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Templestay in Corea: dormire in un tempio per ritrovare la felicità

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Templestay in Corea: dormire in un tempio per ritrovare la felicità

di Federica Giuliani | @traveltotaste

Camminare scalzi nella natura è una delle pratiche che più portano benessere psicofisico. E svegliarsi tra il canto degli uccelli, circondati da sola vegetazione, seguendo i ritmi naturali è l’esperienza migliore che possiamo regalarci. Se a tutto ciò aggiungiamo il privilegio di entrare in contatto con 700 anni di tradizione buddista coreana, possiamo considerarla un’opportunità da cogliere almeno una volta nella vita. La monaca coreana Jeong Kwan, grazie a una puntata di Chef’s Table su Netflix, ha portato a conoscenza il resto del mondo della cucina del tempio, un modo di alimentarsi buono per il corpo e per il Pianeta; ma soggiornare in un tempio in Corea offre molto di più e non è necessario essere buddisti per accedere e cercare la felicità.

Come funziona il Templestay?

Nei giorni feriali i templi offrono programmi liberi durante i quali i partecipanti possono scegliere le attività da svolgere. Durante i week-end, invece, sono previsti programmi culturali incentrati sul buddismo. La permanenza media è di una notte, ma è possibile rimanere fino a tre notti. Si tratta, naturalmente, di un’esperienza da vivere in semplicità, godendo dell’atmosfera e delle bellezze della natura. Ci sono quindi alcune regole da seguire:

  • Portare con sé prodotti da bagno e asciugamani.
  • Indossare scarpe comode (da ginnastica o trekking) per potere esplorare il territorio intorno al tempio.
  • Munirsi di abiti adatti alla stagione (gli inverni in Corea possono essere molto rigidi) e al luogo sacro.
  • All’interno dei monasteri è vietato fumare.
  • Si raccomanda rispetto verso gli altri e la natura: parlare sempre a voce bassa per ascoltare la propria voce interiore.
  • Ricordare di salutare le altre persone, soprattutto i monaci, unendo le mani all’altezza del cuore.
  • Essendo il tempio un luogo sacro, uomini e donne non possono condividere la stanza da letto.

Esperienze da provare

Come dicevo, non è necessario essere buddista per godere dell’atmosfera rilassante di un tempio, l’importante è affacciarsi con curiosità, attenzione e umiltà.

Barugongyang

Il pasto della condivisione, che si attinge dai baru, un set di quattro ciotole che simboleggia il mondo con i suoi elementi. Solo cibo vegetariano, che evita anche aglio, cipolla e spezie per non distrarre la mente dalla meditazione. Perché in un tempio buddista tutto è meditazione, anche camminare e mangiare. L’intento della monaca Jeong Kwan, che porta questo rituale in giro per il globo, è quello di infondere maggiore consapevolezza “Se ognuno di noi ringraziasse il cibo e chi lo ha preparato, e se gli ingredienti fossero esclusivamente stagionali e cucinati con attenzione, l’intero Pianeta ne gioverebbe.” Il Barugongyang, ritmato dal suono di due canne di bambù, non è quindi solo un pasto, ma una cerimonia quotidiana che dimostra rispetto per la natura, a cui tutti torneremo.

Dado, la cerimonia del tè

Mentre le foglie tingono di un verde gentile l’acqua calda, puoi chiacchierare con i monaci per approfondire la cultura coreana, in un ambiente sospeso nel tempo.

Meditazione Seon

Una pratica che insegna a rivolgere l’attenzione verso il proprio interno, illuminando il vero Io. Non importa dedicare alla meditazione 5 minuti o un’ora, basta farlo con costanza ogni giorno e, con il tempo, si imparerà a vivere la propria vita in tutta la sua interezza.

Come prenotare

L’unico modo per accedere al Templestay è prenotando sul sito dedicato. Basta scegliere il tempio dove si vuole soggiornare, consultare il programma di attività e inviare la richiesta.

© TravelGlobe RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

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