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Jungfrau, Svizzera: grandi scenari e celebri investigatori

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Jungfrau, Svizzera: grandi scenari e celebri investigatori

di Silvana Benedetti

Ci troviamo nella regione della Jungfrau, nella parte orientale dell’Oberland bernese. Un’area incorniciata da uno dei paesaggi alpestri più affascinanti del mondo, al cospetto del trittico maestoso dell’Eiger, del Mönch e della Jungfrau, dei grandi laghi alpini e del vasto ghiacciaio dell’Aletsch. Una scenografia di tale impatto emotivo, che non poteva che meritarsi, nel 2001, l’inserimento nel patrimonio mondiale UNESCO. Una regione la cui fama sfiora la “leggenda”, da quando Thomas Cook, nel 1863, la scoprì casualmente di passaggio verso Lucerna. Le pagine di storia degli sport invernali, dei campionati del mondo di sci, le scalate dell’alpinismo più estremo e, a volte anche più drammatiche, sono state scritte in questa regione.

Curiosità ad alta quota

Ma la regione della Jungfrau, oltre a paesaggi e scenari, piste da sci e pareti da scalare, rivela più di una insospettabile curiosità.
È da qui che si può raggiungere lo Jungfraujoch, il “tetto d’Europa”, a quota 3454 m, con la ferrovia a cremagliera, tra le più alte del mondo e ritrovarsi, dopo 7 km di un tragitto di gallerie scavate nella montagna, immersi in un fantastico mondo di ghiaccio e di neve. La Jungfraubahn è una delle più importanti attrazioni svizzere:un’opera audace che ha compiuto un secolo di vita e che non ha mai perso un’oncia del suo fascino.

Nel vivace villaggio di Grindelwald, ai piedi dell’Eiger, nel 1911, un tale di nome Christian Bühlmann, di professione carpentiere e carradore, trovando spossante raggiungere i suoi clienti camminando nella neve alta, invento la prima “bicicletta da neve”, che consente di spostarsi agevolmente, sia in piano sia in discesa. Un telaio in legno, munito di due pattini di metallo e di un manubrio, permettono di avanzare spingendosi con i piedi. Ancora oggi il “Velogemel” è molto usato a Grindelwald: dal portalettere per la sua distribuzione giornaliera, dal medico per le visite ai suoi pazienti, dai ragazzi per andare a scuola, da tutti per fare le commissioni. Una curiosità per i visitatori d’oltremare e per gli amatori, che spesso lo comprano come souvenir.

Dalle spumose meringhe…

Nel delizioso paesino di Meiringen, nell’Haslital, le curiosità sono “di strada”. Vi chiederete il perché delle numerose Konditorei (pasticcerie) dislocate lungo il corso principale, dalle cui vetrine occhieggiano ogni sorta di meringhe di diverso formato e dimensione. È presto detto: Meiringen, è la patria di questo dolce leggero e friabile, a cui ha dato il nome, oltre che i natali. La storia della delizia spumosa iniziò a Meiringen attorno al 1600, quando il pasticcere Casparini (di origine italiana o ticinese, non è chiaro) montò a neve l’albume d’uovo con lo zucchero velato, poi passò l’impasto in forno per asciugarlo e dare al dolciume la friabilità che lo contraddistingue. Leggera come una nuvola e zuccherata come un confetto, prima del 1700 la meringa si diffuse rapidamente in Europa e si sposò con la panna montata: uno dei matrimoni più riusciti e duraturi della pasticceria europea. Meiringen è tornata all’onore delle cronache quando, nel 1985, è stata iscritta nel Guiness dei primati per aver sfornato la più grande meringa della storia – lunga due metri e mezzo, larga un metro e mezzo e alta 70 centimetri – frutto dell’impasto dell’albume di 2000 uova con 120 chili di zucchero velato. Fu servita incoronata da 60 litri di panna montata.

… a Sherlock Holmes

Le stravaganze di Meiringen, però, non finiscono qui. Dalle meringhe alla letteratura il passo è breve. Succede quando ci si imbatte nel busto di un personaggio immediatamente riconoscibile: la corta mantellina, la pipa calabash curva a forma di proboscide e il cappello da cacciatore. Si tratta ovviamente di Sherlock Holmes. Ma cosa ci fa uno dei personaggi letterari più celebri ed emblematici al mondo nel piccolo paesino di Meiringen? Elementare Watson, fu qui che il suo inventore Arthur Conan Doyle, nel 1891, decretò e ambientò la morte del detective nel romanzo “L’ultima avventura”, lanciandolo in un mirabile volo tra cascate di Reichenbach. Doyle si ispirò proprio ai panorami misteriosi e alla grandezza sublime delle montagne di Meiringen, dove soggiornò durante il periodo di ricovero della moglie, in un sanatorio della cittadina svizzera. Nel 1991 Meiringen ha “celebrato” il centenario della morte dell’investigatore inglese, inaugurando il museo di Sherlock Holmes, allestito nel seminterrato della sconsacrata chiesa inglese. Qui i fans di Holmes troveranno numerosi oggetti citati nelle storie del loro detective preferito, oltre a una fedele ricostruzione del salotto della casa londinese dove viveva con il suo assistente Watson.

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