La festa di Els Enfarinats a Ibi, regione di Alicante, in Spagna

LA FESTA DI ELS ENFARINATS - TRAVELGLOBE EXPERIENCE

Testo e workshop fotografico di Graziano Perotti. Foto di G.Perotti, C.Augello, R.Barone, M.Di Brindisi, A.Giunta, M.Labagnara, S.Questore, L.Taddei

Da oltre 200 anni a Ibi, regione di Alicante, Spagna, si tiene Els Enfarinats, una famosa festa tradizionale, che consiste in una battaglia incruenta a base di farina e uova. Graziano Perotti vi ha tenuto uno dei suoi seguitissimi workshop per TRAVELGLOBE EXPERIENCE. Quello che segue è il suo racconto.

Il primo botto sembra stordirti, ero troppo vicino. Da subito ho capito perché ci hanno forniti di cotone per le orecchie. È l’avvio della mattinata, attesa per tutto l’anno nella cittadina di Ibi, regione di Alicante e questo succede da oltre duecento anni. La notte prima del “giorno degli Innocenti”, gli Enmantats (uomini avvolti da coperte) sfilano per le strade di Ibi raccontando parodie di eventi locali accaduti durante l’anno e stabiliscono le leggi che regoleranno il giorno successivo, quello importante, quando diventeranno “Els Enfarinats“.

Il 28 dicembre è anche conosciuto come “il giorno degli innocenti”. Nel Nuovo Testamento, il re Erode massacrò tutti i bambini, compreso suo figlio, nel tentativo di eliminare il Bambino Gesù. A Ibi, i partecipanti al festival usano il finto colpo di stato per ricordare anche la tragedia biblica.

La mattina del 28 dicembre i partecipanti gareggiano per strappare la mazza cerimoniale del sindaco che, ogni anno, ha simboli diversi Quest’anno era dedicata alla lotta contro il Covid, alla resistenza per vincere questa battaglia che coinvolge l’intera umanità.

Da quel momento gli “Enfarinats” hanno il potere sulla città. Impongono leggi ridicole ai cittadini e tutti devono rispettarle, per evitare di essere multati, o portati in prigione. Ci sono persone che non sono d’accordo con le loro goliardiche leggi e vogliono ristabilire l’ordine, così le due fazioni iniziano una battaglia ed è una battaglia “Burlesque” combattuta con farina, uova, estintori, fumogeni e alla fine mortaretti. Solitamente la battaglia ha luogo nella piazza della chiesa, ma quest’anno il distanziamento, a causa della pandemia, ha consigliato uno spazio più ampio e si è svolta in un piccolo parco.

La battaglia a base di farina e uova avviene sempre senza violenza e tra tante risa; dopo essere stati colpiti, ci si abbraccia, dopo l’ennesimo agguato ci si mette a ridere. Alla fine, il campo di battaglia sembra un girone dantesco, dove è confinato chi impanna troppe cotolette o produce tagliatelle industriali di bassa qualità. Ti muovi, cammini in quell’impasto e ti sembra assurdo, poi ti perdi dentro le nuvole di farina e senti la tua

macchina fotografica urlare e rifiutarsi di scattare, non riuscendo più a mettere a fuoco, con la preziosa lente trasformata in una tavola imbandita, con spiattellata sopra una frittata che togli con due dita, pulendo il vetro con il gomito. Anche questo succede a Ibi.

Le macchine fotografiche sono messe a dura prova, nonostante le preventive protezioni. La farina sporca gli obbiettivi e qualche uovo ti centra senza pietà alcuna. Fa parte del gioco. Non ci sono bambini, i “guerrieri” sono tutti uomini di una certa età, ma li vedi come tanti Peter Pan in un gioioso combattimento, al quale vuoi partecipare con gioia. La battaglia dura meno di due ore, tutto l’evento meno di quattro. Raccontare tanto, in breve tempo, e come diceva un grande della storia della fotografia: “Fare una fotografia vuol dire allineare la testa, l’occhio e il cuore, è un modo di vivere”. Durante la festa di Ibi i sette fotografi partecipanti al workshop – le cui foto seguono [ndr] – hanno trovato terreno fertile per le loro emozioni e pure per mettere in pratica il pensiero fotografico di un grande maestro come Henri Cartier Bresson.

Graziano Perotti

Festa di Els Enfarinats, Ibi (Alicante. Spagna) ph ©Graziano Perotti

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Festa di Els Enfarinats, Ibi (Alicante. Spagna) ph ©Graziano Perotti

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Vestita da Ghostburster per affrontare una ”battaglia” tra uova e farina che si svolge da 200 anni a Ibi. L’abilità stava nel fotografare questi guerriglieri evitando le loro munizioni che, inevitabilmente, hanno colpito più di una volta la mia macchina fotografica, ma tutto tra risate e abbracci.

Antonella Giunta

La piazza di Ibi si colora. Dopo l’apertura ufficiale è caos. Il golpe ha inizio. In un attimo ti trovi lì, risucchiato in spesse nuvole di farina, a schivare uova che volano dal cielo, a saltellare tra scintille di improvvisi mortaretti che illuminano la battaglia. E ridi, unito alle loro risa, che con aria bonaria si burlano di te, ridi. Divertita come una bambina. Ci sei dentro fino al collo. E la frittata è fatta!

Silvia Questore

Mi ritrovo in mezzo alla mischia e, seppur ricoperta di farina, tentando di evitare di essere colpita da uova e mortaretti, mi faccio coinvolgere da questa atmosfera surreale ma giocosa e sorrido contenta di partecipare a questa festa che può apparire un po’ assurda ma è in realtà molto sentita e antica.”

Lia Taddei

Una volta tanto non sono avvolto dalla nebbia ma da nuvole di farina; non devo evitare la pioggia ma decine di uova che si schiantano a terra e mi schivano tra spari di mortaretti ed il tentativo di riprendere il tutto con la macchina fotografica.

Cesare Augello

Farina-uova-botti-fumo-risate: gli ingredienti di un golpe insolito, allegro e solidale che mi ha lasciato entusiasta, affamato e… pronto per l’impanatura!

Riccardo Barone

Una pioggia di farina cade dal cielo o forse sale dalla terra e mi ricopre come fosse neve, catapultandomi in un immaginario. Sembra di essere in un mondo incantato. All’ improvviso si scatena una battaglia degna dei più grandi e valorosi gladiatori romani. La realtà è tutta intorno a me….e per un attimo un nodo alla gola placa la mia gioia.

Marisa Di Brindisi

Mi sono sentita molto combattuta: da una parte “divertita e coinvolta” tanto da provare la voglia di partecipare ai lanci e dall’altra quasi “disgustata” per il grande spreco di cibo. Poi ho pensato che si debba avere rispetto per le tradizioni che si potranno superare/modificare anche con diffusione e conoscenza.

Marina Labagnara