Cerca
Close this search box.
Zanzibar, Tanzania: viaggio nell’arcipelago delle spezie

DatA

Zanzibar, Tanzania: viaggio nell’arcipelago delle spezie

di Redazione | @travelglobemag

Quando si ha bisogno di un pensiero felice, basta chiudere gli occhi e immaginarsi le infinite sfumature del mare di Zanzibar, arcipelago al largo della Tanzania.

Soffici spiagge bianche e mare turchese fanno da cornice alle due isole principali, Unguja (comunemente chiamata Zanzibar) e Pemba, ma non è solo il mare o il clima perennemente mite ad attirare l’attenzione del viaggiatore curioso. La sua storia, infatti, passa attraverso i colori dei fiori, le diverse culture che qui si sono mescolate e le spezie, che l’hanno resa famosa in tutto il mondo.

Zanzibar, infatti, ha avuto a lungo un ruolo fondamentale negli scambi commerciali tra Africa ed Asia e, ancora oggi, l’influenza mediorientale e indiana è riconoscibile tra le strade di Stone Town. Una vacanza qui significa immergersi in un ambiente fortemente condizionato dal turismo, ma che riesce a mantenere uno straordinario appeal.

Quando andare a Zanzibar

Situato poco più a sud dell’Equatore, l’arcipelago di Zanzibar gode di un clima caldo e soleggiato durante tutto l’anno. Ci sono due stagioni secche, che corrispondono alla nostra estate e al nostro inverno, mentre i restanti mesi sono i più umidi e piovosi. Il periodo perfetto, comunque, va da dicembre a febbraio: i mesi giusti per fuggire dal freddo italiano.

Cosa fare

  • Le maree cambiano il paesaggio ogni circa sei ore. Il posto perfetto per osservarle è Matemwe, una lunga distesa di sabbia normalmente poco frequentata. Quando il livello dell’acqua è ai livelli più bassi, emergono coralli, conchiglie e stelle marine, si formano piscine naturali in cui nuotano piccoli pesci e si vedono le piantagioni di alghe che, dopo il turismo, sono la fonte più importante di reddito per l’isola.
  • La spiaggia di Nungwi, situata nel punto più a nord di Unguja, è il luogo perfetto per nuotare e godersi il mare cristallino: la particolare conformazione, infatti, non permette alle maree di condizionare la quantità d’acqua del mare come altrove sull’isola. I tramonti qui, inoltre, sono davvero indimenticabili.

  • Perdersi tra i vicoli di Stone Town è un must. È uno dei luoghi più importanti dell’Africa orientale ed è qui che si possono toccare con mano le varie influenze che, nel tempo, ne hanno fatto il Paese che è oggi. Governato prima dal Sultanato dell’Oman e diventato poi protettorato britannico, prima di diventare parte della Tanzania, Zanzibar è uno scrigno di diversità che si manifesta nelle architetture, nell’artigianato e, naturalmente, nella cucina. È a Stone Town che venivano raccolti e venduti tutti gli schiavi dell’Africa Orientale, catturati nel continente e portati sull’isola per essere messi sul mercato delle colonie. Oggi, sul posto dove si svolgevano le contrattazioni sorge una Chiesa Anglicana, costruita nel 1873 (anno in cui è stata abolita la schiavitù a Zanzibar) dove si possono visitare quelle che erano le prigioni degli schiavi. Da non perdere in città è un tour tra le tipiche porte zanzibarine dai colori sgargianti.
  • Se nelle fattorie locali, le shamba, si coltivano le piante della cannella, la cui corteccia è celebre, nelle vaste colture presenti sull’isola trovano spazio semi di cardamomo, coriandolo, cumino, pepe nero (pilipili manga), noce moscata, curcuma, zenzero e citronella, tutte destinate a creare gli esotici piatti tipici della gastronomia locale. Sono però i chiodi di garofano il vero fiore all’occhiello della produzione zanzibarina, nonché fondamentale fonte di valuta per l’esportazione. La coltivazione delle spezie, però, non è autoctona: risale, infatti, al XVIII secolo, quando gli arabi dell’Oman si trasferirono nelle città costiere di questo arcipelago della Tanzania per supportare gli indigeni nella lotta contro i portoghesi. Le visite alle piantagioni si possono prenotare direttamente negli hotel.

© TravelGlobe RIPRODUZIONE RISERVATA | Ph Graziano Perotti

 

POTREBBE INTERESSARTI

Articoli
Correlati