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Roma: storia e fascino al quartiere Coppedè

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Roma: storia e fascino al quartiere Coppedè

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di Francesca Spanò | @francynefertiti

Roma è uno scrigno di bellezze senza tempo e dall’immenso valore. Eppure ci sono angoli ancora non troppo conosciuti che profumano di storia e di un fascino antico da scoprire. Come il quartiere Coppedè con i suoi architettonici intarsi ed i suoi scorci di rilassante silenzio. Sembra quasi di trovarsi lontani dal traffico locale che è,  invece, a due passi in questa zona fatta da 26 palazzine d’epoca e 17 villini.

Un angolo di Roma molto particolare..

A disegnarlo è stato proprio Gino Coppedè, architetto e scultore fiorentino ed è considerato un esperimento fiabesco dove camminare osservando ogni più piccolo dettaglio delle abitazioni. Il progetto ha preso vita tra il 1915 e il 1927 e si trattava di un vero e proprio villaggio che però non fu mai completato del tutto. Il motivo? Lo stesso creatore si suicidò prima che terminassero i lavori. Ecco perché appare come un mix di stili tra edicole sacre, simbologie rinascimentali ed esempi di neogotico, barocco, liberty e così via. L’effetto è assicurato.

Vi si accede da via Dora, superando un arco carico di mascheroni, efebi ed affreschi con cavalieri medievali. Al centro, un lampadario gigantesco in ferro battuto. E poi ecco i Palazzi degli Ambasciatori tra stemmi e mosaici. Il suo cuore è a piazza Mincio con la Fontana delle rane e poi, da vedere il Palazzo del Ragno e il famoso Villino delle Fate.

Curiosità

Interessante è accorgersi che molte delle rappresentazioni, sono legate a diverse città italiane. Ecco perché ci sono Dante e Petrarca accanto alla cupola di Santa Maria del Fiore di Firenze, la Lupa capitolina, simbolo di Roma con Romolo e Remo e così via continuando. E poi c’è l’albero della vita, a creare un microcosmo unico e a volte misterioso. Qui, infatti, ha trovato ispirazione pure Dario Argento che vi ha ambientato i film “Inferno” e “L’uccello dalle piume di cristallo”. Il posto ha fatto da location pure a  “Il profumo della signora in nero” di Francesco Barilli, “Ultimo tango a Zagarolo” di Nando Cicero e “Audace colpo dei soliti ignoti” di Nanni Loy con Vittorio Gassman.

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