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La Cina di Cartier-Bresson: a Milano fino al 3 luglio 2022

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La Cina di Cartier-Bresson: a Milano fino al 3 luglio 2022

Ph in apertura: In un manifesto dipinto a mano, il pugno comunista sopprime il cane nazionalista. Nanchino, 24 aprile 1949  © Fondation Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos

di Daniela di Monaco

Pioniere del fotogiornalismo, “occhio del secolo”, teorico dell’istante decisivo, fondatore della agenzia Magnum Photos insieme ad altri grandi nomi della fotografia internazionale, Henri Cartier-Bresson resta uno dei più importanti protagonisti culturali del Novecento. Ha portato la fotografia di stampo surrealista a un pubblico più ampio ed è stato uno degli esponenti più importanti dellafotografia umanista, corrente fotografica europea ma prevalentemente francese.

Una mostra al MUDEC di Milano fino al 3 luglio 2022, ne ripercorre una parte di carriera. 

La fotografia umanista

Nata alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la fotografia umanista pone al centro della propria ricerca l’essere umano nei suoi vari contesti sociali. Una corrente che si è protratta fino alla fine degli anni Sessanta e a volte è stata accomunata al fotogiornalismo, ma possedeva una sua precisa caratteristica che era quella di osservare da vicino il quotidiano, le storie di strada, le classi socialmente svantaggiate. Questa fotografia, in una forma di realismo poetico, voleva catturare la scena ma anche le emozioni dei protagonisti.

Oltre Cartier-Bresson, altri precursori di questo movimento, non esclusivo della fotografia, sono stati i fotografi Eugene Atget, Robert Capa e anche scrittori e intellettuali come Sartre e Malraux. Fu in generale l’espressione di un ritorno ai valori dimenticati durante la guerra: dignità, diritti umani, tolleranza e uguaglianza.

Uno stile unico

Nato nel 1908, Cartier-Bresson diventa fotografo convinto – e cioè guardare la realtà attraverso l’obiettivo – forse nel 1930 o ’31 quando comincia ad acquistare varie macchine fotografiche.

Si occupa di cinema, di pittura, ritrae personalità importanti in tutti i campi e viaggia in molti angoli del pianeta. Attraverso i suoi scatti l’artista racconta con stile ed eleganza la storia del mondo, dalla Francia alla Cina, dall’India agli Stati Uniti. Il suo modo unico nel cogliere l’attimo decisivo che esprimeva forma e sostanza della realtà, resta fissato nel bianco e nero delle sue fotografie.

La Cina di Cartier-Bresson cambia il modo di fotografare

Nel 1948 la rivista Life gli commissiona un reportage sugli “Ultimi giorni di Pechino”, la fine del Kuomintang e l’arrivo dei soldati di Mao. Il soggiorno in Cina previsto di due settimane durerà dieci mesi, prevalentemente tra Shanghai e Nanchino, ma visitando anche altre città e altre realtà, raccontando dello stile di vita tradizionale cinese e del passaggio al nuovo regime.

Il reportage cinese riscuote grande successo su Life e su altre riviste perché propone un nuovo stile, forse più poetico, meno legato ai fatti e più attento agli esseri umani.

Una foto che ha fatto storia

Resta assai famosa la foto Gold Rush in Shangai dicembre 1948, (presente anche in una mostra al MAST di Bologna) che rappresenta un gruppo di persone, pigiate in fila come in una gabbia immaginaria, che tentano di arrivare a comprare oro in una banca di Shanghai.

Ritorno in Cina

Dieci anni dopo, nel 1958, decimo anniversario del primo reportage, Cartier-Bresson è di nuovo in Cina per quattro mesi per documentare il Grande balzo in avanti, la nuova situazione politica e sociale sotto il regime di Mao Zedong. Accompagnato stavolta da una guida, per quattro mesi visita luoghi selezionati quali dighe in costruzione, complessi siderurgici, pozzi petroliferi, paesi rurali “modello” per documentare sviluppi ed esiti della Rivoluzione cinese.

Un reportage che entrò nella storia della fotografia

Ancora una volta Cartier-Bresson, vero “occhio del secolo”, con uno sguardo acuto e non addomesticato, riesce a documentare uomini e cose, fatti e realtà meno positivi quali lo sfruttamento del lavoro umano, il controllo militare, la propaganda.

Tutti trarranno fama e vantaggio dai reportage di Cartier-Bresson: Life, l’agenzia Magnum e le riviste internazionali.

Per lui ogni scatto era importante e il suo approccio stilistico ha lasciato un marchio indelebile nel mondo della fotografia e dell’arte in generale.

La mostra, curata da Michel Frizot e Ying-Iung Su, presenta oltre cento stampe originali e numerosi documenti di archivio ed è realizzata in collaborazione con la Fondazione Henri Cartier-Bresson.

Info utili

Cosa: HENRI CARTIER-BRESSON Cina 1948-49 | 1958

Dove: Mudec – Museo delle Culture | Via Tortona 56, Milano

Quando: fino al 3 luglio 2022

 

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