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Cosa vedere a Istanbul: 3 giorni per innamorarsi e decidere di tornare

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Cosa vedere a Istanbul: 3 giorni per innamorarsi e decidere di tornare

di Federica Giuliani | @traveltotaste

Dopo qualche anno di oblio causato dalla situazione socio-politica, Istanbul torna a vivere e ad attirare nuovi visitatori e curiosi. È una città accogliente, che sorride a chi la vuole conoscere e andare oltre quel che si racconta di lei.

Se per voi è la prima volta in città, vi racconto cosa vedere in 3 giorni per innamorarvene e decidere di tornare al più presto.

Come muoversi

All’arrivo in aeroporto si capisce subito quanto sia facile muoversi in città. Basta prendere il treno e, dopo qualche fermata, cambiare con il tram T1 per arrivare in soli 20 minuti a Sultanahmet: il cuore antico.

In questo quartiere sono situati tutti i punti di interesse storico, raggiungibili a piedi o con la comoda rete tramviaria, che collega quasi tutta la città.

Per passare da una sponda all’altra del Bosforo, però, è consigliabile utilizzare i traghetti che partono in continuazione dai moli di Eminönü e Kadiköy.

I gettoni-biglietto, per tutti i mezzi, si acquistano prima di salire alle apposite macchinette situate un po’ ovunque nei pressi delle fermate. Ricordate di avere sempre a disposizione soldi contanti perché alcune non accettano le carte, specialmente quelle in aeroporto.

I taxi sono comunque reperibili ovunque e non sono costosi, a patto di prendere sempre quelli dotati di tassametro (e controllare che venga messo in funzione).

Cosa vedere a Istanbul: giorno 1

Come primo approccio è bene rimanere a Sultanahmet e vedere i monumenti storici, che fanno di Istanbul una delle città più sontuose al mondo.

Moschea Blu: deve il suo nome al colore delle maioliche da cui è rivestita internamente: 21.043 delle più belle piastrelle provenienti dalla città di Iznik. La Moschea Blu risale al XVII secolo ed è l’unica a poter mostrare sei minareti; più di essa può solo la moschea di Ka’ba, a La Mecca, che ne vanta sette. Tale particolarità architettonica è dovuta, secondo una leggenda, a un fraintendimento: il sultano Ahmed I, non potendo eguagliare la magnificenza della Moschea di Solimano (Suleymaniye Camii) né quella di Aya Sofia, pensò di distinguerla facendo realizzare i minareti d’oro. L’architetto, però, fraintese le parole del sultano, capendo “altı” (che in turco significa “sei”) anziché “altın” (oro). Se si arriva durante la celebrazione di una delle cinque preghiere giornaliere, è necessario attenderne la fine prima di visitarla.

Santa Sofia: considerata una delle meraviglie del mondo, è il contributo più significativo apportato a Costantinopoli dall’imperatore Giustiniano: è stata a lungo l’opera più monumentale al mondo e, nonostante incendi e terremoti, è giunta fino ai nostri giorni praticamente intatta. Aya Sofya, luogo di culto cristiano nel periodo bizantino, divenne una moschea, mentre dal 1935 è stata trasformata in museo.

Basilica Cisterna: ideate per sopperire alle carenze idriche al fine di raccogliere la quantità necessaria di acqua per soddisfare la maggior parte del fabbisogno. All’interno 336 colonne una delle quali, su cui sono incise gocce simili a lacrime, è chiamata “colonna piangente”. Camminando su passerelle di legno si arriva alla suggestiva testa di Medusa: si credeva che chiunque la guardasse negli occhi sarebbe rimasto pietrificato. L’acustica perfetta fa della cisterna il luogo perfetto per ospitare spettacoli musicali.

Capaliçarsi (Grand Bazar): l’enorme mercato coperto è interessante per le merci in vendita, ma anche per la sua architettura. Ogni angolo presenta maioliche, colori e fontane degne di essere ammirate. Quando entrate, non preoccupatevi dell’orientamento, ma lasciatevi guidare dall’istinto e godetevi il luogo: al momento giusto, in qualche modo,  troverete la via d’uscita.

Cosa vedere a Istanbul: giorno 2

Mısır Carşısı o  bazar delle spezie: si trova a Eminönü, ha una struttura a L e deve la sua costruzione ai dazi sulle importazioni pagate dal Cairo. In turco la parola mısır ha il duplice significato di “Egitto” e “mais”. Per questo motivo viene chiamato anche bazar egiziano e, spesso, invece capita che venga erroneamente denominato bazar del mais. Questo è il posto giusto per acquistare spezie e pentole di rame, se il bagaglio ve lo consente. Al suo interno si trova anche la Rüstem Pasha Camii, forse la più bella tra le moschee minori di Istanbul.

Torre di Galata: visibile da molti punti della città e testimonianza della colonia stabilita dai Genovesi, che da qui controllavano i commerci con l’Europa. Fu utilizzata come deposito e carcere, ma anche come torre di avvistamento degli incendi. Dalla cima si può godere di una spettacolare vista sul Corno d’Oro e su una parte delle sponde del Mar di Marmara. Molto bello anche l’omonimo quartiere che la circonda: offre deliziose piccole boutique artigiane dove fare shopping.

Cosa vedere a Istanbul: giorno 3

Topkapı Sarayi: fu la residenza dei Sultani ottomani e centro amministrativo dello Stato. Venne trasformato in museo nel 1924, quando Atatürk istituì la repubblica. A Topkapı è custodito il tesoro imperiale: i gioielli vengono conservati in stanze buie, dentro teche di vetro opportunamente illuminate. Ovunque telecamere di sorveglianza e guardie armate pronte a intervenire, anche solo per impedire ogni tipo di scatto fotografico. Dalla parte opposta rispetto al mare le concubine, invece, si aggiravano nelle stanze dell’harem, termine che in arabo significa “proibito”. La visita al palazzo richiede almeno mezza giornata e dopo ci si può dedicare a una passeggiata nell’omonimo quartiere ai piedi del palazzo, dove vedere le colorate case ottomane di legno e fare una sosta in uno dei tanti ristoranti.

Hamam: La parola hamam deriva dall’arabo e significa “scaldare”; motivazioni di ordine religioso e igienico rendono questo spazio un piacevole luogo d’incontro e, come dice Sherazade nelle Mille e una Notte:”una città, per essere una vera città, deve avere un grande hamam”. Avvolti nel peştemal, il tipico telo di cotone che potrete acquistare un po’ ovunque, bisogna avere la pazienza di rimanere sdraiati sulla piattaforma centrale di marmo, mentre goccioline d’acqua calda cadono sul corpo e guardare i giochi di luce tra il vapore e il sole, che filtra dai fori nel soffitto a volta. Seguono il peeling, effettuato tramite un guanto ruvido, e il savonnage, insaponatura fatta da un massaggiatore. L’hamam più famoso e turistico è il Çemberlitas, che trovate nei pressi del Grand Bazar, mentre uno meno un po’ meno frequentato ma set di alcune pellicole cinematografiche è il Cağaloğlu.

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