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Blu Egiziano, curiosità sul primo pigmento sintetico della storia

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Blu Egiziano, curiosità sul primo pigmento sintetico della storia

di Redazione | Instagram

Il blu è un colore amato in molte zone del mondo. Basta pensare a Chefchaouen e ai Giardini Majorelle in Marocco, ma anche Jodhpur in India, per immaginarci un immaginario mare distendersi tra palazzi e colline. Eppure, si tratta di una tinta rara in natura e non ottenibile miscelando tonalità diverse: il blu, infatti, è uno dei colori primari insieme a rosso e verde. Furono gli antichi Egizi a trovare una soluzione, producendo il Blu Egiziano: il primo pigmento sintetico della storia.

Blu Egiziano: simbolo del cielo

Utilizzato per colorare il volto delle divinità celesti, le varianti più chiare di Blu Egiziano servivano per rappresentare l’acqua. Ottenuto tramite riscaldamento di silice, malachite, carbonato di calcio e carbonato di sodio, Il risultato fu un vetro blu opaco che poi  schiacciato veniva combinato con agenti addensanti come gli albumi d’uovo per creare una vernice o una glassa duratura, che poi veniva trasformata in polvere fine. La medesima polvere che ancora oggi utilizziamo come pigmento blu.

Impiegato per decorare tombe, statue, vetri da tutte le civiltà del Mediterraneo, fu utilizzato anche nel Medioevo e nel Rinascimento. Il Blu Egizio, nel tempo, ha assunto nomi differenti: Blu Pompeiano, Blu Ercolano, Fritta Blu e molti altri. Un pigmento che ha attraversato la storia per la cui preparazione esistono numerose ricette, ma l’importante è non confonderlo con l’azzurrite, che è insolubile.

L’utilizzo nella scienza

La particolare composizione chimica del Blu Egizio fa sì che le sue molecole, esposte alla luce visibile, diventino fluorescenti. Una scoperta fatta nel 2006 che si è rivelata molto utile. La particolare proprietà è utilizzata in nella ricerca biomedica, come luce di contrasto, ad esempio per la marcatura degli anticorpi. Ma oltre a essere fluorescente, è anche sensibile all’infrarosso potendo rivelare processi biochimici che sfuggono alla normale microscopia, rendendoli evidenti.

Sfoglia il reportage sulla blu Chefchaouen

 

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