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Città sotterranee: viaggio nel sottosuolo della Cappadocia

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Città sotterranee: viaggio nel sottosuolo della Cappadocia

di Federica Giuliani | @traveltotaste

Sembra che il nome Cappadocia derivi dalla parola Katpadukya, terra dei bei cavalli. I suoi cavalli, infatti, sono famosi per essere stati offerti in dono al Re d’Assiria, Sardanapalo a Dario e Serse di Persia. Questo territorio anatolico offre uno spettacolo unico al mondo: milioni di anni fa le numerose eruzioni dei vulcani Erciyes, Hasan e Melendiz Dağları riempirono di ceneri e altri materiali eruttivi le depressioni che si erano formate nella zona creando, con l’andare del tempo, un unico altopiano. Il minerale da cui era composto il magma non era tuttavia molto resistente e, perciò, la continua erosione dell’acqua e del vento hanno generato questa zona fiabesca. Sarà l’altitudine (l’altipiano varia dai 1000 ai 2000 metri), ma in questa zona l’aria è tersa e il clima sempre piacevole.

Il sottosuolo, poi, cela un mondo misterioso nato nei secoli dalla necessità di sfuggire a persecuzioni e saccheggi.

Le città sotterranee della Cappadocia

Intere città sono state scavate sottoterra, ognuna dotata di pozzi di aerazione e articolate zone, che comprendevano dormitori, depositi per il grano, stalle per gli animali, cucine e refettori. I primi scavi effettuati per la realizzazione delle città sotterranee risalgono al periodo ittita raggiungendo profondità considerevoli. Delle 200 che si crede esistano, al momento ne sono state scoperte 30 di cui solo 10 sono visitabili.
Le più meritevoli di una visita sono Derinkuyu (85 m sottoterra) e Kaymaklı (50 m sottoterra). Labirinti dal percorso obbligato in cui è impossibile perdersi, ma sconsigliati a chi soffre di claustrofobia. Si scende attraverso cunicoli stretti e con il soffitto basso lungo un percorso fisso, che porta alla scoperta di una dimensione nuova. Pareti disadorne e spesse porte circolari in pietra, che permettevano di isolare un piano dall’altro e che, dall’esterno, risultavano completamente inespugnabili.
Questi insediamenti sotterranei possono essere visitati in completa autonomia o con l’ausilio di una guida locale, che vi spiegherà come si svolgeva la vita al buio.
Tra le città sotterranee meno note da segnalare c’è quella di Tatlarin, situata a circa 10 Km a nord della città di Acı Göl. Scoperta nel 1975 è stata aperta ai visitatori solamente nel 1991 a causa del crollo del suo ingresso originario. Attualmente è consentita la visita di soli due piani, ma è certo che la città si sviluppa per molti metri al di sotto.
Poco distante si trova Gaziemir che, invece, venne aperta al pubblico nel 2007. I reperti trovati dimostrano che questa città fosse usata in periodo bizantino e comprendeva due chiese, bagni turchi, una cantina e negozi di alimentari.
Infine, la città di Mazı situata a 18 Km a sud di Ürgüp. I suoi quattro ingressi si trovano in altrettante località differenti e una grande pietra circolare indica il punto di entrata e uscita. Di struttura simile alle altre, comprende una chiesa e cantine per la produzione e la conservazione del vino.

Vita al buio

Le città sotterrane erano utilizzate come rifugio per proteggersi dalle emergenze ambientali e da eventuali attacchi nemici.
Erano realizzare per permettere la sopravvivenza, senza mai uscire, per lunghi periodi perciò comprendevano pozzi di areazione per il ricambio dell’aria e lo sfogo dei fumi generati dai fuochi accesi all’interno. Attorno ai pozzi, poi, erano situate le sale. Ai livelli più alti venivano collocate le stalle e i magazzini per lo stoccaggio dei viveri, mentre più in profondità si trovavano le camere, le sale comuni e i luoghi di culto.

Un mondo parallelo quasi mitologico, dove scoprire la vita di un tempo molto lontano.

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