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Meravigliose avventure. Racconti dei viaggiatori del passato a Modena

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Meravigliose avventure. Racconti dei viaggiatori del passato a Modena

Carta da navigar (Mappamondo catalano estense), 1450-60 circa, Modena, Biblioteca Estense Universitaria

di Daniela Bozzani

Se vi fate affascinare dai viaggi, non potete mancare questa originale mostra a Modena che, attraverso un’ampia selezione di mappe, disegni e oggetti, ripercorre le esperienze di esploratori, mercanti e studiosi che nel corso di tre secoli aprirono all’Europa le porte del mondo. Ognuno con la propria missione e curiosità, mercanti e artisti, cartografi e studiosi, missionari e pirati viaggiarono inseguendo mondi sconosciuti, narrando le proprie avventure attraverso lettere, diari di viaggio, trattati di storia e geografia tradotti ben presto in tutte le lingue europee dato l’enorme successo che riscuoteva questo tipo di letteratura.

Il palazzo di Pilato e di Erode, da “Le voyage de la Terre-Sainte. A Paris : chez Pierre Bien-Fait”, 1666, Modena, Biblioteca Estense Universitaria

La Terrasanta

Fu la Terrasanta per prima a conquistare la fantasia del mondo occidentale. Seguire i passi di Cristo era l’esperienza più alta a cui ogni buon cristiano potesse ambire e la narrazione che, a partire dal Trecento, conduce il lettore nei lunghi passaggi descrittivi di panorami e vita quotidiana di culture diverse, permette la romantica ma poco faticosa immedesimazione nel pellegrinaggio. Francesco Petrarca nel suo Itinerarium, scritto all’amico Giovanni da Mandello, che stava partendo per Gerusalemme, descrive magistralmente quello che lui aveva già visitato in gioventù, così pieno di nostalgia da chiudere la missiva quasi senza fiato “… ma ormai si è viaggiato abbastanza e abbastanza scritto. Tu in nave o a piedi, io con la penna veloce, abbiamo sin qui percorso tu terre e mari e io queste mie carte; e se tu sei stanco di continuare più oltre il viaggio, io lo sono di più perché ho camminato più velocemente”.

Re dell’Abisssinia, Modena, Biblioteca Estense Universitaria

Oltre Gerusalemme viaggiatori e mercanti

Anche il misterioso Jean de Mandeville viaggia in Terrasanta ma una volta raggiunta Gerusalemme prosegue verso est, seguendo i racconti fantasiosi di altri viaggiatori e studia e descrive con fanciullesca meraviglia e senza pregiudizi tutto ciò che incontra compresa una esaustiva esposizione della fede islamica. Cammini senza meta per il solo piacere della scoperta che lo portano a comporre Il Libro delle Meraviglie conosciuto e apprezzato dallo stesso Cristoforo Colombo. Il quale, dopo aver narrato, pieno di incanto, la natura lussureggiante, la mitezza degli indigeni e l’abbondanza di oro delle isole “indiane” appena scoperte, rimarca, con un certo disappunto che “Nulla di straordinario trovai come i più credevano”. Il vero punto focale della lettera di Colombo è il dominio sopra le nuove terre, che annette alla Spagna con l’idea di ricavarne grandi ricchezze e schiavi per il regno. Così come le relazioni successive di Francisco Pizarro al re di Francia ignoreranno totalmente storia e cultura dei paesi a lui sottomessi focalizzandosi esclusivamente sulle ricchezze che se ne potevano ricavare. L’oro rende ciechi e il delirio di onnipotenza trasforma curiosità e meraviglia in bramosia di possesso. Francesco Gemelli Careri, dopo aver circumnavigato il globo per 5 anni, torna a Napoli e nel 1699 inizia il suo volume Giro del Mondo con un capitolo dedicato ai buoni affari che si potevano fare vendendo in America porcellana, perle e sete comprate in Asia per poi acquistare cacao e vasi di terracotta da rivendere in Europa.

