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I grandi mercati a Palermo: tra folklore e prodotti tipici

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I grandi mercati a Palermo: tra folklore e prodotti tipici

di Francesca Spanò | @francynefertiti

A [b]Palermo[/b] il visitatore è un funambolo che resta perennemente in equilibrio tra presente e passato, tradizione e folklore, bellezze paesaggistiche e attrazioni di una città in continua trasformazione. Qualcosa resta però immutato, a raccontarne la storia e, soprattutto, la sua peculiarità principale: il cibo e i mercati storici (un po’ come avviene a [url”Parigi”]http://travelglobe.it/Detail_News_Display?ID=77454[/url], ma con le dovute differenze, perché si possono trovare pure prodotti d’epoca e da collezione). Vera patria dello street food ma anche di una serie di pietanze uniche, il capoluogo siciliano sembra condurre per mano il turista nel suo dedalo di stradine lastricate che sfociano, inevitabilmente, tra [b]la Vucciria, il Capo, il Borgo Vecchio e Ballarò[/b].

Una attrazione per chi non è del luogo, osservare fichi d’India in una bancarella e panelle e crocchette fritte dall’altro lato. Tutti prodotti che diventano protagonisti di tanti scatti fotografici e che incuriosivano un tempo chi come me in quella città ci viveva e non considerava certo “stranezze” le delizie comuni a tavola.

[b]ANDAR PER MERCATI[/b]

Uno dei più famosi mercati storici di Palermo è quello della [b]Vucciria [/b](letteralmente “Baccano”). Risale al X o XI secolo, è aperto tutti i giorni e sorge nel quartiere della Loggia tra via Roma, la Cala, il Cassaro e Piazza San Domenico. Con il suo microcosmo di voci e colori resta il più noto in città, anche grazie a Renato Guttuso, il famoso pittore che ne “raccontò” la bellezza in un celebre quadro. All’interno si può comprare pesce fresco, verdura e, in generale, generi alimentari. Il nome dovrebbe derivare da “boucherie”, il macelleria in francese, ad indicare il primo alimento che iniziò ad essere venduto. A fine Settecento era stata anche creata una loggia quadrata con una bella fontana di marmo. Oggi ci si distrae senza troppi elementi decorativi intorno, tra il cicaleggio dei venditori ambulanti e i clienti che cercano di contrattare sul prezzo.

Abbastanza conosciuto è poi quello del [b]Capo[/b], che prende il nome da un popolare quartiere di età musulmana. Un tempo vi si trovavano pirati commercianti e schiavi. Tra gli ingressi principali c’è quello di Porta Carini, vicino il Palazzo di Giustizia. I venditori cercano di attirare i clienti con la loro merce fresca, ma pure in questo caso la vendita principale era legata alla carne, visto he nelle vicinanze si trovava pure il macello. Molto forte va la vendita del pesce.

[b]Ballarò[/b]: ricordo bene questo mercato perché vicino alla mia scuola, ma per tutti è diventato noto da quando l’omonima trasmissione a tema politico ne ha copiato il nome. L’intento era quello di accostarne il talk show alle cantilene in dialetto palermitano di chi qui espone la propria merce. Si estende da piazza Casa Professa e arriva fino a corso Tukory e non tutti sanno che si tratta del più antico mercato della città. La sua apertura si estende pure al pomeriggio e, quindi, non mancano persino i cibi cotti, dalle patate bollite alle verdure lesse.

[b]Borgo Vecchio[/b] è un luogo molto frequentato e la zona richiama turisti e cittadini pure di notte. Si trova tra Piazza Sturzo e Piazza Ucciardone e il mercato rimane aperto fino a tardi.

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