del supergigante a 100 all’ora ed è costretto ad abbandonare lo sci agonistico. La neve di Cervinia è d’oro e gli consente di mantenersi come maestro di sci, ma la Montagna che immagina non è quella dello spazzaneve,

In questa terra di montagne verticali, dove sembra che il mondo finisca, lui sente che può salire ancora e andare oltre. Ha un istinto che lo spinge a esplorare vie nuove, come il padre come il nonno. Per lui come per Bonatti, la montagna è la bellezza delle linee che può stringere con le dita  e che portano verso le cime, sono i salti di roccia scoscesa verso la valle in cui è cresciuto.

Il 13 marzo 2014 Hervé Barmasse ha raggiunto in solitaria tutte le quattro creste del Cervino su vie mai percorse da altri. Sempre solo, con un orizzonte infinito intorno; per 17 ore appeso a cornici di pochi centimetri,

Perché si decide di salire soli, su vie nuove e inesplorate, affrontando rischi  e paure, lontano dagli affetti e dalle certezze? “Non lo fai per fama, per soldi, per compiacere uno sponsor” mi dice, con gli occhi sinceri e grandi  “…Ne senti il bisogno come quando da bambino vuoi giocare, come quando t’innamori…”

La sua  Montagna è in quell’istinto che ha dentro, che sa di selvatico e primitivo e che lo fa star bene. Poi mi dice che dopo essere stato in cima ubriaco di euforia, sei comunque contento quando ritorni  sul colle del Breuil, dove c’è un gatto delle nevi e pensi “Finalmente qualcuno”.

Hervé avvicina il suo smartphone al muso del vitellino. Pensa alle sue bambine e non solo al Cervino.

Le montagne spesso sono linee di confine, come  sul Cervino la cui linea di cresta taglia ormai a metà il rifugio alpino costruito sul territorio italiano. Il confine è diventato mobile a causa dello scioglimento dei ghiacciai e la  Montagna è anche sentinella dei cambiamenti climatici e andrebbe più spesso ascoltata. Non solo per gli avvisi di pericolo, ma per le sorprendenti prospettive che dall’alto si aprono. Qui i confini, come quelli  sul mare non chiudono, ma anzi invitano  alla ricerca di terre nuove, per conoscere, incontrare, ma anche per stare bene e salvarsi. Le montagne non appartengono, ma hanno i nomi di chi le ha amate, cercate e percorse. Di questi 150 anni di storia del Cervino non ci importano le sfide, ma l’amicizia tra l’inglese Whymper e il valdostano Jean Antoine Carrel che sono già amici e compagni di salita, prima di quelle ascensioni del luglio 1865. Forse qualche incomprensione porta il primo ad anticipare di soli tre giorni l’ascesa sul versante svizzero, mentre Carrel aprirà la più impegnativa salita dal versante italiano. In ogni caso, la loro amicizia e la stima reciproca proseguiranno nelle successive spedizioni sulle Ande.  Carrel è rimasto sul Cervino, dove una croce segna il punto in cui cadde per sfinimento, dopo aver portato in salvo il  giovane musicista Leone Sinigaglia e altri compagni di cordata. Lo spirito della Montagna impone il rispetto e la cura di tutto quello che ci circonda, in tutte le direzioni percorse e in tutte le forme che la materia animata di vita o di immaginazione può assumere.

La cima del Cervino ha un piccolo intaglio a forma di “V” che separa la vetta svizzera da quella italiana. Le vicende umane, i drammi e le gioie che si sono succedute intorno a quella  piccola fessura devono farci comprendere che non possono esserci distanze nei valori tra uomini e natura a qualsiasi altezza e latitudine, nel mare, in montagna, persino sulla luna.

Papà Marco ha due occhi azzurri che ridono, quando parla delle due nipotine. È un uomo dolce, ancora giovane, capace di ascoltare, si accorge che ho il bicchiere vuoto. Ha un orto dove è riuscito a crescere anche le melanzane e non riesco ad immaginarlo così mite e normale tra le falesie del Cervino. Invece è così che diventi se sali sulle scale del cielo, a vedere quanto minuscoli sono gli affanni e solo fessure i confini tra gli uomini.

Info utili

Consorzio Cervino Turismo: www.cervinia.it
Hervè Barmasse – “La montagna dentro” – Economica Laterza:  www.hervebarmasse.com

POTREBBE INTERESSARTI

Articoli
Correlati