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Jade Doskow dà nuova vita agli edifici di Expo, fotografandoli

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Jade Doskow dà nuova vita agli edifici di Expo, fotografandoli

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di redazione | @travelglobemag

Anche se oggi siamo sempre connessi e abbiamo accesso in tempo reale alle novità presentate dall’altra parte del globo, una volta il solo modo per venire a conoscenza delle nuove invenzioni era partecipare all’Expo. A Philadelphia nel 1876, ad esempio, venne presentato il telefono e a Parigi nel 1855 comparve il primo sassofono. Ma quelle mastodontiche e scenografiche strutture, una volta terminata la World’s Fair, che fine hanno fatto? Lo racconta la fotografa Jade Doskow tramite immagini che sono diventate un libro.

Jade Doskow in cerca di relitti

Il libro si intitola Lost Utopias e l’idea di realizzarlo le è venuta nel 2004 durante un viaggio con la famiglia a Siviglia, dove ha visitato il sito dell’Expo 1992. È rimasta affascinata dalla situazione surreale che si era creata tra i padiglioni: i canali erano pieni di erbacce, una fontana era piena di bottiglie di birra e alghe, ma molti edifici erano ancora utilizzati. Così ha pensato di ridare loro nuova vita e dignità.

Il progetto è stato realizzato tramite un crowdfunding e ha trovato realizzazione nel libro edito da Black Dog e inserito nella lista dei 50 libri fotografici americani più belli dell’anno.

Quelli che erano dei grandi cimiteri di illusioni passate, diventano in questo modo dei luoghi da vedere sotto un diverso punto di vista. Secondo Jade Doskow le aree dedicate a Expo hanno una storia emotiva ancora più forte dei luoghi distrutti dalla guerra perché furono concepite con l’intenzione di sorprendere con un’idea innovativa e futuristica, che poi è andata perduta a causa della miopia dei governi che li avevano commissionati.

Quello che è stato fondamentale per la fotografa non è stata solo la storia del sito in sé, ma i diversi modi in cui ogni città decise di occuparsene dopo la loro chiusura; comportamento che rivelato molto sull’importanza della conservazione storica e della pianificazione urbana.

Doskow ha dedicato da tre a cinque giorni a ogni luogo, ricercandone la condizione attuale e il layout contemporaneo rispetto alle mappe fieristiche originali. In tal modo, ha voluto catturare immagini che riflettono l’attuale utilizzo delle strutture e del paesaggio, nonché lo stato emotivo e metafisico del luogo.

Da questo progetto è nato un documentario che verrà terminato nel 2018 e che racconterà dieci anni di viaggi e dedizione.

Ph Jade Doskow

© TravelGlobe RIPRODUZIONE RISERVATA

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