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Stano Faban. Lago Palù

IL FILO ININTERROTTO. VALMALENCO COME NON L'AVETE VISTA MAI

Foto: come da dida. Testi: Roberta Folatti

Il 3/7 all’ex Casa Parrocchiale di Chiesa Valmalenco e all’Hotel Tremoggia è stata inaugurata una mostra collettiva dei fotografi: Roberto Sysa Moiola, Roberto Ganassa, Felice Battaglia, Stano Faban, William Guerra, Valter Micheloni, Ivano Pedrolini, Alessandro Schenatti, Luca Calcagno

Paesaggi incantati, scatti sorprendenti raccontano di un dialogo tra noi e il nostro ambiente, tra noi e la natura. Un bisogno, una ricerca, un’urgenza. Nove fotografi esplorano e interrogano la montagna e i luoghi più suggestivi della Valmalenco, trasportandoci in spazi senza tempo. Una bellezza che va difesa oltre che goduta. Con questa mostra, attraverso bellissime immagini, vogliamo ribadire e difendere il sempiterno legame tra Natura e Uomo. L’Uomo e Natura. Il fìlo ininterrotto tra cielo e terra, tra roccia ed acqua, tra alberi e suolo ci rende parte di un tutto, un connubio magico che potrebbe essere armonioso. Il fìlo che unisce anche stilisticamente le cose del mondo, dimostrando la loro necessaria interdipendenza. Ma che ora sembra diventato invisibile, controverso, corrotto, persino negato. Abbiamo creduto con presunzione di essere autosufficienti, padroni assoluti del nostro destino, capaci di compiere il percorso “da animali a dei”(Yuval Noah Harari), ma l’esperienza della pandemia ci ha riportati sulla terra, alla terra. Letteralmente e metaforicamente. La soluzione e forse tornare a guardare con umiltà e stupore ciò che ci circonda. La bellezza può salvarci …Proviamo a farci guidare dallo sguardo di nove fotografì con diverse sensibilità e valori estetici ma uniti dall’amore per la loro terra e dalla conoscenza profonda dei luoghi.

Apertura della mostra: apertura: 10.00-12.00/16.30-19.00 sabato e domenica. Dal 16 Luglio tutti i giorni 

Fortemente voluta dal Comune e dalla Proloco di Chiesa Valmalenco a cura di Roberta Folatti.
Per informazioni: Roberta Folatti 347/2520483 artechemiattraversa@gmail.com

Alessandro Schenatti Alba di luna.
Felice Battaglia. Presenze

Non servono grandi panorami per scattare una bella foto, ma una nutrita geografia di paesaggi interiori sì. Felice Battaglia sceglie un soggetto minimo, scrutando nel bosco alla ricerca d’ispirazione. Una foglia, corrosa dagli agenti atmosferici e dai normali processi di decomposizione della natura, rimane tenacemente aggrappata al suo ramo, anche quando la formazione della brina la appesantisce. Di lei l’obiettivo fotografico coglie ogni segno, quei ghirigori sofferti diventano un arcaico linguaggio sulla sua superficie vissuta, quasi fosse una stele antica, un tessuto prezioso consunto dai millenni. La luce agisce come una radiografia sulla sua sfibrata epidermide, ne mette in rilievo le ferite e le parti mancanti ma la rende anche tela d’artista, dagli splendidi bordi frastagliati e dalle sfumature cangianti. E il ricamo della brina, così ben reso dallo scatto di Felice, sembra un prezioso intarsio di perle, mostrato con orgoglio nell’ultima scena che precede la caduta. La natura come artista creatrice, che fa e distrugge le sue composizioni e regala loro una caduca bellezza. Ovunque si aprono panorami a un occhio che sa vederli, e le foto diventano autoritratti della propria interiorità.

Felice Battaglia
Stano Faban. Predaccio. Porta segreta
Valter Micheloni
Alessandro Schenatti. Bufera su Argient. Cime di Musella

Una piccola tenda illuminata, al cospetto dell’immensità di un cielo popolato di stelle. Di fronte a quell’universo sterminato e tutt’altro che immobile, chi si affaccia dal temporaneo rifugio non può non avvertire la fugacità delle umane vicende. E anche la natura più familiare e vicina, in un contesto così selvaggio, può rivelarsi padrona, non sottomessa.

Guardando questa immagine si percepiscono la sferzata della notte e un silenzio pieno di suggestioni. L’occhio del fotografo scruta ma sa di essere osservato a sua volta, di certo dai numerosi stambecchi che abitano quei luoghi. Altre presenze potrebbero non svelarsi per paura e timidezza.

Questa calata nella wilderness è uno dei fantastici corollari della passione per la fotografia, e lo scatto di William Guerra trasmette le sensazioni degli occupanti della piccola tenda. Non possiamo esserne certi, perché non eravamo lì, ma una componente di soggezione-ammirazione verso la volta celeste così luminosa, abbacinante, di sicuro c’è stata, in quella notte straordinariamente limpida.

