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Basilicata: viaggio d’autore, oltre Matera

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Basilicata: viaggio d’autore, oltre Matera

di Silvana Benedetti

Il nome Basilicata conduce inevitabilmente a Matera, città unica dal fascino inconfondibile.  Ma Matera, intreccio di bellezza fiorita dalla roccia, che ha ammaliato fotografi e registi di tutto il mondo e della quale ci si innamora al primo sguardo, non è la sola ricchezza della Lucania. Intorno alla Capitale Europea della Cultura 2019, c’è tutta una regione che sa emozionare con la sua natura, l’arte la cultura e il gusto. Basta essere esploratori del bello e andarne alla scoperta.

Partendo dal capoluogo della Basilicata, in direzione di Potenza, ci addentriamo  in un territorio selvaggio,  dove la drammaticità dei titanici precipizi è stemperata dalla grazia di borghi che punteggiano la sommità dei colli. Raggiungiamo la Valle del Melandro, attraversata dall’omonimo fiume, definita “la valle più dipinta d’Italia”,  grazie ad alcuni centri abitati caratterizzati da splendidi murales, che ne ricoprono le mura delle abitazioni.

Brienza paese di principi, pensatori e dame bianche

Brienza è la nostra prima tappa e punto di partenza per un breve, ma intrigante itinerario, che si snoda attraverso boschi di faggio e suggestivi scenari di dorsali rocciose battute dal vento. Il paese, all’interno del Parco Nazionale dell’Appenino Lucano, è circondato da una immensa ricchezza ambientale e paesaggistica, anche perché la sua posizione strategica lo rende punto di incontro tra la Val d’Agri e la valle del Melandro.

Brienza è una delle poche città della Basilicata che ha maggiormente conservato integra l’architettura dell’antico borgo medioevale (oggi disabitato dopo il terremoto del 1980). L’origine longobarda della cittadina sembra evidente già nel suo nome, la cui radice “burg”, luogo fortificato, deriva dal latino “Burgentia”.

Va da se che questo luogo trabocca di una irresistibile allure decadente. Il Castello Caracciolo, fondato dagli Angioini e  intorno al quale si attorciglia tutto il borgo, ricorda epoche di feste e banchetti.  Secondo un’antica tradizione, il castello si compone di 365 stanze, una per ogni giorno dell’anno. Per raggiungere il maniero, occorre inerpicarsi tra gli angusti vicoli e le irte scale in pietra, dove ci si imbatte nella “Via degli Archi”, composta da una serie di stretti archi a tutto sesto spesso inaccessibili anche al sole stesso.

Lungo le vie del paese si possono ammirare palazzi nobiliari con portali e androni finemente lavorati, che testimoniano le numerose e importanti famiglie che hanno governato il borgo fino ai Caracciolo. Arrivati in piazza Municipio ci si trova al cospetto del  monumento in bronzo di Mario Pagano, giurista e patriota, martire della Repubblica partenopea nel 1799 e originario proprio di Brienza. Una delle figure di spicco del pensiero liberale lucano.

Brienza è anche luogo di leggende. Si narra che intorno alla metà del 1300, nel castello Caracciolo vi abitasse una donna bellissima chiamata Bianca. Nota per vivere nel lusso e negli sfarzi, Bianca pare che possedesse un ingente tesoro costituito da pietre preziose, ori, monili e gioielli: di questi ultimi la nobildonna era innamorata a tal punto che, durante le feste che si tenevano al castello, si presentava vestita di soli gioielli. La leggenda vuole che il suo immenso tesoro fosse custodito in una stanza segreta del maniero e che solo Bianca fosse a conoscenza del tragitto per accedervi. Bianca fu però rapita da pirati che la portarono ad Algeri. Non si seppe più nulla del suo tesoro che, si narra, dovrebbe trovarsi ancora in un posto segreto sotterraneo di qualche stanza del castello.

Sasso di Castalda e le avventure lunari

L’imponente masso roccioso che lo sovrasta, sembra essere stato posizionato in sua protezione, oltre ad averne ispirato il nome: “Sasso”, completato poi da una parte della originaria denominazione “Petra Castalda” (pietra fortificata). Sasso di Castalda è un grazioso borgo, abitato fin dai tempi dei romani, caratterizzato da stradine strette, ripidi pendii e scorci bucolici. Fino al 1830 Sasso di Castalda è stato feudo della famiglia Caracciolo e in seguito dei conti Gaetani d’Aragona.

Salendo per le vie del paese, vi ritroverete ad un certo punto di fronte a un profondo fossato al cospetto di un paesaggio montano di sublime bellezza. Ma lo sguardo verrà immediatamente catturato dall’attore principale di questo scenario: il Ponte alla Luna. Mozzafiato. Se si potesse usare un solo aggettivo per descrivere il Ponte alla Luna, sicuramente sarebbe questo.  Un suggestivo percorso per amanti dell’avventura e non, timorosi o spericolati. Quando si arriva alla maestosità del ponte tibetano a passerella d’assi più lungo d’Europa, coglie un inevitabile brivido. Inaugurato nell’aprile del 2017 ha da subito promesso grandi suggestioni ed emozioni adrenaliniche.  Un percorso acrobatico naturalistico, un ponte sospeso nel vuoto, con una campata unica di 300 metri, a più di 100 metri di altezza. Il percorso dei ponti tibetani di Sasso Castalda, si sviluppa sulle sponde di “fosso Arenazzo” che si apre proprio ai piedi del centro storico.

Attraverso le stradine che si diramano tra le caratteristiche abitazioni in pietra tipiche della Basilicata, si raggiunge la partenza del primo ponte, quello di prova, per misurare il proprio coraggio, il  Ponte Petrocco, lungo 95 metri e sospeso a 30 metri di altezza, attraverso il quale si giunge sul versante contraddistinto  da formazioni geologiche antichissime.

