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L’Atlandide d’Oriente è artificiale: Shi Cheng è una meta amata dai fotografi subacquei

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L’Atlandide d’Oriente è artificiale: Shi Cheng è una meta amata dai fotografi subacquei

Shi-Cheng

di Francesca Spanò | @francynefertiti

Atlantide esiste davvero. Certo la ritroviamo in versione moderna e in salsa orientale, ma è una meta imperdibile per i subacquei. Shi Cheng è sempre più nota a chi vuole scoprire le profondità marine con i suoi tesori e attira un flusso di turisti più ampio anno dopo anno. Per visitarla, però, bisogna scendere in profondità visto che la città sorge sui fondali del lago Qiandao.

Le curiosità di un luogo da scoprire

Si trova nella provincia dello Zhejiang, 400 chilometri da Shanghai, ma ha una peculiarità che a qualcuno fa storcere il naso: è del tutto artificiale. Creata cioè ad uso e consumo di coloro che vogliono vivere l’emozione di visitare un luogo inaccessibile a chi non indossa maschera, boccaglio e bombole. Diversa dunque dall’isola che narrava Platone.

La vera storia

In effetti, non è stata realizzata di tutto punto ma la scelta di rendere la zona più moderna ha fatto molto. Era il 1959, quando nell’area si decise di creare una centrale idroelettrica e questo portò allo spostamento di circa 300mila abitanti ricollocati nei centri vicini. Da quel momento tutto è rimasto più o meno intatto lasciando che il procedere delle lancette deteriorasse più lentamente ogni cosa.

La città del leone, questo il vero significato del nome di questo luogo, è anche piuttosto evocativa di quanto rappresenta ormai anche per i centri limitrofi, portando visitatori in quantità. Del resto, aveva anche una interessante storia pregressa, visto che le sue mura di cinta risalgono al XVI secolo, cioè alla dinastia Ming. Eppure non è stata sempre sfruttata per il turismo, solo da poco il Governo di Pechino, ha pensato di sfruttare questa opzione e di trasformarla in un luogo di rovine mozzafiato. Per un momento si era anche deciso di riportare la città a galla, ma era un progetto troppo impegnativo e poi il rischio di crolli era eccessivo.

Attualmente si possono notare cinque porte di entrata e non quattro come negli altri borghi abitati in Cina e 265 archi con incisioni risalenti in quasi tutti i casi al 1700.

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