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Deruta, Umbria: il paese delle ceramiche

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Deruta, Umbria: il paese delle ceramiche

di Federica Giuliani | @traveltotaste

In Umbria all’ombra dei Monti Martani, un percorso ad anello di ottanta chilometri, porta a scoprire uliveti, vigneti e borghi dal fascino unico. Partendo da Torre del Colle, si arriva a Deruta dove tutto parla del suo tesoro più prezioso: le ceramiche artistiche.

Deruta, la rovinata

Non lasciatevi ingannare dall’etimologia del suo nome che deriva da una variante di Diruta, rovinata. Si riferisce, infatti, alla fuga dei perugini che abbandonarono la città incendiata da Ottaviano nel 40 a. C. Gli abitanti della città ormai distrutta, trovarono rifugio sul vicino colle dove nacque l’attuale Deruta.

Argilla: un tesoro prezioso

Il territorio argilloso ha permesso agli abitanti di creare un prodotto prezioso:la ceramica artistica. Dopo un lungo periodo di declino, questa attività è tornata a colorare le vie del borgo. È nel Museo della Ceramica, il più antico d’Italia, che si può ripercorrere la storia del mestiere del vasaio; oltre 6mila opere e più di 150 volumi sull’argomento raccontano fatiche e meraviglie della maiolica di Deruta, dalla produzione arcaica fino al Novecento. Una geniale invenzione dei vasai locali è stato il lustro dorato, che conferiva alla ceramica un aspetto tanto lussuoso e decorativo da renderla richiesta in tutta Europa e, ovviamente, anche in Italia.

Il Perugino a Deruta

Pietro Vannucci, detto Il Perugino, ha firmato l’affresco, oggi nella Pinacoteca Comunale di Deruta, con il Padre Eternoe i santi Rocco e Romano, che mostra una rara veduta di Deruta nel registro inferiore; fu probabilmente commissionata per invocare la protezione dei Santi, poiché un’epidemia di peste imperversava nel territorio di Perugia.

L’olio apprezzato da D’Annunzio

Da assaggiare, rigorosamente versato su pane caldo, l’olio extravergine d’oliva di Castelleone, che fu apprezzato anche dal raffinato palato di Gabriele D’Annunzio. L’olio evo Dop della sottozona Colli Martani vanta sentori di erbe di campo per un risultato non amaro ma piccante; caratteristiche dovute a una varietà portata dai monaci, che si chiama San Felice.

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Ph Museo della Ceramica

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