Il tutto, ovviamente, in assoluta sicurezza. Infatti,  prima di accedere ai ponti, si viene imbracati a tutela della propria incolumità.  La durata totale del percorso dei due ponti tibetani è di circa 1 ora e mezza.

Una curiosità: il nome Ponte alla Luna è un omaggio a Rocco Petrone originario del luogo, che fu direttore di lancio dell’Apollo 11, la famosa missione che portò l’uomo sulla luna.

Satriano: museo a cielo aperto

Simbolo della Lucania antica è la Torre di Satriano, visibile anche a molti chilometri di distanza. Edificata dai Normanni nel XII secolo, svetta arroccata su di un promontorio che sfiora i mille metri di altezza.

È tutto ciò che resta dell’antica Satranium, secondo una leggenda distrutta da un incendio causato dalla regina Giovanna II d’Angiò di Napolì,  roccaforte Longobarda dalla posizione strategica, punto di snodo fra i due mari,  Ionio e Tirreno.

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Vale la pena di fare un salto a Satriano di Lucania, eclettico borgo ricco di sorprendenti murales, che ricoprono le facciate di molte case.

Il centro storico si presenta al visitatore come una pinacoteca a cielo aperto, tra un intricato avvicendarsi di vicoletti contraddistinti da palazzi gentilizi databili tra ‘600 e ‘700, arricchiti da splendidi portali in ferro.

L’antico Palazzo Loreti, appartenuto ad una ricca famiglia del Settecento, oltre ad essere sede del municipio, ospita anche il Museo della Civiltà Contadina e il Museo Archeologico Satriano Antica.

I murales realizzati da diversi artisti, costituiscono una caratteristica peculiare del paese, e se ne contano circa 150. Ritraggono vari temi: antichi mestieri, credenze magiche, tradizioni e momenti di vita del pittore De Gregorio,  noto come “Il Pietrafesa”, uno dei massimi esponenti della cultura pittorica lucana, tra tardo manierismo e barocco.  Queste installazioni pittoriche hanno contribuito a rendere Satriano, uno dei borghi più artistici d’Italia e della Basilicata.

Ma Satriano di Lucania è anche  famosa anche per il suo carnevale.

Il Rumita (eremita), uomo vegetale rivestito di edera, la pianta che ricopre i boschi circostanti, albero vagante, maschera silente,  è il protagonista del carnevale e del  rito arboreo. Il rito inneggia alla natura e al suo forte legame con l’uomo e, il sabato precedente il Martedì Grasso, rappresenta una foresta che cammina, composta da 131 Rumit, quanti sono i comuni della Basilicata, colorando di verde una piazza del paese. La mattina della domenica precedente il Martedì Grasso, come da tradizione secolare, i Rumit spontanei vagano per le strade del paese bussando alle porte e lasciando un buon auspicio in cambio di un dono. Un messaggio ecologista universale: ristabilire un rapporto antico con la Terra,  per rispettare gli uomini e le donne che la abiteranno in futuro.

Dormire ascoltando la voce del fiume

Nessuna struttura ricettiva come La Voce del Fiume, dimora storica di charme nel cuore del borgo medievale di Brienza, è maggiormente deputata ad accogliere il visitatore che si appresta alla scoperta di questi luoghi. Luoghi che odorano di storie antiche, ammantati di quei silenzi tangibili, simili allo scorrere dell’acqua.

La Voce del Fiume nasce dal sogno di una giovane imprenditrice, Rocchina Adobbato, Premio Thalia 2017, per la cultura dell’ospitalità, una donna orgogliosa della sua terra e dell’amore  per il suo borgo.

Con le sue cinque meravigliose camere e due suite, ognuna dotata di terrazzo e affaccio panoramico sulla vallata e sul fiume, La Voce del Fiume è la cornice ideale per vivere le suggestive e romantiche atmosfere del territorio.

Una dimora di pregio per la Basilicata, che fa rivivere gli ambienti originali di un tempo. Un recupero conservativo fedele infatti, ha consentito di preservare l’autenticità della struttura:  solai con travi di legno a vista, pavimenti originali in cotto o legno, infissi con scuretti e ferramenta originale, intere pareti rocciose, offriranno un soggiorno dal sapore di storia, ma con tutti i comfort moderni. Le camere hanno i nomi di pietre preziose: Diamante, Perla, Ametista, Smeraldo, Rubino, Turchese, Corallo

La colazione del mattino è un appuntamento irrinunciabile con le delizie del palato.  Tutto viene preparato artigianalmente dalla titolare Rocchina, con prodotti del territorio a km zero,  seguendo le antiche ricette della nonna. Vi attende una carrellata di leccornie: crostate con marmellate biologiche, morbide ciambelle impastate  con uova locali, pane casereccio cotto nel forno a legna e fette biscottate con miele burgentino (di Brienza). E poi yogurt al naturale e alla frutta, succhi di frutta biologici preparati al momento e infine frutta fresca. Per chi ama il salato c’è una ricca varietà di salumi e formaggi locali, ricotta fresca, focacce rustiche, e gli immancabili peperoni cruschi ( tipici peperoni lucani croccanti).  Su richiesta sono disponibili prodotti dietetici e per celiaci.

E per chi vuole vivere un soggiorno esperienziale in Basilicata e conoscere la cultura enogastronomica del territorio, è possibile partecipare ai corsi di cucina e ai laboratori tradizionali,  dove l’arte del fare verrà trasmessa dalle casalinghe, maestre di tradizione e di esperienza.

Info: www.basilicataturistica.it

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