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Ulassai, il paese che si legò alla montagna

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Ulassai, il paese che si legò alla montagna

di Devis Bellucci| @devisbellucci

[b]Ulassai[/b] è un piccolo comune sardo, situato nel cuore dell’[b]Ogliastra[/b] a 750 metri altezza e dominato da vertiginose pareti calcaree. Tutta l’area ha un aspetto aspro e severo, segnata da profondi avvallamenti coperti di foresta e complessi sistemi di grotte, dove in passato si nascondevano i banditi. La montagna che incombe su Ulassai, oggi molto frequentata dai free-climber, è anch’essa una presenza minacciosa: sono tante le leggende locali che raccontano di vittime dovute ai crolli.

Il paese si è riconciliato idealmente con le proprie montagne nel 1981, grazie alla fantasia e alla [b]tenacia dell’artista Maria Lai[/b], originaria proprio di Ulassai. Invitata dall’allora sindaco a realizzare un monumento per i Caduti di Guerra, rifiutò l’incarico e propose come alternativa qualcosa che servisse più ai vivi che ai morti: un’idea capace di coinvolgere direttamente tutta la cittadinanza. Ispirandosi a una leggenda del posto, Maria Lai legò il paese alla cima del Monte Gedili, sovrastante l’abitato, con oltre venti chilometri di nastro celeste. L’opera richiese tre giorni di lavoro e si trattò di una vera performance collettiva, a cui parteciparono tanti cittadini. Le cronache riportano di antichi rancori mai sopiti che vennero superati per l’occasione, all’insegna dell’arte. Alla fine il nastro passava di casa in casa e circondava gli edifici, scivolando leggero su porte e finestre. Un capo di questa suggestiva tela venne poi fissato alla montagna da alcuni alpinisti.

Riguardando le foto che raccontano [i]Legarsi a una montagna[/i], si coglie il significato profondo dell’opera: un’efficace [b]metafora della rete di relazioni[/b], valori e senso di appartenenza che lega i componenti di una comunità l’uno all’altro e la comunità stessa al proprio territorio. In questi tempi di relazioni spesso virtuali, veicolate dalla tecnologia e che si aggiornano e depennano con un click, l’intuizione di Maria Lai acquista un senso nuovo e per certi versi amaro, emblema di una sinergia solida tra società e mondo che è andata perdendosi.

[i]Legarsi a una montagna[/i] è solo uno dei tanti lavori che Maria Lai dedicò al suo paese di origine, con cui ha sempre mantenuto un forte legame. Oggi, grazie a lei, Ulassai è un museo a cielo aperto, mirabile esempio di fusione tra arte e territorio.

[b]MUSEO ALL’APERTO MARIA LAI[/b]

Si tratta di un percorso museale dedicato alle opere di Maria Lai e di altri artisti sardi e non. La maggior parte delle sue creazioni è ospitata all’interno del tessuto urbano di Ulassai e nelle campagne limitrofe, dove la fantasia della Lai ha saputo innestarsi su un paesaggio ricco di storie e leggende pastorali. Tra le opere presenti, ricordiamo il ciclo di murales che decora una vecchia abitazione del posto, poi ribattezzata [i]La casa delle inquietudini[/i], la scultura [i]Fiabe intrecciate[/i], ideata in occasione del settantesimo anniversario della morte di Antonio Gramsci, e [i]Il gioco del volo dell’oca[/i], una reinterpretazione del noto tabellone del gioco dell’oca, realizzata da Maria Lai su una parete della scuola d’infanzia. La tappa più visitata del Museo è il Lavatoio Comunale, simbolo del paese. Caduto in disuso negli anni ’70, è stato ristrutturato nel decennio successivo. Gli interventi di Maria Lai, che ha curato il soffitto trasformandolo in un elegante telaio, insieme alle fontane e alle pavimentazioni a mosaico di Costantino Nivola, Guido Strazza e Luigi Veronesi ne hanno fatto un’opera d’arte contemporanea.

[b]MUSEO STAZIONE DELL’ARTE[/b]

La Stazione dell’Arte è forse il più importante progetto che Maria Lai ha realizzato nella propria terra natia, a chiusura di un percorso creativo iniziato con Legarsi a una montagna e durato oltre un ventennio. Il Museo, ospitato all’interno della vecchia stazione ferroviaria e inaugurato nel 2006, raccoglie circa centocinquanta opere donate dall’artista, che vanno dalle tele alle ceramiche alle terrecotte. Al contempo, la Stazione è sede di laboratori ed esposizioni periodiche di pittura, scultura e poesia. Quello che era uno spazio anonimo, in cui la gente passava di fretta senza fermarsi, è diventato oggi un luogo d’incontro, scambio e formazione per giovani artisti. La stessa Ulassai, per anni isolata e priva di prospettive, è stata trasformata dal lavoro di Maria Lai in un uno fra i più importanti nuclei di aggregazione culturale della Sardegna.

Maria Lai è morta nel 2013. La sua arte capace di donarsi al territorio e al tessuto sociale di un intero paese, portandolo a maturare in una prospettiva poetica, rimane per noi testimonianza di generosità, cura e bellezza che diventa salvifica.

[b]Link[/b]:

[url”Stazione dell’arte”]http://www.stazionedellarte.com/[/url] | [url”Maria Lai”]http://www.maria-lai.com[/url]

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