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Tajikistan: viaggio sul tetto del mondo

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Tajikistan: viaggio sul tetto del mondo

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di Silvana Benedetti 

Il Tagikistan, la più piccola delle cinque repubbliche dell’Asia centrale, è un lembo di terra remoto e sconosciuto, incorniciato da catene montuose tanto impervie quanto affascinanti, con vette di oltre settemila metri che si perdono nel cielo.
Una scenografia maestosa ed emozionante, accessibile al solo viaggiatore dal passo lento, che ha occhi per vedere, anima per sentire, e un forte spirito d’avventura.
Un viaggio in Tagikistan è un viaggio ai confini del mondo, in cui si inseguono panorami selvaggi e struggenti, su altipiani a 4000 metri d’altitudine, punteggiati da laghi turchesi, che cambiano colore a seconda dei riflessi del sole. Un luogo dove si sosta nelle case di fango o nelle yurte nomadi, sorseggiando infusi di te salato con latte di capra, una bevanda particolarmente energetica, che sostiene il cammino. Un luogo dove il tempo possiede una sua unica dimensione, scandita dal sorriso e dalla calda ospitalità della sua gente.

Tagikistan crocevia di imperi e culture

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I Tagiki sono diversi dagli altri popoli dell’Asia Centrale, per storia, lingua, origine etnica ed anche religione, visto che parte della popolazione pratica un Islam di diversa scuola rispetto ai paesi confinanti. Fino al IX secolo in questa regione, c’era un solo Paese, la Persia, e una sola cultura, quella persiana.
Per quanto nel Tajikistan non manchino i siti storici e archeologici da visitare, il vero patrimonio monumentale sono le montagne, meta fantastica e perfetta per gli escursionisti d’alta quota, per gli amanti dell’arrampicata su roccia e del trekking. Forse con un po’ di fortuna si potrà avvistare anche qualche grande mammifero di montagna come l’orso, il leopardo delle nevi, il lupo, lo yak, lo stambecco, il cinghiale. O qualche magnifico esemplare di aquila reale. E perché no, magari anche lo yeti… mai mettere limiti alla buona sorte!

Dushanbe: il mercato del lunedì

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Il suo nome in tagiko significa “lunedì”, poiché tale era il giorno in cui si svolgeva un’importante fiera che attirava artigiani e mercanti da tutta la regione. Questo succedeva fino agli anni ‘20, quando ancora Dushanbe, odierna capitale del Tagikistan, non era che un semplice villaggio di montagna abitato da poche anime.
Nel 1929 fu nominata capitale della Repubblica Socialista Sovietica del Tagikistan e, in onore di Stalin, fu ribattezzata Stalinabad, nome che mantenne fino al 1961. La città porta ancora addosso i segni e le cicatrici della guerra civile, scoppiata dopo la proclamazione dell’indipendenza del Tagikistan.

Una città in trasformazione

Situata a 800 metri di altezza, in una vallata ai piedi delle montagne innevate dell’Hissar e circondata da immensi campi di cotone, la capitale scientifica e culturale del Tagikistan possiede ben poche attrazioni interessanti, a parte il Museo Etnografico e il Museo delle Antichità, dove è conservata la statua di un Buddha alta 13 metri risalente a 1500 anni fa. Un pennone di 165 metri, forse il più alto del mondo, costruito per commemorare i 20 di indipendenza, svetta nella piazza principale. La città però è in rapida trasformazione, sia per il recente restyling, sia per la rinascita sociale e culturale che sta vivendo, elementi che hanno contribuito a rendere l’atmosfera piacevole e distesa. Dushanbe è in ogni caso il migliore punto di partenza per esplorare l’altipiano del Pamir.

La spettacolare strada del Pamir

In the Pamir Mountains looking across the border from Tajikistan into Afghanistan.

Viene chiamato Pamir, ma il suo vero nome è Bam-i-Dunya, che in persiano significa “Il tetto del mondo”. Quello del Pamir è un altipiano vastissimo, dal quale si diramano le più imponenti e maestose catene montuose della terra, l’Hindukush a nord-ovest, il Tien Shan a nord-est, il Karakorum e l’Himalaya a sud-est.