Cabinet inglese in lacca rossa con cineserie, Torino, Collezione Benappi

Veri viaggiatori

Nonostante ciò ci sono ancora viaggiatori spinti dalla bramosia di “investigare qualche particella di questo nostro terreno globo” come il bolognese Ludovico de Varthema che nel suo Itinerario presenta un fedele reportage di luoghi da cui gli europei per la loro fede erano da sempre stati esclusi. Vestito da arabo e viaggiando con una carovana il de Varthema si reca alla tomba di Maometto sfatando il mito che fosse sospesa da enormi calamite come fino ad allora si era creduto. “E sappiate vi dico per certo che non v’è arca di ferro, né di assale, né calamita, né montagna“, finendo col descrivere minuziosamente i “soavissimi” odori che pervadono il sacrario. Per distinguere il vero dal falso, la leggenda dal reale, ci fu anche chi si prese la briga di confrontare, studiare e tradurre migliaia di testi dei più grandi viaggiatori e cartografi. Giovanni Battista Ramusio a partire dal 1550 dette alle stampe un’antologia di testi di viaggio divisa in sei volumi, sopportando una fatica immane per destreggiarsi in una babele di lingue supportata solo dal grande amore per lo studio e la ricerca.

Carta del Cantino, Modena, Modena, Biblioteca Estense Universitaria

I Gesuiti

Nel Seicento i gesuiti furono spesso editori di viaggio, traendo spunti dalle lettere che i missionari inviavano alla casa madre. Questi dettagliati resoconti servirono da spunto al prolifico Athanasius Kircher nella sua China Illustrata data alle stampe nel 1667. Famoso in vita per la affermazione che non vi è niente di più bello che conoscere tutto, alla sua morte venne accusato di usare scoperte e ricerche anche fasulle per affermare la supremazia della fede cattolica. Se scopo principale dei gesuiti era l’evangelizzazione delle popolazioni locali, ci furono molti missionari che rimasero sinceramente affascinati dalle culture che andavano scoprendo. Matteo Ricci arrivato in Cina nel 1582 vi rimase fino alla sua morte diventando Li Madou, colto filosofo e scienziato, apprezzato dalla corte dell’imperatore Zhu Yijun, tanto da vivere a spese dello stato. Molto più del lavoro di evangelizzazione Matteo Ricci lasciò la sua eredità come uomo di scienza, in particolare nel campo dell’astronomia, dove, a più di un secolo dalla sua morte, veniva citato nella Descrizione della Cina del 1735 di Jean Baptiste Du Halde come costruttore di moderni strumenti per l’Osservatorio di Nanchino.

Nota delle spese di viaggio, da Angelo Maria da Mirandola, “Descrizione del viaggio in Terrasanta”, 1751, Modena, Modena, Biblioteca Estense Universitaria

Una figura femminile

Tra tutti questi uomini uno spazio è dedicato a una figura di grande importanza seppur esclusa dalle accademie europee di scienza in quanto donna, Maria Sibylla Merian. Figlia di un incisore tedesco, aveva fin da giovane sviluppato un particolare interesse per la natura e gli insetti, che illustrava minuziosamente nei suoi acquarelli sui fiori.  Le sue osservazioni sulle metamorfosi delle farfalle ne mostrarono per la prima volta tutte le fasi evolutive in una pubblicazione del 1679. Il suo interesse per l’entomologia la portò, insieme alla figlia, nel Suriname, in un’epoca in cui difficilmente due donne da sole potevano permettersi viaggi di questo tipo. Immerse nella natura lavorarono con meticolosa accuratezza scientifica e grandi capacità artistiche, catturando e disegnando insetti e animali equatorial,i di cui possiamo ammirare magnifici esempi nella sezione a lei dedicata.

Le preziose opere in mostra sono in larga parte provenienti dalle Gallerie Estensi che, con questa mostra, inaugurano il nuovo spazio espositivo del Palazzo dei Musei a Modena.

Informazioni utili

Dove: Galleria Estense, Sala Mostre. Largo Porta Sant’Agostino, 337, 41121 Modena . tel  059 4395711

Quando: 22/9/2018 – 6/1/2019

Orari: Martedì-sabato 8.30-19.30. Domenica 10.00-17.30. Lunedì chiuso

Biglietti: 10 € intero, 5 € ridotto, inclusa visita alla Galleria e alla Biblioteca Estense

Info: Sul sito 

 

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