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William Guerra
William Guerra
Roberto Ganassa. Valmalenco. Rifugio Marinelli. Chiesetta e Temporale

La cappella, le stelle e un fulmine che squarcia la notte in lontananza.

Quella scarica di elettricità non sembra avere nulla di minaccioso, assomiglia di più ad un effetto speciale ad uso dell’obiettivo del fotografo. Oppure associato in modo magistrale alla cappella e alla croce, potrebbe far pensare a un messaggio soprannaturale che lega un’opera fabbricata dall’uomo a qualcosa che l’uomo non può ancora dominare.

La compresenza di stelle e nuvole temporalesche in questa suggestiva inquadratura dà il senso di un momento magico, come se buio e luce si fossero accordati per favorire questo click. Se le immagini potessero mettere in azione anche gli altri sensi, ci si aspetterebbe da un momento all’altro di sentire il suono della campanella, pur non essendoci nessuno a tirare la corda.  E quei fiori un poco spettrali, lasciati da una mano anonima, si ergono paralleli alla croce, affacciandosi su uno spettacolo memorabile.

La notte è blu sul Lago Palù. Un blu pervasivo, che esce dall’acqua e si estende a ogni cosa. Il critico d’arte Luca Massimo Barbero dice che il colore blu è ciò che di più astratto ma anche di più tangibile e prossimo alla natura visibile vi sia. Per Yves Klein la monocromia è un luogo mentale. Era innamorato del blu, e ne coniò una nuova tonalità che porta il suo nome. Sosteneva che il colore permette di viaggiare dentro se stessi recuperando serenità e lucidità. 

Roberto Ganassa. Valmalenco. Alpe Prabello e yoga
Ivano Pedrolini. Notturna

Far sprofondare lo sguardo nelle acque di un lago di montagna, esattamente nell’ora blu, può dare un senso di vertigine. La foto di Ivano Pedrolini cattura una strana immobilità delle cose, quasi fossero in attesa di svegliarsi dall’incantesimo di quella luce irreale. Se la guardate a lungo avrete l’impressione che i vostri occhi si siano abituati alla semioscurità e riescano a cogliere più nitidamente i dettagli. E’ la malia di quell’ora particolare e il misterioso effetto del colore blu.

«Un paesaggio che conosciamo ci tocca più profondamente; lo capiamo meglio perché ci è familiare. Bisogna averci vissuto per comprenderlo, esattamente come si deve aver sofferto per poter rappresentare la sofferenza. Bisogna aver visto i cieli». Ferdinand Hodler

Luca Calcagno è giovane ma passa molto del suo tempo sotto i fantastici cieli della Valmalenco, tra le sue rocce, i boschi, i sentieri. Il suo è un rapporto molto fisico con l’ambiente, lo esplora a piedi, in bici, sciando. La macchina fotografica è un tutt’uno col suo occhio, una fedele compagna che rende eterni momenti di per sé irripetibili.  Come un pittore che lavora sulla luce e sulle sfumature, il suo apparecchio coglie i colori, e gli istanti in cui la natura dà il meglio di sé.  Bisogna conoscerla, darle tempo, saper attendere senza essere impazienti. Bisogna aver percorso quei sentieri centinaia di volte, accarezzato quelle rocce, osservato nuvole e umori del cielo, annusato i profumi delle stagioni. Esattamente ciò che facevano pittori come Turner, Segantini, Monet, Hodler.

Ivano Pedrolini
Luca Calcagno. Lago Pirola
Luca Calcagno. Marmotte al rifugio Carate
Roberto Sysa Moiola. Valmalenco.Lago delle Forbici_Gruppo del Bernina by Night and Stars

Tutto parla di disgelo in questa foto. I colori, la luce, l’atmosfera sono quelli di un’imminente rinascita. L’azzurro tenue delle acque dentro il quale si intuiscono blocchi di ghiaccio in via di scioglimento, nasconde una gioiosa attesa di partiture più decise. Quelle della primavera e poi dell’estate. La sciarpa di neve che circonda il lago diventa un’ideale cornice per l’immagine delle montagne che vi si specchiano. 

Roberto Sysa Moiola. Valmalenco. Lago delle Forbici. Disgelo_Gruppo del Bernina

La foto di Roberto Moiola si nutre di una luce intensa che suggerisce che presto sorgerà il sole e si incaricherà di continuare il lento lavorio di liberazione dal gelo. Il pittore inglese John Constable, che amava dipingere cieli e ambienti naturali, sosteneva che “non si vede veramente qualcosa, se non la si capisce”. L’obiettivo di Moiola dimostra grande familiarità con i luoghi fotografati e una profondità di sguardo non comune. Tutti i nostri fotografi non si limitano a vedere belle immagini, i loro scatti partono da dentro, da una rielaborazione personale di ciò che la natura, generosamente, offre alla Valmalenco.

 

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