Una delle esperienze più straordinarie, che un viaggiatore può sperimentare, è quella di percorrere la Pamir Highway — M41, la seconda strada più alta del mondo, dopo quella del Karakorum. Fu costruita dai russi negli Anni 30, per facilitare il trasporto di truppe nei remoti avamposti dell’Impero Sovietico ed è tutt’ora la più suggestiva della regione. La strada, per quanto a tratti sia dissestata e gravemente danneggiata da erosioni e frane, si inerpica attraverso una serie di altipiani con vedute montane straordinarie, profondi laghi turchesi e vallate a perdita d’occhio, paesaggi lunari, mandrie di cavalli e yak, antiche tombe, sorgenti termali e remoti accampamenti di yurte.

Il passo del Cavallo Bianco

A nord di Murgab, la strada statale ad alta quota che collega il Tajikistan con il Kyrgyzstan, supera a 4655 metri l’incantevole Passo Ak-Batail ( Cavallo Bianco) dal quale si possono facilmente avvistare le pecore di Marco Polo. Si tratta di una particolare specie di ovino, noto soprattutto per le sue lunghe e robuste corna, che prende il nome dal famoso esploratore, il quale descrisse questa razza durante l’attraversamento del Pamir nel 1271. Purtroppo di questa specie ne rimangono in totale soltanto 6000 esemplari e la sua sopravvivenza è fortemente minacciata. Le pecore di Marco Polo vivono solamente sulle montagne del Pamir, nella regione di confine tra Cina, Afghanistan, Pakistan e in questa regione del Tagikistan.

Il lago Karakul e il Parco Nazionale del Pamir

La regione, immersa in colorati paesaggi lunari, circondata da montagne dalle nevi perenni, è quasi completamente disabitata, ad eccezione dell’interessante insediamento di Karakul, un villaggio avvolto da un’atmosfera misteriosa, che sorge a 3600 metri, accanto all’’omonimo lago creatosi in seguito all’impatto di un meteorite, circa 10 milioni di anni fa. Il Karakul Lake, che in kirghiso significa “lago nero”, sebbene il suo colore sia di un azzurro intenso, è il lago salato più alto dell’altopiano del Pamir, e secondo al mondo. Il Karakul Lake si trova all’interno del Parco Nazionale del Pamir, annoverato fra i siti Patrimonio Unesco dal 2013, a protezione di un’ampia area dell’est del Tagikistan.

Alloggiare in case tradizionali

Alcuni degli itinerari che includono questa magnifica porzione di Pamir, consentono di entrare in contatto con la leggendaria ospitalità locale, pernottando in semplici guest-house, o direttamente presso le abitazioni delle famiglie. Un’esperienza che, per quanto possa risultare faticosa e necessiti un grande spirito di adattamento, si rivelerà indimenticabile e non farà rimpiangere il più lussuoso cinque stelle.

La casa del Pamir

Dall’esterno, una tradizionale huneuni chid (casa del Pamir) appare bassa e allungata, priva di ogni abbellimento estetico. All’interno però, le cose sono diverse. Gli ospiti vengono ricevuti in una grande stanza, la cui caratteristica peculiare è il soffitto in legno, con un grande lucernario che cattura tutta la luce naturale. Sul soffitto sono simboleggiati i quattro elementi naturali: terra, fuoco, aria e acqua. Tappeti e materassi sostituiscono il tradizionale arredamento. All’ospite viene offerto uno spazio per coricarsi a terra, un materassino, una pungente coperta di pelle di pecora e una ciotola bollente di sher chay, ovvero tè con latte di capra, sale e burro.

Prima di lasciare il Tagikistan non dimenticate di volgere l’ultimo sguardo all’indietro, per riempirvi gli occhi dello straordinario spettacolo offerto dal Pamir, affinché il ricordo rimanga il più a lungo impresso nella memoria.

Per seguire la diretta del viaggio del team Riso Scotti, vai al sito www.risoscottifeedtheplanet.it

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